A cura di Claudia Cocuzza
Autore: Juan Gómez-Jurado
Traduzione: Elisa Tramontin
Editore: Fazi
Genere: thriller
Pagine: 450
Pubblicazione: 10/02/2022
Restare viva non è mai stato tanto difficile
Sinossi. Dopo Regina Rossa, che ha incoronato Antonia Scott come la nuova protagonista assoluta del thriller spagnolo, il secondo capitolo della trilogia bestseller di Juan Gómez-Jurado. Antonia Scott e Jon Gutiérrez sono ancora alla ricerca di Sandra Fajardo, quando Mentor li convoca per un altro caso al momento più pressante. Si tratta della scomparsa di Lola Moreno, moglie di Yuri Voronin, tesoriere di un clan mafioso che opera nella zona di Malaga. Lola Moreno è svanita nel nulla da quando, in un centro commerciale, qualcuno ha cercato di ucciderla. Nel frattempo, il marito Yuri veniva brutalmente trucidato nella loro villa. Ma Jon e Antonia non sono i soli a cercare Lola. È a questo punto che entra in scena l’ineffabile donna russa che risponde al nome di Čërnaja Volčica: la Lupa Nera, pericolosissima sicaria al soldo dei mafiosi. Dai paesaggi assolati dell’Andalusia, fino agli scenari innevati della sierra, Antonia Scott, sempre alle prese con i suoi demoni, dovrà affrontare una temibile nemica. Nel frattempo, il signor White e Sandra Fajardo non si sono certo dimenticati di lei…
Recensione. A sette mesi dalla risoluzione del loro primo caso, Antonia Scott e Jon Gutiérrez sono di nuovo insieme. Questa volta si trovano alle prese con un cadavere di donna che galleggia nelle acque del Manzanarre, il fiume che attraversa Madrid.
È una gelida notte di febbraio, Gutiérrez entra in acqua per liberare il corpo legato al basso fondale tramite un cavo, e succedono due cose: “La seconda, il corpo non si sposta di un centimetro. La prima, il fondale sabbioso del fiume inghiotte il piede destro dell’ispettore, che cade di culo in mezzo all’acqua.”
E così, inzuppato e a dir poco arrabbiato, Jon passa al compito successivo: andare a recuperare Antonia Scott, allertata dal loro capo, Mentor, oltre tre ore prima ma ancora non pervenuta.
Quelle che vi ho raccontato sono le prime battute di Lupa nera, il secondo capitolo della fortunatissima trilogia di Juan Gómez-Jurado.
Se, come me, non avete letto il primo, Regina rossa, non vi preoccupate.
La struttura del romanzo è quella caratteristica di un episodio appartenente a una serie.
La trama orizzontale, ossia la lotta ingaggiata da Antonia Scott contro Sandra Fajardo e mr. White e la sua vicenda personale, legata allo stato vegetativo in cui versa il marito e all’allontanamento dal figlio Jorge, apre e chiude la narrazione, con un gancio verso il terzo episodio.
La trama verticale si conclude con l’ultima pagina del romanzo e consente una lettura indipendente dal resto della trilogia. Inoltre, l’autore fa frequenti riferimenti a eventi e personaggi le cui vicende attraversano la serie, motivo per il quale seguire anche la trama orizzontale non risulta complicato.
Il ritrovamento del cadavere di donna è l’incidente scatenante: negli ultimi mesi Antonia, concentrata nella sua caccia “ai fantasmi”, ha eluso sistematicamente tutti i casi assegnati all’unità speciale Regina rossa. Adesso è qui, ma solo perché quel cadavere potrebbe essere di Sandra.
È evidente che Antonia non sia una che segue le regole: o meglio, le segue, ma solo le sue.
A questo evento ne seguono a cascata numerosi altri, che partono dall’omicidio di Yuri Voronin e dal contemporaneo tentato omicidio e conseguente sparizione della moglie, Lola Moreno, due personaggi legati a una gigantesca rete criminale russa che, come una piovra, allunga i suoi tentacoli su diversi settori dell’economia spagnola. Il caso che origina da questa traccia rappresenta l’episodio autoconclusivo di Lupa nera.
L’ambientazione è ricca e varia: da Madrid ci spostiamo sulla costa del Sol, con scene che si svolgono tra a Malaga e Marbella, e infine andiamo a Rascafría, un paesino di montagna nella Sierra de Guadarrama che si trova a 100 chilometri da Madrid. Dal mare alla neve, dalla metropoli alla cittadina fino al bosco: anche in questo la maestria dell’autore è evidente.
Al di là della storia, costruita con rigore e arricchita dalla competenza tecnica dell’autore ‒ la descrizione delle scene di sangue sono così realistiche da poterle facilmente visualizzare ‒ il valore aggiunto della scrittura di Jurado è la sua ironia. Antonia e Jon sono irresistibili, con le loro fissazioni, le loro caratteristiche che li rendono completamente diversi dagli altri investigatori di carta, ma c’è un plus: la capacità dell’autore di alternare scene ad altissima tensione con episodi e dialoghi esilaranti. Altra peculiarità che lo rende immediatamente distinguibile è l’utilizzo di espressioni ricorrenti e di descrizioni ripetitive, con il risultato che questi personaggi ti entrano in testa e non ne escono più. Una su tutte: l’ispettore Gutiérrez “non è che sia grasso”.
Non ci resta che aspettare che anche Re bianco arrivi nelle librerie italiane.
I PERSONAGGI
Se la trilogia thriller di Juan Gómez-Jurado è diventata un caso editoriale, ha venduto milioni di copie e sta per diventare una serie tv Amazon, il merito è principalmente dei suoi personaggi, in primis dei suoi protagonisti, Antonia Scott e Jon Gutiérrez.
Antonia non è una poliziotta e neppure una criminologa. È una donna dall’intelligenza eccezionale, per questo è entrata nel programma Regina rossa per la Spagna, ma questa dote è sia la sua arma più grande quanto la sua condanna peggiore: non riposa mai, quando osserva una scena entrano in gioco le sue “scimmie del cervello” che lottano tra loro per mostrarle dettagli che una persona comune non vedrebbe ma, così facendo, ogni volta rischiano di farla impazzire.
A questo servono le pillole che il dottor Nuno, “un ottantenne piccolo, tremante, calvo e mezzo cieco” ha progettato a posta per lei. Nuno
“è probabilmente lo studioso di neurochimica più geniale della sua generazione. Il suo nome risuonerebbe tra i candidati al Nobel, se non fosse un tantino squilibrato”
e fa parte del programma Regina rossa come selezionatore: è lui che ha individuato Antonia come l’essere più intelligente che esista sulla faccia della terra, ma sa che, se non vuole che il suo cervello faccia cortocircuito, ogni tanto deve staccare la spina. Ecco, Antonia ha questo tipo di dipendenza da farmaci, di cui solo Jon, il dottor Nuno e Mentor, il capo della sezione Regina rossa spagnola, sono a conoscenza.
Ha anche altri problemi, per esempio un marito in stato vegetativo, della cui condizione si sente responsabile, e un figlio che momentaneamente può vedere solo in presenza dell’assistente sociale.
La incontriamo proprio mentre è in visita al figlio, intenta a giocare a scacchi mentre in realtà sarebbe l’ora dei suoi
“tre minuti sacri”:
“Il suo passatempo è immaginare per tre minuti al giorno il modo in cui suicidarsi, alla fin fine.
Sono i suoi tre minuti.
Sono sacri.
Sono ciò che la mantiene sana di mente.”
Così conosciamo Antonia in questo secondo capitolo della serie, nella stessa identica maniera in cui è stata presentata anche nel primo: è evidente che, sotto questo aspetto, nulla è cambiato.
Il suo acume sembra essere selettivo: se la metti sulla scena di un crimine, è dotata di capacità quasi paranormali, ovvero riesce a ricostruire gli eventi da tracce che per chiunque sarebbero invisibili, ma non capisce le battute ‒ Jon deve sempre spiegargliele ‒, non è in grado di entrare in empatia con nessuno, ha un sacco di fissazioni, tra cui quella che le impedisce di farsi toccare e abbracciare, non capisce neanche come si manda un messaggio Whatsapp, nel senso che lo sa inviare, è il contenuto ‒ fatto di emoticon ‒ che risulta incomprensibile a chi lo riceve. Come se non bastasse, soffre di anosmia e non sa dire le parolacce.
Se Scott è il genio del duo investigativo, l’ispettore Gutiérrez è quello che ci mette sempre una pezza.
Anche Jon viene presentato ai lettori di Lupa nera allo stesso modo in cui lo hanno conosciuto quelli di Regina rossa: lo incontriamo sulla scena del ritrovamento del primo cadavere, una donna che galleggia nel fiume Manzanarre.
“Nulla di tutto questo infastidisce Jon rispetto ai cadaveri nel Manzanarre, perchè è abituato alle acque gelide (è di Bilbao), ai mormorii nel buio (è gay) e ai corpi senza vita (è ispettore di polizia).
Quello che sta sulle palle a Jon Gutiérrez rispetto ai cadaveri è doverli tirar fuori di peso.”
Quarantatré anni, gay, voluminoso ‒ “non che sia grasso” è un tormentone che si trascina lungo tutta la serie ‒, capelli rossi ondulati, attentissimo all’aspetto fisico e curatissimo nell’abbigliamento, è un personaggio esilarante. Senza scadere mai nella macchietta, perché il suo lavoro lo sa fare e anche bene, intervalla alle sue riflessioni sull’indagine in corso momenti dedicati alla valutazione della propria condizione personale: è un tipo romantico, vorrebbe sposarsi e controlla di continuo la chat su cui ha adocchiato un ragazzo che gli piace, ed è anche estremamente protettivo: non è facile lavorare con Antonia, capire quello che le passa per la testa, eppure, se alla fine di questo secondo romanzo lei è ancora intera, è senza dubbio merito suo, che la difende come “uno Scudiero con la sua Regina”.
I personaggi che incontriamo in questo secondo episodio sono davvero tanti:
alcuni fanno parte della squadra, come il medico legale, la dottoressa Aguado, quarantenne, che Jon ci presenta così:
“ciglia lunghe, trucco sbavato, piercing al naso, un malizioso languore nello sguardo. […] Si è trovata una fidanzata”;
Mentor, “un ometto dalla stempiatura pronunciata, baffetti e occhi da bambola che sembrano più dipinti che reali” ma che, quando va fuori dai gangheri, non guarda in faccia nessuno: solo Antonia può permettersi di rispondergli a tono, ma semplicemente perché lei non conosce le convenzioni sociali; altri li troviamo solo in questo episodio, e sono i criminali russi su cui Antonia e Jon indagano e i colleghi della squadra di Malaga con cui collaborano. Vi lascio il piacere di scoprirli a poco a poco, sottolineando solo che ciascuno è caratterizzato così bene da apparire reale.
Menzione speciale per la nonna di Antonia: una ultranovantenne che beve vino a colazione, corteggia i giovanotti e correda le sue perle di saggezza citando Elsa di Frozen merita tutta la mia ammirazione.
A cura di Claudia Cocuzza
www.facebook.com/duelettricisottountetto/
Juan Gómez-Jurado
Nato a Madrid nel 1977, è un giornalista e un romanziere tradotto in quaranta lingue. La trilogia composta da Regina Rossa, Lupa Nera e Re Bianco ha avuto un successo clamoroso – ha ormai superato i due milioni di copie vendute – e l’ha consacrato come l’autore di thriller spagnolo più venduto di sempre, nonché come uno dei massimi esponenti del genere a livello internazionale. Fazi Editore ha pubblicato Regina Rossa nel 2021.
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