Recensione di Nunzia Esposito
Autore: Johanna Holmström
Traduzione: V. Gorla
Editore: Neri Pozza
Genere: Narrativa
Pagine: 363
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Finlandia, 1891. Una notte, ai primi di ottobre, una barchetta scivola sull’acqua nera del fiumeAura. A bordo, Kristina, una giovane contadina, rema controcorrente per riportare a casa i suoi due bambini raggomitolati sul fondo dell’imbarcazione. Le mani dolenti e le labbra imperlate di sudore, rientra a casa stanchissima e si addormenta in fretta. Solo il giorno dopo arriva, terribile e impietosa, la consapevolezza del crimine commesso: durante il tragitto ha calato nell’acqua densa e scura i suoi due piccoli, come fossero zavorra di cui liberarsi. La giovane donna viene mandata suun’isoletta al limite estremo dell’arcipelago, dove si erge un edificio, un blocco in stile liberty con lo steccato che corre tutt’attorno e gli spessi muri di pietra che trasudano freddo. E Själö, un manicomio per donne ritenute incurabili. Un luogo di reclusione da cui in poche se ne vanno, dopoesservi entrate. Dopo quarant’anni l’edificio è ancora lì ad accogliere altre donne «incurabili»: Martha, Karin, Gretel e Olga. Sfilano davanti agli occhi di Sigrid, l’infermiera, la «nuova». I capellicadono intorno ai piedi in lunghi festoni e poi vengono spazzati via, si apre la cartella clinica dellapaziente, ma non c’è alcuna cura, solo la custodia. Un giorno arriva Elli, una giovane donna che, con la sua imprevedibilità, porta scompiglio tra le mura di Själö. Nella casa di correzione dove era stata rinchiusa in seguito alla condanna per furti ripetuti, vagabondaggio, offesa al pudore, violenza, rapina, minacce e possesso di arma da taglio, aveva aggredito le altre detenute senza preavviso. Mordeva, hanno detto, e graffiava. L’infermiera Sigrid diventa il legame tra Kristina ed Elli, tra ilvecchio e il nuovo. Ma, fuori dalle mura di Själö la guerra infuria in Europa e presto toccherà le coste dell’isola di Àbo.
Recensione
Se Kristina sapesse di Karin che a sua volta si interroga e un po’ si può dire che studi Elli… Convivono nello stesso luogo, Elli e Kristina, eppure una di loro né è completamente all’oscuro. E se Elli sapesse per quale motivo (ammesso che ci sia un reale motivo) Kristina si fermi a fissarla, forse il bandolo della matassa si saprebbe almeno dove iniziare a cercarlo.
Tutto questo sembra non avere una logica, eppure in fondo ce l’ha.
Sera. Buio. Avete lavorato tutto il giorno in una fattoria. E’ un lavoro faticoso, ma in fondo vi piace. Fa freddo, molto freddo. Quel freddo finlandese che non lascia scampo. Siete affamate, infreddolite. Con amore sistemate due fagottini avvolti nelle coperte e appisolati sul fondo di una piccola barca a remi. Solo voi e i piccoli che portate con voi, profondamente addormentati. Immaginate il tepore di casa, la zuppa calda, i piedi vicino al fuoco. Vi sistemate per bene, afferrate i remi e iniziate con tutta la forza che vi resta a remare. Al Buio. Controcorrente.
Metafora. La prima scena di questo romanzo non è che la metafora di ciò che una donna alla fine del ‘900 e tutt’oggi fa. Pur di affermarsi. Che l’affermazione significhi portare avanti una famiglia anche se il padre dei suoi figli è lontano; che significhi dover affermare la propria libertà al di fuori delle leggi che impongono un matrimonio e un decoro; che significhi dover affermare la propria sessualità, ogni donna in questo romanzo (e mondo) è una guerriera. Ma ogni donna è sola.
Sola è la donna lasciata a dover affermare contro gli uomini e, paradossalmente contro altre donne la propria idea di vita. La propria forza. Donne indistruttibili che infine abbattute, cedono. Cedono per un attimo che gli costa una vita intera e non solo la loro. Si accartocciano su se stesse, e come con le candele la loro luce affievolisce e infine tremolando si spegne. Vittime di quelle stesse azioni che il mondo che le ha lasciate sole le ha spinte a commettere.
L’ isola accoglie tante donne. Nel 1900 il concetto di follia era ben più vasto del nostro. Ciò che più stupisce è che il coro di molteplici voci femminili all’interno del romanzo siano dominate da poche voci maschili indirette e solo una voce maschile diretta. Giudici e al contempo sentenza di condanna per molte di loro.
Molto più significativo di un semplice romanzo.
Metafora del mondo com’era. E com’è.
Johanna Holmström
Johanna Holmström : è una scrittrice Finnoc- Svedese di 37 anni. Dalla sua prima raccolta di racconti brevi uscita nel 2003, il racconto “Locked up” è stato candidato al premio svedese per il “Radio- short story” nel 2004. Del 2005 l’altra raccolta di racconti brevi “Twosomeness”Nel 2009 vince il premio letterario svedese “Dagbladet” per la sua terza raccolta di racconti “Camera Obscura” una serie di racconti collegati incentrati su un giovane eco-terrorista di Helsinki. La sua ultima opera è “L’ isola delle anime” in Italia edito da Neri Pozza.