LO SPETTACOLO
DEL MALE
Lucrezia Ercoli
DETTAGLI:
Editore: Ponte alle Grazie
Genere: Saggistica
Pagine: 192
Anno edizione: 2024
Sinossi. La violenza è dappertutto e noi siamo inevitabilmente attratti dalla sua rappresentazione. Di questo bisogno si sono occupate la letteratura, l’arte, la filosofia e la psicanalisi. Il cinema e le serie tv hanno riconfigurato i codici espressivi con cui ci viene raccontata la crudeltà umana: l’accostamento conturbante di musica classica e brutalità nelle memorabili sequenze di Arancia meccanica o la corsa frenetica per la sopravvivenza in Squid Game sono solo alcuni degli esempi attraverso cui la filosofa Lucrezia Ercoli analizza il complesso rapporto tra il male e il suo doppio, la sua immagine. Che cosa vediamo realmente quando assistiamo passivi al dolore altrui, alle raccapriccianti fotografie che ritraggono le vittime di serial killer come Jeffrey Dahmer? Volgere lo sguardo altrove potrebbe solo temporaneamente alleviare le nostre coscienze. Occorre, invece, riflettere sul nostro stato di ‘consumatori di malvagità’ per trasformare la nostra sete di violenza in una volontà di comprendere, di fare i conti con l’abisso che abita ognuno di noi. Come scrive l’autrice: «Il viaggio nella crudeltà umana non ci consente di sfuggire a noi stessi. […] È tempo di mettere a fuoco le contraddizioni che ci costituiscono, di confrontarci con la nostra ombra senza rimuoverla».
Recensione di Francesca Mogavero
Perché leggere una storia forte, guardare un film splatter dietro l’altro, assistere a una performance artistica estrema è tanto attraente e liberatorio?
Dai tempi in cui le Furie perseguitavano Oreste fino alle sessioni di gioco iperrealistiche di oggi (e chissà cosa riserverà il futuro), Fratello Male e Sorella Violenza non hanno cessato di provocare nei comuni mortali un brivido di piacere colpevole.
Sangue finto ed effetti speciali che sospendono l’incredulità e accendono le fantasie e le pulsioni più segrete, ma anche immagini e testimonianze reali filtrate dagli schermi che creano un’illusione di distanza e sedano l’empatia: che sia accaduto, stia accadendo in questo preciso istante o sia un copione studiato a tavolino per macinare audience e reazioni, la sostanza non cambia.
La paura e il raccapriccio, lo scandalo e il macabro, l’estremo e lo sbagliato piacciono, a patto di non sporcarsi direttamente e che a premere il grilletto, ad affondare la lama e maneggiare la materia oscura sia qualcun altro, a patto di infilarsi in panni scomodi giusto il tempo di un episodio, un altro capitolo, un post su Facebook. Compiuto il massacro virtuale, il linciaggio social, il giudizio a cuor leggero, il rogo che purifica, si può tornare alla vita domestica e addomesticata.
Il saggio di Lucrezia Ercoli, spaziando dalla filosofia al cinema, dalla tragedia classica alla cronaca nostrana, non consola e non assolve, ma offre uno specchio sincero e senza filtri, un calice amaro senza zollette di zucchero, eppure necessario quanto una medicina:
la ferocia è naturale, o, meglio, “umana, troppo umana”, tanto vale farci i conti.
Che non significa abbandonarsi agli istinti più brutali e incivili, ma spannare il vetro e cambiare lo sguardo, superando la comodità del Sublime – la bruttura è là fuori e non mi appartiene – e trovando il coraggio di dare un nome al proprio lato più ancestrale – siamo lupi che sbranano per puro sadismo.
Ma nominare significa conoscere, e conoscere comprendere, padroneggiare, tenere sotto controllo. Almeno in teoria.
Lo spettacolo del male è un saggio agile e allo stesso tempo denso, una netta presa di distanza da buonismi e ipocrisie, un’immersione di testa, a occhi spalancati, negli abissi che ci appartengono e ci definiscono dall’alba del mondo, al di là della tecnologia che avanza, dei mezzi che mutano, delle leggi scritte e ormai assorbite. Condivise e date per accettate. Sempre in teoria.
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Lucrezia Ercoli
nata a Macerata, è docente di Storia dello spettacolo all’Accademia di belle arti di Bologna. Dal 2011è ideatrice e direttrice artistica del festival di filosofia del contemporaneo ‘Popsophia’, che coniuga la riflessione filosofica con i fenomeni pop della cultura di massa. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Filosofia e Teoria delle scienze umane presso l’Università degli studi di Roma Tre, dove ha collaborato con le cattedre di Estetica musicale e Filosofia morale. Fra le sue ultime pubblicazioni: Chiara Ferragni. Filosofia di una influencer, il Melangolo, 2020.
A cura di Francesca Mogavero