Il primo caso
del tenente Ludivine Vancker
Autore: Maxime Chattam
Traduttore: Giovanni Zucca
Editore: Salani
Genere: Thriller
Pagine: 528
Anno edizione: 2024
Sinossi. Scrittore di culto in Francia, con milioni di copie vendute, profondo conoscitore della psicologia criminale e delle tecniche di indagine poliziesca, Maxime Chattam è implacabile nel raccontare la bestialità primordiale che muove l’essere umano, ‘quel formidabile animale evoluto che domina il pianeta con la violenza.
Cosa può esserci di più spaventoso di un serial killer a piede libero? Due serial killer che uccidono contemporaneamente. Ma se fossero tre, o addirittura di più, come si potrebbe arginare la loro forza distruttrice? Il primo è chiamato la Bestia, perché sui corpi delle vittime lascia dei morsi enormi che non sembrano quelli di un uomo e neppure di un animale. Il secondo viene soprannominato il Fantasma, perché non lascia mai tracce. Uccidono in modi diversi, in zone diverse, ma entrambi firmano i loro delitti con lo stesso simbolo: un asterisco seguito da una e. Cosa significa? I due si conoscono? E cosa li spinge a commettere gli omicidi più terrificanti che la Francia abbia mai visto? Un giorno, in una stazione ferroviaria di provincia, un ragazzo dipinge lo stesso simbolo su una parete. Pochi istanti dopo, uccide alcuni passanti spingendoli sotto un treno in transito, prima di togliersi la vita. L’enigma diventa sempre più inesplicabile. Quando Ludivine Vancker e Alexis Timée, della Sezione Ricerche della Gendarmeria di Parigi, si rendono conto che loro indagini sono a un punto morto, decidono di chiedere aiuto al noto criminologo Richard Mikelis: l’unico capace non soltanto di dare la caccia agli assassini, ma di pensare come Loro. Perché lui è come Loro, un predatore di predatori.
Recensione di Loredana Cescutti
“Eppure, ce n’era bisogno, di persone come lui… Esseri ai confini della luce, loro stessi al limite, capaci di scrutare e comprendere le ombre. Esseri tenuti nella luce da qualcosa di infinitesimale, da una forza che andava oltre loro stessi, la forza di un nucleo solido, di un’unità plurima.”
Il ritmo di questo romanzo è da subito alto, l’atmosfera molto noir, e l’intensità ti strappa ogni fibra possibile.
Lo leggi perché non riesci a smettere, lo temi, lo fuggi, ma poi lo riprendi.
Tanto sai che ti stravolgerà e che non riuscirai a dire no.
A dire basta.
Perché il male è contagioso.
È questo il punto.
“… questo lavoro ti divora da dentro. Perché per capire la violenza devi lasciare che ti entri dentro, e la violenza si diffonde lentamente, contamina tutto il tuo modo di pensare, colora i tuoi sentimenti, dà una tinta alle tue fantasie, è veleno puro…”
Il richiamo, fin dalle prime righe, seppur malato, è talmente ipnotico da attirarti a sé come il canto di una Sirena, naturalmente un po’ più ammaliante e disturbante.
Questo libro è di per sé un predatore, come quelli di cui racconta, come quelli che si cercheranno durante tutto il romanzo, come quel tarlo che ti si è già insinuato nel cervello.
Senza che tu sia riuscito nemmeno ad accorgertene.
È stato sufficiente aprire il romanzo.
Immergersi in queste pagine richiederà coraggio, richiederà determinazione ma, anche autodisciplina e autocontrollo.
“A forza di costeggiare la violenza, prima o poi finivi sommerso.”
Perché da quando ci entri, rischierai di farti assorbire da quella patina malata e pazza che Chattam è riuscito a trasmettere in modo assolutamente vivido, reale.
Ogni riga ti stravolge e ogni pagina si trasformerà in un incubo.
La lettura diventerà una corsa al contrario per scappare dalla voragine che avvertirai sotto i piedi e che cercherà di risucchiarti nella sua profondità, per non farti poi riemergere più.
“… cosa stiamo braccando, per la precisione?… Ciò che c’è dentro ciascuno di noi fin dall’alba dei tempi, e che ci ha permesso di arrivare dove l’umanità è adesso. Una cosa che la civiltà ci ha insegnato a controllare, per poi col tempo metterla a tacere. Fino a dimenticarla, nel profondo di noi… La bestialità primordiale… La nostra anima di predatori.”
Durante tutta la lettura ho avuto la percezione di esserci anche io all’interno del romanzo, tanta era la tensione e il coinvolgimento che avvertivo.
La scrittura è sciolta, avvincente, magnetica ed estremamente oscura come l’anima dei suoi personaggi, che appaiono talmente ben costruiti e caratterizzati da arrivare a risultare reali.
“La firma di un assassino è ciò che più lo contraddistingue… Sì, la firma è la parte immutabile del crimine, è l’incarnazione materiale del suo bisogno di uccidere, è radicata nei meandri dei suoi fantasmi di morte. Se uccide, non può fare a meno di lasciare una firma.”
La penna imbroglia, l’autore distrae e gioca con il lettore a tal punto che, giunti quasi a metà, quando le cose iniziano a ingranare, basterà un colpo a sorpresa, e tutto cambierà di nuovo.
Se amate suspense, indagini al limite e profiling questo romanzo non potete perdervelo.
Se poi siete schiavi di libri noir e thriller scritti in modo coinvolgente dalla prima all’ultima pagina, allora vi dico: “Muovetevi!”
“Nessuno poteva esplorare l’abisso della psiche omicida senza subirne le conseguenze…nessun essere umano è totalmente al riparo dall’oscurità. Non può esserci luce, senza oscurità.”
Buona lettura!
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Maxime Chattam
Maxime Chattam, conosciuto anche come Maxime Williams (entrambi pseudonimi di Maxime Guy Sylvain Drouot) scrive romanzi thriller e polizieschi; consapevole del tipo di conoscenza necessario per scrivere questo genere di libri Chattam ha studiato per un anno criminologia all’università di Sant Denis dove ha imparato le basi della psicologia criminale, delle scienze forensi e della medicina legale.