Recensione di Loredana Gasparri
Autore: Antonio Lanzetta
Editore: Newton Compton Editori
Genere: Thriller e suspence
Pagine: 384
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Un’antica villa dall’atmosfera inquietante. Due ragazzi che provengono da un orfanotrofio. Una verità sepolta pronta a riemergere dal passato. Secondo dopoguerra. Bruno ha tredici anni e vive in un orfanotrofio vicino a Salerno, sottoposto alle continue angherie degli altri ragazzi. Solo l’amicizia con Nino, il nuovo arrivato che prende a difenderlo, riesce a rendere tollerabile la sua permanenza nell’istituto. L’estate porta con sé un momento di libertà per tutti i ragazzi: Bruno e Nino saranno scelti per andare a lavorare insieme nella tenuta degli Aloia, una ricca famiglia del circondario. È qui che Bruno conosce Caterina, una strana bambina che vive all’ultimo piano della casa e che lo guida a esplorare i recessi dell’imponente edificio. Il gioco assume però ben presto contorni sinistri: Bruno inizia a essere tormentato da incubi inspiegabili, che al risveglio lo lasciano profondamente spossato. Il ritrovamento, all’interno della proprietà degli Aloia, di alcuni cadaveri in avanzato stato di decomposizione, getta sulla villa e su chi la abita ombre inquietanti. A chi appartengono quei corpi? E perché tutti sembrano a conoscenza di qualcosa che non deve essere rivelato? Questo romanzo è la storia di un’amicizia, di ricordi spezzati e di un brutale assassino che si nutre di paure. È la storia di Bruno e dell’estate in cui divenne l’uomo senza sonno.
Recensione
Ogni tanto mi diverto a “leggere” il libro nel titolo, creando un personaggio ed una trama consoni a quello che mi ispirano le parole sulla copertina. In questo caso, quasi banalmente, ho immaginato che si trattasse di una forma di insonnia talmente pesante e invasiva, da trasformare lo sfortunato individuo in un killer seriale, di ferocia direttamente proporzionale alla propria mancanza di sonno.
Cose da lettori. Vivono in un mondo tutto loro. Ed è facile farceli cascare, poiché basta piazzare la copertina del libro sotto gli occhi per avviare una macchina di supposizioni e trame totalmente diversi da quello che l’autore scrive.
Ritorniamo al libro. L’uomo senza sonno non è l’assassino brutale di cui divagavo. Tutt’altro. È un personaggio complesso e sfuggente, e più si cerca di definirlo e di bloccarlo, più evapora come i sogni al mattino. È qualcuno che non dorme mai, o almeno, “non dorme mai veramente”. Una sorta di sentinella, che vede e percepisce quello che gli altri non vedono e non percepiscono, e che riesce nonostante tutto a mantenere lucidità, anche se con estremo sforzo. È un viaggiatore tra mondi, quasi mai piacevoli. Ogni volta ritornare in sé, a “casa”, diventa l’unico modo per restare sano di mente.
Bruno è un ragazzino già tormentato dalla vita quando scopre di non essere come gli altri. In orfanotrofio sperimenta tutte le sfumature dell’abuso, sia da parte di chi dovrebbe prendersi cura di lui, sia da coloro che si trovano nelle sue condizioni. Essendo il più forte (e non lo sa, non ancora), è la vittima designata dei bulli spietati, ma è anche un campione di sopravvivenza. Per quanto gliene facciano, lui riesce sempre a restare in piedi. Unica luce in questa esistenza angosciante è Nino, un altro orfano come lui, ma di carattere opposto. Sprezzante, menefreghista e pronto alla rissa; salva Bruno da un’aggressione malevola e vigliacca, e i due diventano inseparabili.
Forse le cose possono migliorare… dopo l’inaspettata amicizia con Nino, ruvida e senza fronzoli come tra sopravvissuti e combattenti, arriva un’occasione di lavoro estivo. In una tenuta poco lontano dall’orfanotrofio degli orrori, c’è bisogno di braccia giovani per i lavori agricoli e di manutenzione della casa; Bruno e Nino sono i candidati prescelti.
Ho parlato di miglioramenti? È sempre questione di punti di vista.
Nessuno tormenta e aggredisce i due ragazzini, che possono persino dormire in una camera pulita, mangiare pasti decenti ed essere trattati sufficientemente da essere umani.
La tenuta appartiene ad una famiglia molto ricca e influente del paese, gli Aloia. La casa è grande e bella, così piena di mobili di gusto, oggetti preziosi. Il giardino è rigoglioso di piante, fiori e statue. Ecco, le statue. È pur vero che non si discute dei gusti, e qui il neoclassico non va più di moda, ma… qui c’è qualcosa di strano. E anche disturbante. Sono figure maschili e femminili alte, altissime, sproporzionate con arti lunghissimi, ricurvi, sottili come manici di scopa, e tutte stringono un passerotto nelle mani artigliate. E… non erano in una posizione diversa, ieri?
Le statue sono solo una delle note stonate. Anche Caterina non si tira indietro, se si tratta di cose fuori posto. È la graziosa bambina, la padroncina giovanissima, che dice di essere malata e che ha bisogno dell’aiuto di Bruno per recuperare un ninnolo. Non può uscire di casa, ma va dappertutto. Curioso, quasi sempre di notte. E la vede solo Bruno, poiché Nino sembra sempre essere impegnato da qualche parte, quando lei arriva e vuole giocare.
Siamo in piena estate, e in una delle zone più calde d’Italia, ma mentre proseguiamo la lettura, cominciamo a sentire qualche spiffero gelido, oltre all’affastellarsi di domande che sembrano restare senza risposta. L’autore non sembra ascoltarci, vuole andare avanti a raccontare una storia dalle tinte scure e dai suoni aspri, respingenti.
Dov’è Caterina, di giorno?
E perché Pia, l’infaticabile governante di casa Aloia, sembra diventare di ghiaccio e fuoco quando Bruno gliela nomina?
Quali sono i motivi che spingono Zeno Aloia, il giovane padrone di casa, ad interessarsi di un orfano senza passato apparente?
Siamo già a disagio. E il ritrovamento di un paio di cadaveri mal seppelliti nel bosco della proprietà Aloia non aiuta. Cominciamo a fare ipotesi e a guardare i personaggi con occhi diversi. Sono davvero chi dicono di essere? E allora perché hanno quella febbre negli occhi, come se vedessero fantasmi e mostri in continuazione?
Alla fine, lo sapremo. E la storia che si svelerà davanti a noi ci dirà che certe azioni non restano impunite per sempre. Il dolore e l’angoscia inflitto agli altri ritorna in forme strazianti, e la vendetta può vincere interi campionati di pazienza, in attesa del momento perfetto per emergere e colpire.
Nemmeno le case saranno risparmiate, allora.
A cura di Loredana Gasparri
https://www.delfurorediaverlibri.it
Antonio Lanzetta
È uno scrittore salernitano che, dopo aver iniziato la sua carriera come autore di romanzi fantasy/young adult, vira verso il thriller, prima con il racconto breve Nella Pioggia, finalista del premio Gran Giallo di Cattolica, e poi con Il Buio Dentro, romanzo che gli permette di valicare i confini nazionali, venendo tradotto da Bragelonne, una delle più prestigiose case editrici d’oltralpe, in Francia, Canada e Belgio. Il Buio Dentro viene anche citato dal Sunday Times come uno dei cinque thriller non inglesi migliori del 2017. Da quest’autunno, Lanzetta è anche opinionista di cronaca nera per la Vita in diretta su Rai Uno.
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