MARCO NIRO
Editore: Les Flâneurs Edizioni
Genere: Narrativa
Pagine: 320
Anno edizione: 2025
Sinossi. Paleolitico. Una piccola banda di cacciatori-raccoglitori tenta di sopravvivere alle morse del gelo. Tra loro ci sono Artzai, un giovane emarginato per via della sua zoppia, e la sua fida amica Helena. Nel ventre di una grotta li attende una scoperta straordinaria, che lascerà un segno nei millenni a venire. Presente. Il clima si surriscalda, ma la maggioranza della popolazione se ne disinteressa, compresi molti studiosi. Solo due archeologi, Bruno e Glenda, riescono a “vedere oltre”. La loro tenacia li conduce a un’antica verità sepolta. Futuro. Nel villaggio di Gilanos, l’umanità sopravvive tra temperature sempre più estreme. La sacerdotessa Clizia guida la comunità in una disperata ricerca di risposte, mentre si domanda cosa sia rimasto dell’uomo e quale ruolo la natura gli riservi. Un’avventura che si estende per venti millenni, intrecciando passato, presente e futuro.
Recensione di Giusy Ranzini
Marco Niro ci offre con L’uomo che resta un’opera ambiziosa e profonda, che attraversa ventimila anni di storia umana. Il romanzo intreccia tre linee temporali apparentemente distanti ma legate da un filo conduttore potente: la lotta dell’uomo contro le avversità e il fragile equilibrio tra sopravvivenza e autodistruzione. L’autore ci invita a riflettere sulla nostra natura, sulla capacità di adattamento e sui limiti che non siamo mai riusciti a superare.
Tre epoche, tre protagonisti, una sola umanità
La struttura narrativa è divisa in tre storie principali, ambientate in epoche diverse: il Paleolitico, i giorni nostri e un futuro remoto. In ognuna di esse, i protagonisti affrontano sfide epocali legate al clima e all’ambiente, mostrando come il rapporto tra l’uomo e il pianeta sia una costante in tutta la nostra esistenza.
Paleolitico: la storia di Artzai
Nel cuore di un’era glaciale ostile, Artzai è un ragazzo emarginato a causa della sua zoppia, un difetto che lo rende un peso agli occhi della sua tribù di cacciatori-raccoglitori. Tuttavia, è proprio Artzai a compiere una scoperta straordinaria in una grotta misteriosa, un evento che trasforma la sua condizione di debolezza in un’opportunità per il futuro della sua banda. La narrazione di questa sezione è cruda e viscerale, ma trasmette anche un senso di meraviglia per le prime scintille di ingegno e consapevolezza umana.
Presente: Bruno e Glenda
Nel nostro tempo, il clima si surriscalda e l’umanità è al culmine di una crisi ambientale. Bruno e Glenda, due archeologi mossi da una passione instancabile, scavano nel passato per trovare una soluzione al presente. Questa parte del romanzo si presenta come una critica diretta alla nostra incapacità di affrontare il cambiamento climatico, ma al contempo trasuda speranza. La loro ricerca sottoterra è simbolica: scavare nel passato diventa un modo per illuminare il futuro.
Futuro: Clizia e il mondo torrido
La parte ambientata nel futuro è forse la più affascinante e immaginativa. In un mondo reso torrido dai cambiamenti climatici, gli abitanti di Gilanos hanno trovato un modo per adattarsi, ma vivono in un fragile equilibrio. Clizia, una giovane ragazza curiosa, esplora le rovine del “vecchio mondo”, scoprendo oggetti enigmatici e carichi di significato. Questa sezione mette in evidenza il tema della memoria: ciò che resta del passato può aiutarci a evitare errori fatali, ma solo se siamo disposti ad ascoltarlo.
Marco Niro riesce a tessere insieme queste tre narrazioni in modo impeccabile, creando un’opera coesa nonostante la complessità delle linee temporali. Il tema del cambiamento climatico, sempre più pressante nella nostra realtà, si riflette in ogni epoca, mostrando come l’uomo sia costantemente in lotta con le forze della natura e con se stesso.
La scrittura di Niro è evocativa e coinvolgente. Ogni epoca è resa viva da descrizioni dettagliate e da una ricerca storica e scientifica evidente. I dialoghi sono intensi e realistici, contribuendo a rendere i personaggi tridimensionali e umani.
L’uomo che resta è molto più di una semplice avventura. È una meditazione sulla resilienza, sulla capacità umana di creare e distruggere, e sull’importanza della memoria collettiva. La narrazione esplora il concetto di eredità: cosa lasciamo alle generazioni future? È un quesito che attraversa ogni pagina del romanzo, sfidando il lettore a riflettere sul proprio ruolo nella storia.
Marco Niro ci regala un romanzo straordinario che riesce a essere al contempo epico e intimo, una storia che attraversa millenni ma resta ancorata al cuore delle emozioni umane. L’uomo che resta è un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, un’esplorazione dell’anima dell’umanità e dei suoi limiti. Consigliato a chiunque ami la narrativa che unisce avventura, riflessione e una profonda consapevolezza del nostro posto nel mondo.
Un libro da leggere, rileggere e custodire.
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Marco Niro
Fondatore insieme a Mattia Maistri del collettivo di scrittura Tersite Rossi, Marco Niro(1978) è giornalista e scrittore. Laureato in Scienze della comunicazione, ha collaborato con varie testate giornalistiche e oggi, oltre a scrivere, si occupa di comunicazione ambientale. Ha all’attivo un saggio (“Verità e informazione. Critica del giornalismo contemporaneo”, Dedalo 2005), due libri per ragazzi (“L’avventura di Energino”, Erickson 2022; “Alice nel Paese delle Tavole Imbandite”, Erickson 2024) e, col collettivo Tersite Rossi, quattro romanzi (“È già sera, tutto è finito”, Pendragon 2010; “Sinistri”, e/o 2012; “I Signori della Cenere”, Pendragon 2016; “Gleba”, Pendragon 2019) e due raccolte di racconti(“Chroma. Storie degeneri”, Les Flâneurs 2022; “Pornocidio”, Mincione 2023). I suoi romanzi da “solista” sono “Il predatore” (Bottega Errante 2024) e “L’uomo che resta” (Les Flâneurs 2025).