Lunedì m’innamoro




 LUNEDÌ M’INNAMORO

di Enrico Fovanna

Giunti 2023

Narrativa, pag.312

Sinossi. In una luminosa mattina di dicembre Giorgio, giornalista milanese dall’indole solitaria, riceve su Facebook una richiesta di contatto che lo lascia interdetto. Arriva da Febo, l’amico inseparabile della sua giovinezza, morto da quasi trent’anni in circostanze che nessuno ha mai chiarito fino in fondo. Confuso e turbato, Giorgio accetta l’invito e inizia a chattare con lo sconosciuto nel tentativo di smascherarlo. Gli rivolge domande cui solo Febo potrebbe rispondere e non ci sono dubbi: di chiunque si tratti, sembra molto ben informato. È uno scherzo di cattivo gusto? Una trappola legata al suo lavoro? Oppure, ma è un’ipotesi del tutto folle, Febo non è mai morto? Per sciogliere l’enigma Giorgio si butta anima e corpo in un’indagine che lo conduce a ripercorrere la loro indelebile amicizia, fin dagli albori. Siamo a Pavia, nei primi anni Ottanta, fra i corridoi del collegio Fraccaro. Febo è brillante, carismatico, colto, tormentato. Ascolta la musica giusta, è uno spietato seduttore. Giorgio invece è un rustico e introverso figlio delle montagne, maldestro con le ragazze, legato alle sue radici ma in perenne fuga da sé stesso. Condivideranno i giorni migliori della loro vita: le notti che sembrano eterne e gli amori che durano un attimo, le canzoni che non si scordano e le disquisizioni su Dio, la libertà conquistata e subito persa nell’eroina. Si scopriranno così diversi da essere identici: nei sogni, nell’idea che tutto può ricominciare, nel nascondere al mondo le fragilità del proprio cuore. Nell’avere amato la stessa donna, senza esserselo mai detti. Una storia di fratellanza che si legge d’un fiato, una struggente ode al tempo che scorre ma sa custodire i beni più preziosi. E un mistero che si dipana fino a un colpo di scena sorprendente.


Recensione di Giulia Manna

Un romanzo autentico e tosto.

Chi ha vissuto la fine degli anni ottanta si troverà sicuramente a pensare ad un amico come Febo. Di Febo ce ne sono stati tanti in quegli anni e purtroppo ce ne sono ancora oggi. 

Giovani capaci, sensibili ma troppo fragili. Come dice lo stesso autore una storia sul potenziale delle influenze e delle contaminazioni, sulla vanità della purezza, intesa come ideale di vita. 

Quando ho letto la trama, lì per lì, mi sono sentita un po’ offesa. Si, perché Giorgio si ritrova dei messaggi su Facebook da un amico ormai morto da anni. Quasi trenta per la precisione e la persona dietro la chat sembra essere proprio Febo.
Quando qualcuno muore è sempre difficile accettarlo e la speranza che sia tutto un brutto scherzo è un pensiero costante anche quando purtroppo, non ci sono possibilità. Siamo fragili e vulnerabili di fronte alla morte delle persone care. Ecco, perché la trama mi ha piccata parecchio. 

Poi ho continuato la lettura per capire dove voleva andare a parare e c’è voluto, ma alla fine ho capito. C’è del buono in questo libro. Si rivela toccante e profondo.

Forse sono vecchiotta io, ma leggendolo mi sembrava di sentire in sottofondo la celebre canzone “Se tornerai” degli 883.

Buona lettura. 

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Enrico Fovanna


Enrico Fovanna è nato il 23 aprile 1961. Esordisce nel 1996 con il romanzo Il pesce elettrico, giallo ambientato in Turchia, con il quale si aggiudica il Premio Stresa. Dal 1989 è giornalista del quotidiano Il Giorno di Milano, dove dal 2003 è responsabile della pagina delle Buone Notizie.