Recensione di Mirella Facchetti
Autore: Abby Geni
Traduttore: Aurelia Di Meo
Editore: Longanesi
Pagine: 312
Genere: Giallo
Anno di pubblicazione: 2018
SINOSSI
Attratta dal fascino della natura estrema delle isole Farallon, il remoto arcipelago al largo della costa californiana, Miranda decide di trascorrervi un anno intero per immortalare il paesaggio e gli animali che lo popolano. Miranda è infatti una fotografa naturalista che ama girare il mondo spinta anche da una costante inquietudine, originata da una ferita nel suo passato. Quando sbarca su una delle isole, riceve un’accoglienza molto fredda da parte dei pochissimi abitanti, un gruppo di biologi impegnati nello studio della fauna locale. Circondati dalle forze che agiscono incontrastate su un luogo dimenticato dalla civiltà, i ricercatori sembrano quasi essersi adattati a quella vita, assorbendone la violenza e l’asprezza. Finché un giorno Miranda rimane vittima di una brutale aggressione da parte di uno dei ricercatori, che poco dopo verrà ritrovato morto. Apparentemente per un incidente. Ancora sotto shock, Miranda si convince che l’isola, con la sua forza incontaminata, abbia fatto giustizia, che l’abbia vendicata. Cercherà quindi di pacificarsi con il suo passato e con quello che ha subito. Ma quando il sangue tornerà a scorrere sulle Farallon, nessuno potrà più dirsi al di sopra di ogni sospetto.
RECENSIONE
“Ogni volta che ricordiamo qualcosa, lo cambiamo. Il cervello funziona così. Immagino i miei ricordi come le stanze di una casa; non appena ci entro, modifico qualcosa: lascio tracce di fango sul pavimento, sposto i mobili, sollevo batuffoli di polvere…”.
Il romanzo d’esordio della statunitense Geni è un libro molto particolare, quasi una commistione di generi: giallo, gotico, resoconto naturalistico, analisi psicologica. È il racconto di un viaggio nelle isole Farallon, isole inospitali, cupe, dove l’uomo è chiamato a osservare senza intervenire, senza intralciare la natura, che lì domina ancora sovrana.
Ed è proprio da questo posto duro e selvaggio che Miranda, fotografa naturalista, si sente inspiegabilmente attratta; è qui che, dopo un inizio difficile, inizia a sentirsi a casa, sensazione per lei, da tempo, ormai sconosciuta. Ma in questo luogo aspro e dominato da leggi primordiali dovrà fare i conti con eventi traumatici, eventi che la segneranno nel profondo, ma che le doneranno anche un appiglio per andare oltre i suoi blocchi interiori.
Ho trovato molto belle le riflessioni che ci regala la scrittrice a proposito dei ricordi e del legame tra gli stessi e la fotografia. Ed è molto interessante anche il richiamo alla storia delle isole Farallon e ai primi guardiani della luce (poi divenuti guardiani del faro).
“Ricordare significa riscrivere. Fotografare significa sostituire. Penso che gli unici ricordi affidabili siano quelli dimenticati. Sono la camera oscura della mente: intonsi, intatti, incontaminati”.
Se siete alla ricerca di un giallo che vi trascini pagina dopo pagina alla scoperta del colpevole, questo romanzo non fa per voi: al centro non c’è la ricerca dell’assassino, non ci sono le indagini, ma l’isola. È lei, nel bene e nel male, la protagonista del romanzo, lei con la sua natura brutale, feroce e anche assassina.
Se cercate, invece, un libro che presenta molte sfumature e che (inevitabilmente, dati gli argomenti che tratta), vi porta a riflettere sulla natura umana, sui suoi limiti ed errori, vi consiglio caldamente la lettura di questo romanzo.
Abby Geni
Abby Geni è una scrittrice statunitense. Ha studiato alla Oberlin e all’università dell’Iowa. Grazie ai suoi scritti si è aggiudicata il Glimmer Train Fiction Open e il Barnes & Noble Discover Great New Writers 2016. L’isola del faro (Longanesi, 2018) è il suo romanzo d’esordio.