Recensione di Loredana Cescutti
Autore: Melanie Raabe
Traduzione: Leonella Basiglini
Editore: Corbaccio
Genere: Thriller psicologico
Pagine: 311 p., R
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. «L’11 febbraio ucciderai al Prater un uomo di nome Arthur Grimm. Di tua spontanea volontà. E con ottime ragioni.»
Con questo oscuro messaggio sibilato in una strada di Vienna da una vecchia mendicante, la giovane giornalista Norah si ritrova catapultata indietro nel tempo. Perché proprio un 11 febbraio di tanti anni prima, quando ancora viveva a Berlino, era successa una cosa orribile che aveva segnato per sempre la sua vita. Detto questo, le parole della mendicante sono solo un macabro scherzo che non ha a che fare con lei, visto che fra l’altro non conosce nessun Arthur Grimm. Ma improvvisamente a Nora sorge un sospetto atroce: davvero non conosce nessun Grimm? Cosa è successo veramente nella notte peggiore di tutta la sua vita? E perché, adesso, Norah arriva perfino a temere per la sua incolumità? L’ombra è il terzo psico thriller di un’autrice in costante ascesa, da mesi in classifica in Germania e venduto in tutto il mondo. Melanie Raabe costruisce con eccezionale maestria una trappola mortale che pagina dopo pagina imprigiona la protagonista e inchioda il lettore al libro fino alla fine.
“… guardò le fiamme avvolgere la carta. Là dentro c’era una maledizione. C’era la sua colpa, c’era il suo dolore. C’era una lettera. C’era carta che bruciava. E poi cenere. E poi niente più.”
Recensione
Un’ombra sul presente. Un’ombra sul passato. E ancora peggio, un’ombra sul futuro.
Sì, perché quando non riesci a chiudere e soprattutto se non sei in grado di mettere un punto su ciò che ti ha cambiato la vita in modo così drammaticamente reale, allora per il tuo futuro potrebbe prospettarsi solo il buio più profondo.
La vita di Norah negli ultimi diciotto anni si è plasmata sulla base della sua esperienza passata. Si è insinuata in lei, ha preso il sopravvento sulla Norah donna e professionista affermata e, l’ha in qualche modo manipolata a suo piacimento e diciamolo, lei l’ha lasciata fare senza opporsi. Meglio così, ha pensato, piuttosto che dover affrontare la lucida realtà, l’accettazione di qualcosa di profondamente inaccettabile da tanti anni a questa parte.
Ad un certo punto però decide di dare un taglio al passato colmo del ricordo più doloroso e al suo presente, così poco soddisfacente sul lato umano, o almeno è quello che pensa lei nella sua visione distorta della realtà. Modificare vita, cambiare città e ricominciare partendo da un nuovo appartamento e da un lavoro che lei sa fare molto bene, la giornalista, in una nuova redazione.
Le premesse per riuscire a raggiungere un’esistenza più appagata e serena ci sono tutte, almeno fino a che non vi sarà l’incontro con una mendicante che le chiederà di fare qualcosa di assolutamente impensabile, riuscendo allo stesso tempo a destare la sua attenzione, dato che l’11 febbraio per lei ha un profondo significato.
Da qui in poi una serie di eventi di portata più o meno significativi inizieranno ad accadere e, la percezione che vi sia qualcosa di stonato mi ha perseguitata durante tutto il libro.
Sì, perché la lettura “puzza” d’imbroglio (scusate l’espressione così poco elegante) per il lettore che mano a mano che prosegue avventurandosi nella vicenda, facendosi strada fra i meandri di questa intricata trama, si ritroverà a chiedere sempre più frequentemente: “Ma cosa mi stanno nascondendo, e soprattutto chi lo sta facendo?” Sarà un tutt’uno la fusione fra la voce di Norah e quella dell’autrice che, fino all’ultima parola del romanzo sono riuscite a spiazzarmi costringendo la mia attenzione altrove mentre invece, avrei dovuto focalizzarla su altro.
Con un abile gioco di magia, mi hanno disorientata, spaventata, allarmata, resa tesa e ansiosa, ma anche dipendente da questo incastro mozzafiato che mi ha fatto palpitare fino alla sua conclusione.
Ho trovato la scrittura schietta, diretta, chiara ed estremamente coinvolgente. Le descrizioni mi sono apparse dettagliate e ogni parola, mi è sembrata come una restituzione reale di ciò che Norah vedeva, assaporava e godeva attraverso i suoi occhi e le sue emozioni.
Ad un certo punto la lettura è diventata claustrofobica come le angosce rinchiuse nella testa della protagonista, proprio perché in qualsiasi direzione provavo a orientarmi, di una via d’uscita non c’era neanche l’ombra ma nonostante tutto, non volevo abbandonare la nave sul più bello perché aveva un che di magnetico e affascinante. Voi non potete immaginare quante supposizioni e congetture ho fatto mentre lo stavo leggendo, convinta che forte della mia esperienza come lettrice di thriller, questo non mi avrebbe restituito nulla di diverso rispetto a tanti altri libri letti nel passato.
Invece ho dovuto ricredermi e alla grande. Mai e poi mai avrei potuto capire in anticipo ciò che poi è stato svelato nelle pagine finali e all’autrice, riconosco proprio il fatto di avermi tenuta sulle spine, con la voglia assoluta di arrivare in fondo, consapevole che forse il finale avrebbe potuto risultarmi scomodo o comunque, non in linea con le mie fantasie.
Sì, perché quando tu inizi a fare un tuo film mentale degli eventi perché qualcuno ti induce a farlo, sfruttando l’elemento curiosità, che è insito di ognuno di noi, da quello alla “manipolazione” il passo è breve. Oh sì, voi non sapete quanto!
Questo è sicuramente un libro da affrontare di petto che vi lascerà spiazzati, senza fiato ma assolutamente soddisfatti.
Buona lettura!
Melanie Raabe
è nata a Jena nel 1981, è cresciuta in un paesino di quattrocento anime della Turingia, ha trascorso l’adolescenza giocando a calcio e arrampicandosi sugli alberi in una cittadina della Vestfalia settentrionale e ha studiato Scienze della comunicazione e Letterature comparate a Bochum. Ha lavorato come giornalista e scritto testi teatrali e racconti. L’ombra è il suo terzo romanzo dopo La trappola (2015) e La verità (2017).
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