Sinossi. È la torrida estate del 2022. Dalla finestra che affaccia sul giardino di Villa De Fabbris appare una scena raccapricciante: una figura avvolta nell’ombra sta trascinando sull’erba il corpo senza vita di Valentina, come fosse una bambola rotta. L’opinione pubblica si scaglia immediatamente contro il marito, Mauro, personaggio inquieto e incapace di tessere relazioni sociali durature. A cercare di far luce sul mistero della morte violenta di Valentina è un gruppo di donne agguerrite e pronte a tutto perché la verità venga a galla. Tuttavia, il caso si trasforma ben presto, per ognuna di loro, in un vero e proprio ciclone capace di spezzare gli equilibri relazionali e familiari apparentemente più solidi. Nel frattempo, chiuso in cella, Mauro segue il processo mediatico a suo carico in un silenzio ostinato, mentre dal passato riemerge il fantasma di una vicenda mai chiarita che lo coinvolge insieme ad alcuni suoi vecchi amici. Sullo sfondo, una società che vorrebbe correre più forte, ma che troppo spesso lo fa a zig-zag, inciampando sempre nel male
Mercoledì ti ucciderò
di Silvia Grossi
Laurana 2023
Giallo, pag.400
Recensione di Barbara Aversa
E’ stato immediatamente chiaro – nel momento in cui ho aperto questo libro e ho visto l’appello dei lettori da parte dell’autrice – che questo romanzo mi avrebbe toccata in profondità e che sarebbe quindi stato difficile parlarne.
“Il vizio dell’indifferenza. Questa storia, quella della morte di Valentina De Fabbris, sembra fortemente una vicenda di cronaca vera, ma perché? Perché somigliante a tanti, troppi casi di morte violenta che l’umanità perpetua dalla notte dei tempi e a tanti casi in cui l’indifferenza, nella nostra società, si è fatta azione pericolosa, divenendo consuetudine.”
Ed è responsabilità di ciascuno di noi scalfire, distruggere, strappare quel velo di noncuranza che talvolta plana sui fatti anche solo con le parole. Le parole hanno un peso immenso.
È una caldissima estate nel 2022 quando una figura nell’ombra trascina il corpo senza vita di Valentina.
Il primo indiziato è il marito, Mauro.
Grazia è la sua avvocatessa, alla quale è rimasta incollata una certa passione, se pur opaca.
Cercava sempre la vittoria e non necessariamente la verità.
Anna invece si barcamena nel duplice ruolo di legale di parte civile e amica di Valentina. I vocali che non ha il coraggio di riascoltare, le foto che compaiono sul cellulare di un’esistenza che adesso sembra essere lontana anni luce.
Valentina è stata la cosa più simile a ciò che può essere definita la “migliore amica“ ma ad un certo punto c’è stata una crepa, durante un compleanno, creando una distanza che ha preso il sopravvento.
Se Anna ripensa a Valentina, le tornano in mente le giornate di sabato trascorse a ridere di tutto, ai jeans scampanati tra gli anni 80 e 90, muovendosi sempre appiccicate con un solo walkman e due cuffie, una ciascuno.
E poi l’età adulta, i venerdì sera ripensando alla loro amicizia, che aveva superato le crisi peggiori dovute a differenze caratteriali ma che, alla fine, si era strutturata e tenuta in equilibrio proprio su quella diversità. Forse.
E poi ci sono loro, gli altri.
I satelliti gravitano incrociando le proprie esistenze, le indifferenze, i pensieri dirompenti.
E Aurora, che non può fare a meno di disegnare corpi di donne, un collo con le sue venature, la pelle diafana e trasparente, che fa venire alla mente la fragilità femminile. Ma quel disegno la riporta anche con la mente alle troppe catene a cui le donne faticano a sottrarsi.
Catene culturali, imposizioni di una società patriarcale.
“Forse è proprio giunto il momento di dare, invece, una bella occhiata a cosa siamo diventati tutti, nel frattempo in cui pensavamo di vivere la normalità e che certi errori culturali appartenessero a un passato ormai distante, morto e sepolto. Siamo stati degli sciocchi, invece, a pensare di aver fatto i conti con il nostro peggio.”
La fine di Valentina è forse il frutto di tante indifferenze intersecate, quelle che sgusciano dalla famiglia e si ramificano alle proprie amiche, anche alla migliore tra queste. Quando un grido soffocato di aiuto viene ignorato, il peso di parole agghiaccianti e offensive viene sottovalutato, quando il non detto andrebbe srotolato in milioni di parole.
Quando in fondo ci si può pensare domani.
Quando essere infelici diventa la norma.
È un domestic-thriller che convince pienamente e che, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo (in realtà, da sempre). mette al centro delle pagine l’indifferenza.
Anche dove non dovrebbe esserci. Perché siamo tutti colpevoli almeno una volta di aver fatto finta di niente o di aver scalfito la serenità di una donna.
Ed è proprio là, in quella frazione di secondo, che dall’indifferenza si può passare alla differenza.
Facciamola.
Proviamoci.
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Silvia Grossi
(Pavia, 1973), antropologa ed etnografa, è autrice del romanzo L’ultimo respiro del sole (Laurana Editore), insignito del Premio Speciale Fontamara al XXV Premio Internazionale Ignazio Silone 2022 e Finalista al Premio Demetra dell’Elba Book Festival 2022. Ha pubblicato numerosi saggi, tra i quali: Polvere e sangue a Kathmandu e C’è il mare in città (Primiceri Editore, Padova, 2016, 2019). Ha, inoltre, tradotto grandi classici della filosofia e dell’antropologia. Collabora con riviste nazionali di viaggi e cultura e con Enti di cooperazione internazionale. Mercoledì ti ucciderò è il suo primo romanzo giallo.
A cura di Barbara Aversa
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