Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Corrado De Rosa
Editore: Rizzoli
Collana: Nero Rizzoli
Pagine: 275
Genere: Noir
Anno di pubblicazione: 2018
Da un po’ di tempo, Antonio Costanza ha preso la vita contromano: non per scelta e nemmeno per ostinazione. A quarant’anni, è vittima di un’indolenza che niente riesce a scalfire, neppure i brutali omicidi di due prostitute. Non sarebbe troppo grave se Antonio fosse solo Antonio. Invece è anche il dottor Costanza, psichiatra e consulente del Tribunale per i crimini violenti. Uno che se la vede con disadattati cronici, finti pazzi e bastardi veri. Così, quando l’ombra di un serial killer si allunga su Salerno, città sospesa tra vecchi sapori di provincia e vanità da metropoli sul mare, Antonio fa l’impossibile per non essere coinvolto. Vagamente sociopatico e teneramente narcisista, se ne resta ripiegato in un guscio di piccole fobie, appresso alle scelte dell’ex compagna e a un rapporto complicato con il figlio. La sveglia però sta suonando, tanto più che di mezzo ci si mette una giornalista dal sorriso favoloso. Il sonno della svogliatezza è finito e al dottor Costanza toccherà sondare la mente omicida di uomini che odiano le donne, trascinato in un caso in cui la Legge sembra incapace di fare giustizia.
RECENSIONE
(…) ci vuole più umanità per essere felice delle gioie altrui che per immedesimarsi nelle sofferenze.
Come ci sta bene Corrado De Rosa tra Diego De Silva e Maurizio De Giovanni.
Non per il De in comune, anche se fa pendant, ma soprattutto non perché ne sia emulatore o copia più o meno conforme. Corrado De Rosa, con la sua cifra originale e già molto ben definita, sta agli altri due per l’attenzione, quella sì condivisa, a calare i personaggi in una dimensione che sia davvero reale, quotidiana, a dare voce a uomini che hanno la loro forza nelle fragilità e nelle contraddizioni, che sono mille, universali e al contempo diverse per ognuno. E nei quali il disincanto sarà sempre vinto dall’ironia.
“Hai i lineamenti irregolari, le gambe tozze e non sei nemmeno alto. Però se uno ti sente parlare, si diverte. E non si capisce se sei uno stronzo finto buono o un finto buono stronzo.”
Partendo da queste premesse, facciamo la conoscenza del protagonista, il dottor Antonio Costanza, psichiatra e consulente del Tribunale per i crimini violenti.
Antonio Costanza, la vita, negli ultimi tempi, l’aveva presa contromano: non per scelta e senza ostinazione. Era avvolto da una ragnatela e piano piano si era accorto che, dentro quella ragnatela, ci stava comodo.
Separato, un figlio, si lascia “apparentemente” vivere dividendo l’appartamento con il padre Vittorio, si lascia “apparentemente” trascinare dagli amici tra feste e aperitivi attraverso la sinuosa movida salernitana, cerca i margini, gli angoli ciechi, le tappezzerie, più che il centro del palcoscenico e la ribalta dell’esistenza. Parla molto con se stesso, osserva, cataloga, mascherando da indolenza il senso di estraneità, il sentirsi fuori sincrono rispetto al circostante.
Antonio era nel mondo virtuale per restare al passo, ma si sentiva frastornato dagli opinionisti radicali. I peggiori erano quelli convinti che il mondo non avrebbe potuto fare a meno di un loro parere, meglio se indignato, su qualsiasi tema.
Chi è L’uomo che dorme? Antonio Costanza stesso, o l’assassino che ha tolto la vita a due anziane prostitute con violenza e spregio di dignità?
Un poco lo sono entrambi, uomini che dormono, ma la salvezza, per Antonio, è che per quanto provi a sopire, narcotizzandoli, sentimenti, responsabilità, impegni, la vita irrompe e lui piano piano sempre più, si sente vivo…
Vivo nel rapporto col figlio Luca, dove cresce la sintonia e scema il peso della responsabilità dovuta alla paura di rappresentare per lui un punto di riferimento zoppo.
Vivo nell’incontro con la giornalista Laura Santamaria
Era un miscuglio di cazzimma e tenerezza. Sembrava la compagna di scuola delle medie, quella che ti fa venire voglia di tirarle le trecce, ma che in fondo un po’ ti piace
dalla quale sfugge, ma verso la quale, suo malgrado, sa già di voler tornare.
Vivo nel conoscere l’umanissimo ispettore Andrea Cantillo, che incontra proprio verso la fine del romanzo, aprendo a scenari futuri di collaborazione professionale e (forse) non solo.
In questo contesto si inseriscono gli amici di una vita, quelle amicizie “maschie”, dove un abbraccio pare troppo, ma le braccia a sostenersi ci sono sempre, salde, e Salerno, città sospesa tra vecchi sapori di provincia e vanità da metropoli sul mare, bella come questa città sa essere, più che sapere di essere.
Fin qui siamo nella dimensione del romanzo, ma l’autore non ci fa certo dimenticare che (anche) di noir si tratta.
E che noir. Impeccabile, asciutto, affilato, tagliente.
De Rosa, psichiatra e consulente giudiziario, oltre che essere autore, presta ai lettori i suoi occhi e la sua esperienza, consentendo l’accesso al risvolto giallo attraverso un punto di osservazione differente, nuovo, che spinge a porsi delle domande e mette a nudo meccanismi più o meno consci che ognuno di noi attua.
E, particolarmente, invita ad accettare che, talvolta, non ci siano spiegazioni funamboliche a giustificare il male, e soprattutto invita a non “vergognarsi” di avere un po’ paura, di questa (a)normalità.
Benvenuto, dottor Antonio Costanza, personaggio di cui già si parla molto e che non vediamo l’ora di ascoltare e seguire, ancora. Bravissimo davvero Corrado De Rosa. Qui si gioca in serie A. Alla prossima.
Corrado De Rosa
Corrado De Rosa (1975) è uno psichiatra, autore di numerosi saggi scientifici e divulgativi sull’uso della follia nei processi di mafia e terrorismo. Per conto dell’autorità giudiziaria si è occupato di camorra, infiltrazioni mafiose al Nord ed eversione nera. L’uomo che dorme (Rizzoli, 2018) è il suo primo romanzo. Tra i suoi saggi ricordiamo I medici della camorra (Castelvecchi, 2010), Mafia da legare. Pazzi sanguinari, matti per convenienza, finte perizie, vere malattie: come Cosa Nostra usa la follia (Sperling & Kupfer, 2013), La mente nera. Un cattivo maestro e i misteri d’Italia: lo strano caso di Aldo Semerari (Sperling & Kupfer, 2014).
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