L’uomo di vetro




ANDERS DE LA MOTTE


Traduttore: Gabriella Diverio

Editore: Neri Pozza

Genere: thriller

Pagine: 500

Anno edizione: 2024


Sinossi. Qualcosa si sta svegliando dentro di lui, mentre risale dall’abisso. Una sensazione di tormento. E di fame. Al limitare fra lo Småland e la Scania, dove le foreste impediscono anche alla luce di entrare, al centro di un lago scuro e gelido c’è un’isola. Sotto l’isola, una miniera abbandonata: Stjärngruvan, la Miniera delle Stelle. La storia della miniera è costellata di inspiegabili incidenti, presenze da altri mondi, misteriose sparizioni, morti violente. L’unica cosa certa è che ha fatto la fortuna degli Irving, col suo tesoro di vetro nero, l’ossidiana. Senza il loro permesso, nessuno può avvicinarsi all’isola, ma la sua sinistra leggenda attira molti curiosi, compreso l’urbexer Martin Hill, esperto di luoghi abbandonati. Così, quando Nova Irving si rivolge proprio a lui per scrivere la storia della famiglia, Martin non esita un istante ad accettare. Non importa se questo significa trasferirsi nella dimora immensa degli Irving, isolata e inaccessibile al resto del mondo, abbandonando la sua vita di prima. Non importa se questo significa non vedere più Leo. Leo, Leonore Asker, ormai stabilmente a capo della divisione Casi disperati e Anime perdute, fra le altre cose è preoccupata anche per Martin. I problemi non le mancano: suo padre è tornato a tormentarla, forse è coinvolto addirittura in un omicidio. Diversamente dalla sua, la famiglia Irving è troppo perfetta per non nascondere dei segreti. Segreti che riposano nelle viscere della terra, segreti che possono uccidere. Ma proprio quando Martin si avvicina alla verità, l’uomo di vetro emerge dalle tenebre in cui era rimasto per lungo tempo, un luogo di oscurità e sonno da cui nessuno è mai tornato. Nessuno tranne lui.

 Recensione di Marina Toniolo


Ritorna Anders De La Motte con il seguito, da me molto atteso, de ‘Il respiro della farfalla’. Mi immergo in un thriller denso eppure scorrevole dove ogni personaggio ha la giusta evoluzione introspettiva. Ancora una volta la montagna, la roccia, l’umidità, le ombre oscure sono il tema principale e, in contrapposizione, gli sguardi delle persone carichi di empatia e compassione, neri come la notte oppure eterocromi come quelli della protagonista Leo Asker.

Avevo lasciato Leo che riceveva una telefonata da suo padre, il famigerato Per l’Apocalittico. Dopo quindici anni torna a farsi sentire per chiedere ‘aiuto’ alla figlia: presto sarà sospettato di omicidio e vuole che Leo scopra il vero colpevole.

Nel mentre Martin Hill viene dimesso dall’ospedale dove è stato curato per la ferita alla gamba e si ritrova ingaggiato da Nora Irving per scrivere la storia dell’Alfacent, potente impresa medicale all’avanguardia con interessanti retroscena inerenti ufo avvistati sopra l’osservatorio della famiglia. 

Lo stile di scrittura è secco e conciso. Brevi frasi che intessono una melodia di fondo in cui intrappolare il lettore. Un mix geniale di fantascienza, scienza eugenetica e dei problemi etici ad essa correlata; intensi rapporti familiari di potere e sopraffazione; manipolazione e gestione delle crisi, tutto questo è ‘L’uomo di vetro’.

Leo e Martin sono nuovamente vicini e partecipi nell’ascoltarsi e aiutarsi a vicenda, una a prevedere le mosse di Per Asker l’altro a capire i segreti della famiglia Irving e, soprattutto, a uscirne vivo. Chi è l’uomo di vetro? Colui che non sopporta lo sguardo delle persone? 

Solo con il coraggio di guardare negli occhi chi ci è vicino possiamo intravederne l’anima e sentirci meno soli.

Consigliato? Senza dubbio alcuno. De La Motte cresce con i suoi personaggi e di sicuro ci riserva molte altre sorprese. Non vedo l’ora che esca il terzo.

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Anders De La Motte


è nato nel 1971. Ex ufficiale di polizia ed ex capo della sicurezza di una delle più grandi compagnie di informatica del mondo, è stato nominato dalla Swedish Academy of Crime Writers vincitore del Best Swedish Crime Novel of 2015.

A cura di Marina Toniolo

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