Lo hijab mancante




LO HIJAB

MANCANTE

Roberto Pegorini


DETTAGLI:

Editore: Todaro

Genere: Noir

Pagine: 320

Anno edizione: 2024

Sinossi. Due ragazzi che si amano, due famiglie che si oppongono. Una storia già sentita. In questo caso però uno dei due amanti viene incolpato dell’omicidio dell’altra: Umut, giovane pachistano, è il principale sospettato dell’uccisione di Jessenia, diciassettenne afghana. Il ragazzo fugge e si nasconde, l’ispettore Valerio Giusti conduce le indagini, ma fatica a credere alla colpevolezza di Umut, che ha avuto l’occasione di conoscere frequentando il ristorante dello zio. L’inchiesta procede tra mille difficoltà, con le famiglie che non collaborano e proseguono nella loro faida, un gruppo di estrema destra milanese che sembra avere a che fare con l’aggressione alla vittima, e uno hijab, il velo islamico, mancante.

 Recensione di Daniele Cambiaso

La parola araba “hijab” comunemente indica il velo islamico femminile, in particolare quello che adempie alle norme minime di velatura delle donne previste dalle leggi islamiche; la sua radice, però, ha una valenza semantica più ampia, indica qualunque barriera posta davanti a un essere vivente o a un oggetto, assumendo il valore di “cortina” e di “schermo”. “Ostacolo”, in definitiva.

Gli ostacoli, in questo nuovo, riuscitissimo romanzo di Roberto Pegorini, non mancano: ostacoli alla convivenza civile, alla giustizia, alla vita stessa e all’amore, che della vita è forse l’espressione più alta.
Non solo lo hijab è l’elemento cardine di un’inchiesta dalle forti tinte noir, ma rappresenta anche il simbolo evidente dei temi portanti del romanzo, trattati con grande sensibilità ed efficacia.

Si parla infatti di amori tragici, di femminicidio, di stalking, di integrazione e razzismo, con una trama che guarda a Shakespeare, ma poggia le sue solide fondamenta nelle ombre più cupe della contemporaneità.

L’amore di Umut e Jessenia – lui pachistano, lei afghana – è un amore tenero, palpitante di speranza verso un domani da costruire e condividere, nonostante sia un sentimento contrastato, reso drammaticamente impervio da faide familiari e odi etnici.
Quando Jessenia viene assassinata, è proprio Umut a rinvenire il suo cadavere e comprende di essere il potenziale capro espiatorio di una storia più grande di lui.

Disperazione e desiderio di giustizia animano la sua fuga e l’autore è bravissimo a farci immedesimare nella sua sofferenza lancinante, che contrappunta il procedere dell’inchiesta, affidata all’ispettore Giusti, abile a intuire quanto la vicenda sia ben più complessa e stratificata di come appare. 

“Cercavi giustizia, trovasti la legge”,

canta De Gregori, quasi a sancire giustapposizione tra i termini, però Valerio Giusti incarna la figura dell’investigatore votato alla ricerca della verità, senza sconti e accomodamenti, con un carattere a tratti spigoloso, ma permeato di una sofferta umanità, che lo porta a operare scelte rischiose e a esporsi in prima persona. 

Con lui si muove una squadra delineata con tratti incisivi, per cui diventiamo partecipi delle dinamiche emotive e delle traiettorie esistenziali di Melissa, David e Nerd Gates, che diventano “famiglia” non solo per Giusti, cavaliere suo malgrado solitario, ma anche per noi lettori, irretiti anche dallo stile lucido e incalzante della narrazione. 

Pure i personaggi secondari e gli antagonisti risultano credibili e intensi. Tutti sono lo specchio della realtà frammentata e complessa che ci circonda: dallo spietato killer Mamba al gruppetto di teppistelli fascisti, buoni per ogni lavoro di bassa manovalanza, fino alla figura disperata di Irene, vittima di un compagno violento, per non parlare dei parenti dei due giovani protagonisti.

Spicca in particolar modo Nida, la madre di Jessenia, lacerata dallo strazio della perdita della figlia e divisa tra  il desiderio di ottenere vera giustizia e gli obblighi imposti dai vincoli familiari e dal suo credo religioso.

Come nei suoi precedenti romanzi, e secondo i dettami del miglior noir mediterraneo, Roberto Pegorini coniuga magistralmente l’intrattenimento con l’analisi sociale e la denuncia, offrendoci molteplici stimoli per riflettere sulla società e sui suoi mali. In questo modo, un po’ come è solito fare il suo Giusti durante i briefing con la squadra, ci passa la palla, una palla che scotta, e chiede anche a noi di aprire gli occhi, comprendere, scegliere ed eventualmente non avere paura di agire. 

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Roberto Pegorini


Milanese, classe 1969, vive a Casazza, un piccolo paesino della bergamasca, sul lago di Endine. Giornalista e scrittore, ha pubblicato i romanzi “Vita a spicchi” (con prefazione di Gianmarco Pozzecco), “Cuore apolide” (prefazione di Cesare Cadeo), “La doppia tela del ragno”, “Nel fondo più profondo” (che formano una trilogia acquistabili sia singolarmente che in un cofanetto), “Almeno non questa notte”, “Lo hijab mancante”. Inoltre ha preso parte ad alcune antologie di racconti insieme ad altri colleghi. Da giugno 2020 a giugno 2023 ha curato la collana Cromo, per la casa editrice Caosfera. Nel 2023 “ ha ricevuto una menzione al Festival Giallo Garda per “Almeno non questa notte” e si è piazzato al quarto posto all’Undicesimo premio internazionale Città di Sarzana, sempre con questo romanzo.  Dall’estate 2021 collabora con la Libreria Covo della Ladra per il format YouTube “Una valigia di libri”.