Magnifico e tremendo




Maria Grazia Calandrone


DETTAGLI:

Editore: Einaudi

Genere: Narrativa

Pagine: 336

Anno edizione: 2024

Sinossi. Tutti gli amanti giurano che il loro amore è diverso da quello degli altri. Specie all’inizio, quando la risacca della vita non ha ancora intaccato il sentimento. Poi le cose cambiano, e le storie tendono a somigliarsi. Ma non questa. L’amore raccontato in queste pagine – tratto da una vicenda di cronaca nera – ha avuto un finale sorprendente, che solo la realtà e una sua misteriosa giustizia potevano immaginare. Del resto «il destino, quando si accanisce, mostra pure una certa fantasia». Dopo “Dove non mi hai portata”, Maria Grazia Calandrone indaga le vite dei protagonisti di un fatto realmente accaduto, con sguardo da investigatrice e sensibilità da poetessa. E ci restituisce una vicenda in cui i chiaroscuri sono così tanti e intrecciati da impedirci una lettura unica. Come in tutte le storie d’amore. «“Magnifico e tremendo stava l’amore” rielabora un caso di cronaca nera. Il 27 gennaio 2004, dopo circa vent’anni di violenza subita, Luciana uccide con dodici coltellate l’ex marito Domenico e, insieme al nuovo compagno, ne getta il corpo nel fiume Tevere. Il 24 giugno 1965 mia madre Lucia, dopo anni di violenza subita da parte del marito, getta sé stessa nel fiume Tevere, insieme al suo nuovo compagno, mio padre. Perché in quegli anni non esiste la legge sul divorzio. Il motivo della mia ossessione è fin troppo evidente. Ma la vicenda giudiziaria di Luciana si conclude con un provvedimento destinato a fare giurisprudenza. Mi è parso allora utile, anzi necessario, rintracciare negli atti processuali le motivazioni umane e legali di una sentenza tanto d’avanguardia. L’analisi della storia e dei suoi esiti ha finito per generare un libro che ha sorpreso per prima chi l’ha scritto, essendo diventata un’opera scorretta, che non assume esclusivamente il punto di vista della vittima, si chiede anzi chi dei due sia la vittima, quale patto leghi i protagonisti e in quale oscurità delle persone quel patto abbia radicato. Chi scrive, insomma, ha cercato di comprendere profondamente le ragioni della violenza. E forse, chissà, ha lavorato proprio per emanciparsi da uno sguardo semplice sulla violenza. Non c’è dunque condanna, ma esposizione, quando possibile poetica, di quel magnifico e tremendo amore» (Maria Grazia Calandrone).

 Recensione di Ilaria Bagnati


Magnifico e tremendo stava l’amore

puro e lacero come un orfano

stava l’amore

Luciana e Domenico si conoscono da ragazzi, con uno sguardo sanno già di appartenere l’uno all’altro, si incontrano di nascosto, si amano di nascosto finché la loro storia diventa ufficiale e i due si sposano.
Luciana fa ben presto i conti con la dura realtà, Domenico la trascura, non le presta le attenzioni che ci aspetta in una coppia di novelli sposini. Il tempo passa, Luciana resta incinta (4 volte) e iniziano le botte, i soprusi, le violenze. Lui ogni volta la prende per il collo con il rischio di soffocarla, se ne frega dei lividi visibili che lascia, l’accusa di tradirlo ripetutamente.

Luciana nonostante tutto lo ama, lo denuncia più volte e ritira le denuncie per paura di perdere i figli. Lui la perseguita, la minaccia, la chiama ripetutamente (ancora non c’è la legge sullo stalking).

Per colpa mia, che non me ne vado, che non rinuncio al sogno che lui torni a essere il ragazzo che amavo. Cosa mi tiene qui, quale forza feroce, più forte dell’amore che provo per i miei figli?

All’ennesima aggressione, dopo vent’anni di botte, Luciana capisce che ormai si tratta di lei o lui, che lei vuole vivere per i suoi figli e vivere per il suo nuovo amore. Lo accoltella più volte, dodici per l’esattezza, fino ad ucciderlo. La donna è sconvolta, non sarebbe mai voluta arrivare ad un epilogo del genere. Aiutata dal nuovo compagno lo fa sparire nel Tevere. Luciana viene processata insieme al compagno e la sentenza ha fatto storia in giurisprudenza. Luciana si è difesa, il figlio ha dichiarato che non pensava sarebbe morto il padre dopo tutti quegli anni di violenza.

Magnifico e tremendo stava l’amore è tratto da una storia vera, l’autrice ha saputo elaborare la verità storica con il romanzo creando versi poetici struggenti, di rara bellezza.

La Calandrone sviscera i sentimenti, entra dentro le menti dei due protagonisti provando a farci capire cosa sia successo senza mai descrivere Domenico come un mostro ma cercando di farci comprendere, grazie alla sua storia di vita, cosa può averlo portato ad essere la persona che è stata.

La storia di Luciana è quella di tante donne che subiscono maltrattamenti ripetuti, fisici e psicologici. Ci sono bambini che vivono nel terrore, sempre “sul chi va là”, aspettandosi il finimondo da un momento all’altro. Sappiamo purtroppo, anche dai recenti fatti di cronaca, chi ne fa le spese, sappiamo quale sia il tragico epilogo di tante storie. Qui il morto non è la vittima ma il carnefice, il punto è che non si dovrebbe arrivare ad un esito così tragico nè per l’uno, nè per l’altra.

Magnifico e tremendo stava l’amore è un libro che parla di amore, di un amore bistrattato, di un amore che va oltre la razionalità, oltre ogni ragionamento, oltre l’amore per i figli. Alla fine di tutto Luciana continua a dire che lei Domenico lo amava, nonostante tutto.

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Maria Grazia Calandrone


è poetessa e scrittrice. Collabora con la Rai come conduttrice e autrice. Con i suoi libri di poesia ha vinto importanti premi. Tra i suoi libri in prosa, Splendi come vita (Ponte alle Grazie 2021, entrato nella dozzina del Premio Strega) e Dove non mi hai portata (Einaudi 2022, nella cinquina del Premio Strega e vincitore del Premio Vittorini, Premio Sila, Premio Pozzale Luigi Russo, Premio giuria popolare Clara Sereni e Premio giuria popolare Asti d’Appello). Per Einaudi ha pubblicato anche Magnifico e tremendo stava l’amore (2024).

A cura di Ilaria Bagnati

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