M. L’uomo della provvidenza




Recensione di Francesco Morra


Autore: Antonio Scurati

Editore: Bompiani

Genere: Narrativa

Pagine: 656

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. All’alba del 1925 il più giovane presidente del Consiglio d’Italia e del mondo, l’uomo che si è addossato la colpa dell’omicidio di Matteotti come se fosse un merito, giace riverso nel suo pulcioso appartamento-alcova. Benito Mussolini, il “figlio del secolo” che nel 1919, rovinosamente sconfitto alle elezioni, sedeva nell’ufficio del Popolo d’Italia pronto a fronteggiare i suoi nemici, adesso, vincitore su tutti i fronti, sembra in punto di morte a causa di un’ulcera che lo azzanna da dentro. Così si apre il secondo tempo della sciagurata epopea del fascismo narrato da Scurati con la costruzione e lo stile del romanzo. M. non è più raccontato da dentro perché diventa un’entità distante, “una crisalide del potere che si trasforma nella farfalla di una solitudine assoluta”. Attorno a lui gli antichi camerati si sbranano tra loro come una muta di cani. Il Duce invece diventa ipermetrope, vuole misurarsi solo con le cose lontane, con la grande Storia. A dirimere le beghe tra i gerarchi mette Augusto Turati, tragico nel suo tentativo di rettitudine; dimentica ogni riconoscenza verso Margherita Sarfatti; cerca di placare gli ardori della figlia Edda dandola in sposa a Galeazzo Ciano; affida a Badoglio e Graziani l’impresa africana, celebrata dalla retorica dell’immensità delle dune ma combattuta nella realtà come la più sporca delle guerre, fino all’orrore dei gas e dei campi di concentramento. Il cammino di M. Il figlio del secolo – caso letterario di assoluta originalità ma anche occasione di una inedita riaccensione dell’autocoscienza nazionale – prosegue qui in modo sorprendente, sollevando il velo dell’oblio su persone e fatti di capitale importanza e sperimentando un intreccio ancor più ardito tra narrazione e fonti dell’epoca. Fino al 1932, decennale della rivoluzione: quando M. fa innalzare l’impressionante, spettrale sacrario dei martiri fascisti, e più che onorare lutti passati sembra presagire ecatombi future.

Recensione

Il  giorno  in  cui  Benito  Mussolini  aveva  detto  “Io”.  Io  solo  –  aveva urlato  –  porto  la  responsabilità  politica,  morale,  storica  di  quanto  è accaduto.  Io  sono  l’Italia,  io  sono  il  fascismo,  io  sono  il  senso  della lotta,  io  sono  il  dramma  grandioso  della  storia.  Se  c’è  qualcuno  che osi  impiccarmi  a  questo  ramo  nodoso,  si  alzi  adesso  e  tiri  fuori  il sapone e la corda. Nessuno  si  era  alzato.  Si  era  giunti  a  una  questione  di  forza  e  la democrazia si era scoperta inerme. Si era, perciò, sottomessa.

Antonio Scurati, pluripremiato e talentuoso scrittore italiano, torna nel suo secondo volume della tetralogia avente come protagonista Benito Mussolini. Il primo volume M. Il figlio del secolo che gli è valso il Premio Strega, meritato, fa da apripista a questo suo lungo racconto del dittatore fascista. Nel suo nuovo libro di questa epopea letteraria, il titolo dello stesso, ovvero M. L’uomo della provvidenza è particolarmente adatto nel descrivere l’arco temporale del 1925 al 1932.

Tutto ruota attorno al Duce? Sì il popolo gli si affida e si lascia plasmare da lui. Gli oppositori vengono schiacciati con violenza e lo stato liberale viene annientato nel terrore.

Scurati, ci racconta anno per anno in brevi capitoli alcuni avvenimenti salienti, con l’interessante presenza alla fine degli stessi, di alcuni stralci di documenti, dichiarazioni e intercettazioni telefoniche che danno al narrato una sostanza storica ma ovviamente rielaborata in modo letterario indi con aggiustamenti di fantasia da parte dello scrittore.

Sì Mussolini è al centro di queste pagine, viene mitizzato e adorato dai gerarchi e dai postulanti dell’Italia epurata dai dissidenti. Molti conniventi e asserviti a lui per lucrare della sua ombra. E’ una calamita e riesce ad avere riconoscimenti, quali ad esempio i Patti Lateranensi o giudizi lusinghieri nel mondo internazionale.

Il Benito uomo si compiace e viene sedotto dal potere, è uno schiaccia sassi che punisce e sfrutta tutti senza alcuna remora. Vuole la solitudine nella moltitudine. Propaganda e finzione che deve alimentare il suo mito che costruisce sapientemente; delizioso il suo raccomandare di lasciare la luce accesa tutta la notte nel suo ufficio, pur non essendo lui presente, la dice luna sul dare l’impressione.

L’unica consolazione  è  l’ebbrezza  nirvanica,  il  conforto  del  nulla,  il  pensiero di  non  appartenere  più  a  se  stesso,  di  essere  già  disperso  nei  mille busti  di  pietra  o  di  bronzo  che,  prima  o  poi,  finiranno  per  sostituire  il suo  corpo  vivente  sulle  piazze  dei  villaggi,  il  pensiero  reale  di  non appartenersi  più,  di  essere  di  tutti,  amato  da  tutti,  odiato  da  tutti.  Di essere di tutti e, per questo, di non esser più di nessuno.

La lettura di queste pagine non vuole essere una biografia e nemmeno un saggio storico. Il libro è antifascista? Ma certo! E’ pleonastico ribadirlo, ma meglio farlo. Gli amori del dittatore, le beghe dei gerarchi, le apparenze e l’incoerenza sono elementi che emergono dagli episodi contenuti nel libro. Il suo affannarsi nel controllo da parte della polizia con un dossieraggio maniacale.

L’impegno nel far entrare nel regime l’arte, la scuola e la cultura. Il curare il popolo dall’infanzia al tempo libero. La rivoluzione fascista è ogni giorno e solamente deve incentrarsi nel creare un popolo docile che deve vedere nel capo un dio a cui prostrarsi.

Scurati, alterna il racconto in Italia con quello in Libia e finalmente in queste pagine viene descritta la violenza e brutalità italiana in Africa. L’utilizzo sistematico di armi chimiche e di campi di concentramento.

Il mito, appunto solo quello, degli italiani brava gente viene, ed era ora, demolito. L’Italia non ha mai fatto i conti con queste terribili atrocità ed in un libro che avrà sicuramente una larga diffusione, è stata una scelta importante quella del suo autore di dare una forte sottolineatura a questo aspetto terribile della storia del nostro paese.

La bravura dello scrittore è lampante. Un libro scritto con uno stile impeccabile e che si legge bene senza alcun punto di caduta e riesce a dare un affresco vivido di quegli anni a trazione liberticida.

Si resta annichiliti di come sia potuto accadere, ma pagina dopo pagina lo si metabolizza e si assiste ad una narrazione puntuale senza ipocrisia e retorica.

Sarà estremamente interessante ed edificante culturalmente leggere gli altri volumi. Questo dovrebbe essere tra i libri da far regalare a molti che hanno idee confuse. La letteratura riesce dovegli uomini falliscono.

A cura di Francesco Morra

www.youtube.com/user/Vetriera

 

Antonio Scurati


Docente di letterature comparate e di creative writing all’Università IULM, editorialista del Corriere della Sera, ha vinto i principali premi letterari italiani. Esordisce nel 2002 con Il rumore sordo della battaglia, poi pubblica nel 2005 Il sopravvissuto (Premio Campiello) e negli anni seguenti Una storia romantica (Premio SuperMondello), Il bambino che sognava la fine del mondo (2009), La seconda mezzanotte (2011), Il padre infedele (2013), Il tempo migliore della nostra vita (Premio Viareggio- Rèpaci e Premio Selezione Campiello). Del 2006 è il saggio La letteratura dell’inesperienza, seguito da altri studi. Scurati è con-direttore scientifico del Master in Arti del Racconto. Del 2018 è M. Il figlio del secolo, primo romanzo di una tetralogia dedicata al fascismo e a Benito Mussolini: in vetta alle classifiche per due anni consecutivi, vincitore del Premio Strega 2019, è in corso di traduzione in quaranta paesi e diventerà una serie televisiva.

 

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