M come Mia




Recensione di Patrizia Argenziano 

Autore: Friedrich Ani

Editore: Emons Edizioni

Traduttore: Emilia Benghi

Pagine: 293

Genere: Narrativa gialla

Anno di pubblicazione: 2016

Monaco di Baviera.All’agenzia investigativa Liebergesell si presenta Mia Bischof, giornalista del Tagesanzeiger che denuncia la scomparsa dell’amico, o forse compagno, Denning Siegfried, di professione tassista. I quattro dell’agenzia, pur prendendo in carico la richiesta di ricerca, sentono odore di bruciato.

Perché la polizia rifiuta la denuncia?

E perché spendere tanti soldi per ritrovare una persona che viene considerata un semplice amico?

E poi, perché tante incertezze, tanti tentennamenti durante la conversazione?

Ma il lavoro è lavoro per cui, tra presunti tradimenti ed ex fidanzati scomparsi, ci si mette all’opera. Il primo a muoversi, essendo libero da altri impegni, è Süden, ex commissario dell’ufficio persone scomparse che contatta il datore di lavoro di Denning, perlustra la zona in cui si trova la sua abitazione, cerca la collaborazione di una vicina di casa, del personale di un supermercato che si trova nei paraggi e, all’improvviso, anche di un amico che spunta dal nulla e si mostra preoccupato.

Non c’è niente di chiaro, niente di limpido in questa storia, non se ne viene a capo, Denning sembra un uomo qualunque scomparso nel niente, forse con qualche tendenza politica di estrema destra ma ancora tutta da dimostrare e con un alone di mistero al quale adesso nemmeno la polizia pare disinteressata…ma perché?

Anche l’atteggiamento della giornalista committente non è per niente chiaro, in apparenza donna in carriera, molto dedita al volontariato, in particolare rivolto a donne e bambini ma, nonostante tutto, poco convincente e proprio quest’ultima sensazione sembra un buon motivo per tenerla sotto controllo o comunque per carpire informazioni più concrete sul suo conto. E se Süden semina germogli, uno dei suoi colleghi, Leonard Kreutzer, con il suo fare dismesso, si intrufola forse dove non dovrebbe, lasciandosi cullare da nostalgiche e dolci memorie.

Il risultato di questa intrusione è la certezza che lo scomparso interessa a più persone e che l’agenzia investigativa sta rovinando i piani di qualcuno. Ma di chi? Della polizia? Di un ex marito geloso? Di qualche fazione politica? Di qualche associazione? Il quesito è prendere o lasciare, andare avanti o fermarsi, rischiare oppure no. Il profumo del pericolo si fa sempre più intenso, tutti i componenti dell’agenzia si sentono sempre più minacciati e sotto controllo ma l’istinto investigativo è troppo forte ed è tardi per tornare indietro.

Anche perché di fronte a certe inquietanti scoperte, fare finta di niente non è più possibile. Bella questa agenzia investigativa!

I quattro colleghi, molto diversi tra loro, si completano a vicenda e i loro vissuti vengono descritti come fossero reali. Edith Liebergesell è la titolare dell’agenzia, alle spalle ha una dolorosissima perdita, quella di un figlio in età scolare rapito e ucciso. Forse, alle spalle, è una affermazione troppo forte perché la donna vive quotidianamente con il dolore, l’impotenza e la disperazione perfettamente fotografati e proprio quando sta per riappropriarsi della vita e della realtà la ferita si riapre con estrema crudeltà.

Leonhard Kreutzer è il collega più anziano, un ex cartolaio dall’aria e dall’abbigliamento un po’ dismessi che, attraverso l’agenzia investigativa, cerca di colmare le lacune lasciate dalla prematura perdita della moglie. Una figura che emana tranquillità e dolcezza. Patrizia Roos è una trentacinquenne che si divide tra l’agenzia e un lavoro part time presso un bar. Legata affettivamente all’agenzia, la considera una seconda famiglia, lo si legge nei toni e negli atteggiamenti.

E poi c’è lui, Tabor Süden, un’anima gentile e malinconica, un tipo moderno in apparenza ma contemporaneamente fuori dal mondo che disdegna l’uso del cellulare ed è perso nel suo passato, un passato che non è ancora tale. Nonostante questo, un combattente caparbio e anche un po’ sbruffone, ma ad un investigatore tutto è concesso.

Il difficile tema politico che si intreccia con la trama è ancora, purtroppo, attuale ed è un buono spunto per fare qualche riflessione e risvegliare le nostre coscienze.

Inizio un po’ in sordina, si fa apprezzare man mano che la vicenda diventa più coinvolgente, più intricata, più misteriosa e inquietante. L’aria triste ma pulita che si respira nelle prime pagine si trasforma a poco a poco in aria pesante, soffocante e opprimente come una coltre di nebbia che ricopre ogni cosa. Rabbia e inquietudine prendono il sopravvento e trasportano il lettore fino alla risposta ai tanti perché.

Piacevolmente in attesa di prossime traduzioni perché un investigatore come Süden lo si ritrova davvero volentieri.

 

 

Friedrich Ani


è uno scrittore tedesco noto soprattutto per i suoi romanzi gialli che vedono protagonista il commissario Tabor Süden. Si laurea in sceneggiatura all’Università di Cinema e Televisione di Monaco di Baviera. Dal 1981 al 1989 è cronista giudiziario per il Süddeutsche Zeitung. Si specializza nelle inchieste criminali, un lavoro che gli permette di sondare gli ambienti e i personaggi che caratterizzeranno i suoi romanzi polizieschi. Passa successivamente al giornalismo culturale e alla sceneggiatura per la televisione per poi dedicarsi unicamente alla scrittura.

 

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