Recensione di Cristina Bruno
Autore: Alberto Cassani
Editore: Baldini & Castoldi
Genere: spy story
Pagine: 336
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Chi è Nikolaj Gogor? Che fine hanno fatto quei soldi che dovevano arrivare da Mosca? Qualcuno se ne è impossessato? Perché cercarli dopo tanto tempo? È attorno a queste domande che a un certo punto comincia a ruotare la vita di Andrea Cecconi, un avvocato di mezza età, figlio e nipote di storici militanti comunisti, convertito senza entusiasmi ai riti della borghesia di provincia. A risvegliare la sua curiosità è un racconto che gli fa il nonno prima di morire. Si parla di finanziamenti al vecchio Pci e del ruolo di un misterioso “uomo di Mosca”. Sembra una storia del passato morta e sepolta, finché non si capisce che i conti non sono ancora tornati e che c’è una pista che porta dritto alla Russia di oggi. Spinto dall’urgenza di trovare risposte su quella vicenda, ma anche su se stesso, Andrea cerca la verità in un susseguirsi di prove da superare, scoperte inquietanti e incontri inaspettati. È una ricerca tormentata, che incrocia più piani temporali (dagli anni Settanta ai giorni nostri, passando per i mesi successivi alla caduta del Muro di Berlino), e lui dovrà districarsi tra faccendieri e presunte spie, servizi segreti e massoneria, personaggi reali e false identità. È una ricerca resa angosciosa dalla crisi sempre più acuta della politica e dal baratro che allontana ogni giorno di più il passato dal presente, annullando memorie e testimoni.
È una ricerca che solo a Mosca può trovare delle risposte…
Recensione
L’avvocato Andrea Cecconi è il protagonista di questo libro a metà strada tra la spy story e il romanzo esistenziale. Andrea, nato a Ravenna negli anni ‘60, incarna perfettamente la storia di quel periodo. I suoi ricordi sono i ricordi comuni di chi ha vissuto le energie e le speranze del post ’68, impantanate nella strategia della tensione degli anni ’70, crollate con l’assassinio di Aldo Moro e sepolte con il funerale di Berlinguer. In sottofondo appare il vecchio e solido PCI che diventa la Cosa informe che si dissolverà in pochi anni in una nebulosa di sigle incapaci di rappresentare e soprattutto di interpretare il disagio di un settore sempre più ampio della popolazione.
Questa è dunque l’atmosfera in cui cresce e si trova calato il protagonista, con un nonno partigiano e militante fedele al Partito. Ed è proprio il nonno che dà l’avvio alla vicenda. Sentendosi ormai prossimo all’ultimo traguardo decide di rivelare al nipote alcuni particolari della sua vita politica che riguardano trattative e riunioni a Mosca, negli anni ’70, per ottenere finanziamenti occulti al PCI tramite società marittime di comodo e conti correnti nascosti.
Andrea non dà eccessivo peso al racconto sino alla morte del nonno quando, per curiosità decide di vagliare più a fondo i documenti lasciategli in eredità. Scopre così un intricato giro di finanziamenti la cui ultima tranche è misteriosamente sparita all’inizio degli anni ’90. L’unico modo per riannodare le fila è recarsi in Russia per conoscere “l’uomo di Mosca”, Nikolaj Gogor…
La narrazione procede tra colpi di scena, avvenenti ragazze russe e amare riflessioni su un presente che non lascia intravedere futuro.
I personaggi di contorno sono funzionali allo sviluppo della trama: la moglie Laura, la spia Elena, i vecchi amici dell’Università, gli ex compagni del nonno e i loro figli o nipoti, tutti in qualche modo rappresentano un tassello per descrivere una società passata, che si basava sulla solidarietà e la fede in un qualche ideale, in contrapposizione a quella attuale che naviga alla cieca, priva di bussola e punti di riferimento.
Nel finale, tra citazioni di Kafka e riflessioni personali, l’autore insiste particolarmente su un punto, l’importanza di porsi sempre delle domande, notando che:
“l’inerzia della vita, passata la curiosità inquisitoria dell’infanzia, ci esime dall’esplicito e faticoso esercizio del domandare.”
E a porre domande, spesso senza risposta, invoca l’aiuto della letteratura:
“deve sempre rimanere qualcosa di insoluto, qualcosa che resta in ombra, qualche enigma irrisolto… La forza della letteratura sta nella sua capacità di lasciare aperto il gioco dell’interpretazione.”
Una lettura piacevole e che offre numerosi spunti di riflessione.
A cura di Cristina Bruno
Alberto Cassani
Alberto Cassani: Alberto Cassani (1965) è nato e vive a Ravenna, dove si è sempre occupato di politica e di cultura. È stato Assessore dal 1997 al 2011. Prima aveva diretto il circolo Gramsci della sua città e poi ha coordinato la candidatura di Ravenna a Capitale europea della cultura e le attività di Ravenna capitale italiana della cultura 2015.
L’uomo di Mosca è il suo primo romanzo, un’originale spy story italiana e insieme un viaggio intimo alla ricerca delle radici ideali perdute e della vera immagine del passato.