Recensione di Roberto Forconi
Autore: Mónica Ojeda
Editore: Alessandro Polidoro Editore
Genere: Thriller Psicologico/horror
Pagine: 285
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Un’adolescente appassionata di horror e creepypasta (storie macabre che circolano su internet) si sveglia legata in una capanna in mezzo alla foresta. A rapirla non è uno sconosciuto, ma la sua insegnante di letteratura, una giovane donna che lei e le sue amiche hanno tormentato per mesi in una scuola d’élite. Presto, tuttavia, i motivi del rapimento si sveleranno molto più oscuri del bullismo subito dall’insegnante: un inquietante amore giovanile, un inaspettato tradimento e alcuni riti iniziatici ispirati a leggende urbane virali e terrificanti sviluppate su internet.
Recensione
Un’ossessione nasce sempre da un’ossessione. La smania di voler dimostrare di essere qualcun’altro e rendere la vita difficile all’ombra dello specchio che riflette un’immagine comune, fatta di adolescenza mancata, simbiosi familiare e malnutrizione culturale.
Un’ossessione che sbrana l’anima e rende il perfetto killer chi conosce “Le Regole dell’Attrazione” e vuol mettere in mostra un solitario sommario di idee spacciandolo per “La Divina Commedia”.
A tratti Don Delillo e Bret Easton Ellis, la scrittura di Mónica Ojeda ruba qua e là senza essere ladro ma predatore; conosce le regole odierne per cui scrivere di psicologia/horror equivale a empatizzare se stessi e chi ci circonda. Non importa se facciamo parte di una tribù o siamo passeri solitari in cerca d’amore, perché alla fine non ci interessa scomparire ma fiorire splendidi come la Regina del parco.
Un romanzo che fonde la letteratura più classica alle nuove frontiere del linguaggio del web, di quella lingua sconosciuta a chi fu Generazione X ma che tanto gli fu insegnante senza saperlo. Un preambolo per descrivere una storia malata e d’amore, di rinuncia e di immedesimazione; non ci sono risvolti felici neanche a casa della felicità.
Clara è l’insegnante che vuol essere l’Insegnante perfetta, un tripudio di stereotipi che pescano nell’intimità di sua madre, a sua volte insegnante e a sua volta stereotipo supremo del titolo che rappresentava. Una perfetta donna triste che nessuno vede realmente, così come lo sono le ragazze che le circondano la vita. E quando Clara diventa predatore per vendetta, le carte in tavola che si vorrebbero rovesciare restano coperte, aumentando il fastidio e il mistero attorno a questa figura. Odio che cresce, amore che si assopisce. Amore che esplode nella ferocia delle azioni.
Ojeda, classe 1988, è abilissima nello scrivere, nel dettare toni e linguaggi forti, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi del libro che sembrano vivere nella vita quotidiana che viviamo. Ci sono tutte le follie di un giovane e i sogni perduti di chi cresce, ma anche l’illusione svanita di un futuro arrivato in fretta e furia come un diretto del campione dei pesi massimi di boxe.
L’amicizia è il fulcro del romanzo, quella innaturale tra Fernanda e Annelise fatta di crudeltà e silenzi, e quelle pulsioni che fagocitano sfide ai limiti del peccato e della repulsione. Un gotico che si manifesta attuale e ancestrale che rapisce il lettore con la sottile vena letterata della sua scrittrice.
Un folk horror contemporaneo fatto di radici internettiane e paurose così come sono quei spaventosi episodi di cronaca che vedono giovani ragazzi improvvisarsi in sfide estreme perdendo la vita. C’è l’attualità dello scambio social anziché di quello intimistico, perché in fondo in fondo è meglio immaginare una vita digitale che vivere la propria.
Quasi trecento pagine di allusive relazioni, spazi oscuri rivelati e rimandi più famosi a quelli che sono considerati maestri del thriller.
…E poi c’è ancora Clara che rappresenta un po’ la Carrie Kinghiana, che da vittima resta vittima, ancora lei, l’insegnante, il fulcro del romanzo gotico e della “perduta pena”…
Un romanzo crudele come l’odio e candido come il rosa di una principessa che ferisce e fa innamorare per quanto sia difficile da digerire.
Mónica Ojeda
(Guayaquil, Ecuador, 1988) è laureata in Scienze della Comunicazione con specializzazione in Letteratura, possiede un Master in Creazione letteraria e Teoria e critica della Cultura ed è stata docente presso l’Università Cattolica di Santiago de Guayaquil. Vive a Madrid, dove è dottoranda in studi umanistici con una ricerca sulla Letteratura porno-erotica latinoamericana.Nel 2015 il suo primo libro di poesie, El ciclo de las piedras, ha vinto il «Premio Nacional de Poesía Desembarco». Nel 2016 ha pubblicato il romanzo Nefando che ha ottenuto un ottimo successo di pubblico e critica e nel 2014 La desfiguración de Silvia («Premio Alba Narrativa 2014»). Ha collaborato all’antologia di racconti Emergencias. Doce cuentos iberoamericanos (2013) e ha pubblicato il racconto Caninos nel 2017, anno in cui entra a far parte della lista Bogotà 39 che include i 39 migliori scrittori dell’America Latina under 40. Nel 2019 ha vinto il «Premio Next Generation Prince Claus Laureate», conferito a giovani under 35 che si sono distinti nei campi dello sviluppo e della cultura. Mandibula, inserito da El País tra i migliori libri in lingua spagnola nel 2018, è stato finalista al «Premio Bienal de Novela Mario Vargas Llosa».
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