Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Mirko Zilahy
Editore: Longanesi
Collana: La Gaja scienza
Anno edizione: 2021
Pagine: 384 p., Rilegato
Sinossi. Nel bosco dell’infanzia si nasconde il segreto più spaventoso. È lì che ci aspetta. Ed è lì che lo ritroveremo. Il professor John Glynn, scienziato di fama mondiale, è al lavoro su una speciale sonda geofonica, SismoTime, che ascoltando la voce del nostro pianeta – i movimenti nelle profondità della crosta terrestre – sarà in grado di prevedere ogni tipo di terremoto con grande anticipo salvando milioni di vite umane. Nel momento in cui presenta la sua invenzione alla stampa, John Glynn è una stella del firmamento accademico, ma nessuno sa che la causa scatenante di quella ascesa straordinaria ha una precisa data di nascita: il 19/04/1990, quando, poco prima dell’alba, suo padre Liam Glynn – il grande eretico delle scienze geologiche degli anni Ottanta – scompare nell’esplosione di una miniera in Belgio insieme alla sua squadra di estrattori. Da quel tragico giorno sono trascorsi trent’anni e per John la memoria di quel tempo si è polverizzata in un oblio nebuloso. Almeno finché la sua famiglia non si trasferisce nella casa che affaccia sulla fiabesca Civita di Bagnoregio, la città che muore. Da quel momento una serie di eventi straordinari – la scomparsa di una sonda nei boschi di Civita, l’apparizione di un poliziotto con una VHS appartenuta a suo padre, gli sms che riceve da vecchi compagni di scuola e quella voce che abita i suoi incubi, notte dopo notte – sconvolge la vita perfetta del professore. Come se con un gesto magico avesse spalancato un abisso da cui affiorano pezzi di un mosaico spaventoso, John si ritroverà a fare i conti con un passato sepolto sotto gli strati di un peccato originale antico quanto è antico il mondo. Perché nel bosco dell’infanzia si nasconde il segreto più spaventoso. È lì che ci aspetta. Ed è lì che lo ritroveremo.
Recensione
Sfido chiunque conosca Mirko Zilahy e abbia letto i suoi precedenti thriller con protagonista il commissario Enrico Mancini, aka “La trilogia del caos”, a leggere la sinossi de “L’uomo nel bosco” e accoglierla come mero dato di fatto.
A non rimanerne colpito, incuriosito, magneticamente attratto, incerto o,magari, anche un po’ interdetto.
Quale che sia la reazione, le pagine di Zilahy saranno la risposta, e ne daranno molte, in realtà, di risposte.
Perché questo Autore appartiene alla categoria di quelli che vanno letti, a prescindere dal genere, per ritrovarsi letteralmente invasi da un talento narrativo, descrittivo, immaginifico e visionario impareggiabile, rispettosamente ispirato dai classici, menzionerei Viaggio al centro della terra di Verne, Cuore di tenebra di Conrad, Il Signore delle mosche di Golding e ancora il Dracula di Stoker e le raffinatezze inquietanti di Stephen King, potentemente in grado di estrarne le suggestioni più intrinseche e rielaborarle totalmente in una storia senza eguali, quel libro impossibile che Mirko Zilahy diceva di voler provare a scrivere, e che è, ora, tra le nostre mani a scavarci dentro fin dalle prime parole di un incipit deflagrante e stordente come un diretto al plesso solare, che pure non preparerà a ciò che andremo ad incontrare leggendo, viaggiando con questo romanzo … e a chi …
(…) il fanale della macchina si era acceso penetrando nel fitto del bosco. Per un istante il fascio di luce aveva frugato tra le fronde. E in quel balenio d’istanti aveva inchiodato persino il tempo.
Nessuno aveva fatto un fiato.
Uno aveva visto qualcosa.
E qualcosa si era accorta di loro.
Piani temporali di un passato recente che si intersecano e si innestano sull’oggi, filoni a convergere, implacabili, in una singola vicenda madre, come la Terra, oscura nei suoi tunnel sotterranei, multistrato e multiforme come le rocce che la compongono e che indicano un percorso sia a ritroso che verso il basso, per ritrovarsi e ritrovare chi si ha perso.
“(…) Il SismoTime non è altro che questo, Johnny, lo strumento che hai immaginato per ritrovare la voce di tuo padre nel cuore della sua tomba. (…) Ed è per questo che devi scavare, John, Tutti dobbiamo farlo, tu più di chiunque. E’ scritto nel tuo destino, nella storia della tua famiglia… (…) devi scavare nel tuo passato, nella memoria e nella paura. Devi trovare il coraggio di guardare negli occhi il tuo mostro. Qualunque esso sia.”
E dunque, come si recensisce un romanzo così? Impattante come lo schiaffo invisibile del vento che ti sposta per strada?
Dove i protagonisti sono il bosco, la Natura, Civita di Bagnoregio, un carcere, un’università. La malattia mentale, vera, presunta, indotta.
Un omicidio, uno?
Dove i protagonisti, però, sono anche un professore, John Glynn, suo figlio e lui stesso, a sua volta, figlio, gli amici, un commissario, Rico Trivelli, e mettete pure già in conto che questo personaggio vi rimarrà attaccato alla pelle, vinto dalla vita, eterno irrealizzato secondo, ma non arreso, non domo,
(…) riconosceva le crepe ai margini della bocca. Scivolavano verso il mento e gli avrebbero dato un’aria da bambolotto se non avesse avuto la faccia appena asimmetrica e un dito di barba nera che ingrigiva sul mento. Sulla testa da polpo i pochi capelli rasati. Interrogò la fatica negli occhi senza rimorso.
Un carcerato, Luis Caròn (Caron dimonio?), che si toglie la vita dopo che gli è stata tolta.
Un mistero. Ramificato. Letteralmente
Come si recensisce, allora, un romanzo così?
Non si recensisce.
Lo si legge, di urgenza e bramosia.
Lo si riassapora, una volta che il cuore ha ripreso i battiti e i polmoni si sono riappropriati del respiro.
E si invita, caldamente, a fare altrettanto.
Mirko Zilahy
Mirko Zilahy ha insegnato lingua e letteratura italiana a Dublino ed è cultore di lingua e letteratura inglese presso l’Università per stranieri di Perugia. Molto attivo su vari fronti editoriali, è stato fra l’altro editor per minimum Fax e traduttore dall’inglese di testi molto importanti, quali per esempio Il cardellino di Donna Tartt. Nel 2015 è uscito per Longanesi il suo romanzo d’esordio, È così che si uccide, a cui seguono La forma del buio (2017), Così crudele è la fine (2018) e L’uomo del bosco (2021).
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