MARE DI PIETRA
Patrizia Rinaldi
DETTAGLI:
Editore: Rizzoli
Collana: Nero Rizzoli
Genere: Thriller
Pagine:
Anno edizione: 2024
Sinossi. Dopo Guaio di notte, Patrizia Rinaldi regala ai suoi lettori un nuovo caso per la Signora e Andrea, in cui si mescolano le tinte più fosche del noir e l’umorismo partenopeo nutrito da una verve linguistica irresistibile. Un insolito trio composto da Andrea, la Signora e Donna Achille – esemplare di un non meglio definito animale fuggito da un circo – si gode la tranquillità della cabina al mare, di fronte alle onde di Posillipo. La quiete però dura poco, perché Marzio Mansi ha un incarico per loro: recarsi su un’isola al largo della costa sorrentina e infiltrarsi tra gli eccentrici ospiti di Villa Genziana, in apparenza esclusivo resort, in realtà centro di ogni sorta di traffico lecito e, soprattutto, illecito. Lo scopo è scoprire che fine ha fatto la spietata maîtresse Gada di Spagna: si sa che è stata uccisa. Ma da chi? Perché? E dov’è finito il cadavere? Così, Andrea e la Signora, fingendosi l’una aspirante soubrette pronta a tutto e l’altra manager-protettrice, si trovano al centro di un intrigo torbido e pericolosissimo. Tra raffinati voyeur e medici corrotti, cantanti isteriche e cuoche dalle insospettabili risorse, scopriranno come le ferite del passato tornino facilmente a sanguinare. Ma anche come si possano guarire.
Recensione di Sabrina De Bastiani
Il mare non è tutto uguale, blaterano di acqua che va e viene, che è sempre la stessa, ma quando mai! Tu sei il mio pezzo di mare e sei diverso dagli altri: per come metti le onde di traverso davanti a quello scoglio, per come canti, per come ti sbatti quando stai incazzato, per come alla stagione mi inviti a entrare nelle tue stanze, per come hai pareti invisibili che mi proteggono, che mi salvano dall’altro mare, quello che ti porta a fondo senza pietà.
Ho letto e riletto questo passaggio, così tante volte.
Tutte quelle che ci sono volute affinché capissi perché mi è entrato nel cuore così profondamente.
Parrebbe facile comprenderlo.
Per la qualità della scrittura, per la potenza dell’immagine, per l’originalità espressiva, per l’amore che nutro per il mare.
Senz’altro per tutti questi motivi.
Ma uno mi si è fatto chiaro più di tutti gli altri.
Ed è perché questo brano tratto da “Mare di pietra”, nuova uscita per Nero Rizzoli e seconda avventura della Signora, che ritroviamo qui pigra, madre, felice, mezza scema, un po’ guarita, innamorata di nuovo dello stesso mare, della stessa vita che le aveva levato tutto, e di Andrea, è la più completa e perfetta descrizione di ciò che sono le storie scritte da Patrizia Rinaldi, dell’effetto che fanno, del segno che lasciano, della loro assoluta, ineffabile, estrema bellezza.
«Ma questo è un dedalo infernale, una casba di angoli, un concerto di muri e corridoi. È un mare di pietra circondato dal mare vero.»
E’ un mare di pietra, appunto, quello di cui scrive qui Rinaldi, eppure lo stesso ci si vorrebbe annegare.
E ci si annega, di fatto, subito avvolti e travolti da una trama intrigante e quanto mai “attuale”, che si muove tra le spire di rapporti di potere, di do ut des in cui qualcuno perde sempre, di ossessioni e mancanze, scompensi e pienezze; di un’ambientazione suggestiva e di fascino assoluto, Villa Genziana, roccaforte sul mare, baluardo e bocca di Medusa, attenti a mettere la mano tra le sue fauci, se si mente.
Ma Villa Genziana era proprio così: aveva nei muri linfa scura e nelle fondamenta di scogli tutti i soprusi contro il mare e contro la vita.
Gioca di classe e di innata eleganza, l’Autrice, con le vulnerabilità dei suoi protagonisti, calandoli in una realtà pericolosa e ambigua senza alcuna rete di protezione. mettendo in scena un “delitto della stanza chiusa” in una Villa dove a essere chiuse sono anche tante porte, e dietro di esse avviene l’inimmaginabile – La bellezza inaudita della natura, del golfo e del paesaggio non faceva altro che esasperare il senso di fine del mondo che la villa si portava appresso – a indagare su un omicidio presunto e senza vittima – i morti migliori sono quelli che non si trovano – dietro al quale si cela il male assoluto.
Troppo, davvero troppo vicino.
I nemici che ci scegliamo sono i gemelli siamesi che abbiamo perduto in culla.
E allora bisogna muoversi, e lo sa bene, pur se obtorto collo , il passato, prossimo o remoto, si doveva levare di torno, perché la vita era diventata piacevole, talmente piacevole da farla ingrassare di bene, la Signora che, attraversando nello stesso modo il coraggio e l’ingenuità, si muove eccome, a sostenere Andrea – quella figlia disgraziata che era figlia e che non era figlia, ma che comunque come una vera figlia aveva deciso di farla morire di paura – la quale si muove perché a Mansi non sa dire di no, il quale si muove perché ha chiesto troppo a se stesso, a lei.
D’altronde ognuno si attrezza con il carapace che preferisce e travestirsi da qualcun’altro fa sì che non si sia raggiunti dal dolore.
Ma sarà davvero così?
“Questo posto è l’inferno. Qui giocherai col fuoco e se il fuoco non ti piace dovrai giocarci lo stesso. Ce la fai?”
Ce la fai se riguarda te. Forse.
Non ce la fai se si tratta di chi ami. Inevitabilmente.
Donna, uomo, animale, amante, figlia, figlio, madre, padre.
Ed ecco come, dall’essere senza rete di protezione si passa all’essere avvolti in una rete fittissima, di un bene che non si sa dire, ma che sa farsi sentire.
La sorpresa del bene in mezzo al male aiuta lo stesso, pure se non è toccato a te.
Un romanzo che sorprende, “Mare di pietra”, che ci regala mistero, delitto, ironia, tanta meravigliosa apucundria, e sa declinare l’amore, restituendolo sfacciato e timido.
Da quando frequentava la Signora, Naso di Cane spesso abbassava gli occhi per legittima difesa. E faceva effetto vedere un criminale dalla faccia maltrattata
calare lo sguardo per nascondere l’amore.
Potentissimo.
Avete la capacità di ridere in faccia ai guai; tenete le spine: pungete più di una tracina, ma poi dentro a niente vi sale un garbo, nella parola e nei gesti, che mi fa diventare un pesce pigliato con la botta.
Vi voglio bene di passione? E che cazzo ne so, chi lo ha mai conosciuto il bene? So solo che dicono che il bene di passione prima o poi finisce, invece il mammone che mi avete stipato dentro al cuore si è allargato per tutto il petto: non si abbatte, cresce.
E questo è, Signora mia.
Per chi Vi leggerà, per chi Vi legge e già Vi aspetta ancora.
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Patrizia Rinaldi
Patrizia Rinaldi vive e lavora a Napoli. È laureata in Filosofia e si è specializzata in scrittura teatrale. Ha partecipato a progetti didattici diretti da Maria Franco presso l’Istituto Penale Minorile di Nisida. Cura incontri di lettura e scrittura per ragazzi. Nel 2016 ha vinto il Premio Andersen come Miglior Scrittore. Pubblica per adulti con Rizzoli (collana Nero Rizzoli) e le Edizioni E/O e per ragazzi con Sinnos, Lapis, Giunti, EL.Tra i riconoscimenti: Premio Andersen Miglior fumetto a La compagnia dei soli; Premio Laura Orvieto a Il giardino di Lontan Town; Premio Leggimi Forte a Federico il pazzo; Premio Elsa Morante Ragazzi a Piano Forte; Premio Pippi sezione inediti a Sono tornato a casa; Premio Letterario Il Candelaio (II edizione); Premio Alghero a Ma già prima di giugno; Premio Casa internazionale delle donne – Donna scrittrice a La danza dei veleni, già finalista del Premio Scerbanenco.