Moll Flanders




Recensione di Loredana Cescutti


 Autore: Daniel Defoe

Editore: Feltrinelli

Traduzione: Antonio Bibbò

Genere: Narrativa classica

Pagine: 410 p., R

Anno di pubblicazione: 2017

Sinossi. Nata nel carcere di Newgate, orfana, sposa del fratello, piccola apprendista cucitrice, giovane gentildonna, femminista ante litteram, e più grande ladra del suo tempo. Questo, e altro, è Moll Flanders. E prima ancora è una maestra del travestimento e dell’inganno, al punto che neanche il suo stesso nome è certo, anche quello è una copertura, un velo che ci impedisce di conoscerne la vera identità. Nel 1722, meno di tre anni dopo aver scritto Robinson Crusoe, Daniel Defoe dà alle stampe Moll Flanders: uno dei frutti principali della straordinaria stagione creativa di cui fu protagonista. “Defoe si aggira dovunque a Londra,” scriveva E.M. Forster. Se Robinson prende il largo e diventa il più famoso naufrago della storia letteraria. Moll ci accompagna per le strade e le campagne inglesi. Nel suo picaresco pellegrinaggio la seguiamo in luoghi d’ogni genere e compagnie d’ogni risma: con lei entriamo nelle case della borghesia in ascesa, dormiamo nei letti di mercanti e truffatori, lasciamo Londra per concederci una gita a Oxford e saliamo a bordo di diligenze dirette nel nord dell’Inghilterra, ci innamoriamo di un bandito irlandese e veniamo deportati come schiavi nelle colonie americane della Virginia. Questa nuova traduzione si propone di portare alla luce la creatività verbale e lo stile oraleggiante di Moll, inarrestabile e sensuale narratrice.

Recensione

“… mi conoscevano come Moll Flanders, e perciò lasciatemelo usare, quel nome, per parlare di me, almeno fino a quando non avrò il coraggio di riconoscere chi io sia stata, e chi sono.”

Uno stile nel raccontarsi, quello di Moll Flanders che da subito ti cattura, con questa sua freschezza e franchezza, questa sua spontanea innocenza nel mettersi a nudo, fino ad un certo punto almeno riferito all’innocenza, che ti fa apparire tutto semplice, lineare, scontato e purtroppo anche triste. Però, è proprio la scorrevolezza delle sue parole che mantiene avvinti alla storia, con la voglia di seguire la protagonista nei meandri della sua vita tormentata.

“… vita di incessante varietà, per sessant’anni, esclusa l’infanzia, fu per dodici anni puttanata, cinque volte moglie (una del suo stesso fratello), per dodici anni ladra, e per otto una criminale deportata in Virginia, e infine, divenuta ricca, visse con onestà e morì da penitente. “

Ha dovuto imparare a sopravvivere praticamente da subito, fin da bambina piccolissima e per farlo, uno dei suoi tanti talenti da subito ha prevalso, ovvero l’arte del mercanteggiare che lei ha nel tempo accresciuto, nonostante non avesse avuto l’opportunità di frequentare le scuole sempre in modo regolare, grazie anche alla sua curiosità e alla sua voglia di conoscenza.

Si è affezionata a pochissimi, ma completamente fidata di nessuno fin quasi alla fine, perché era l’unico modo per non rischiare la prigione.

Una donna la cui esistenza è stata costellata da sfortune di ogni tipo, e a cui la vita a tratti ha dato tanto ma si è presa sempre il doppio indietro e, ogni volta che Moll ha avuto l’impressione finalmente di aver trovato un po’ di tranquillità, eccoti la mannaia del destino decisa ad abbattersi nuovamente su di lei per metterla ancora una volta in difficoltà.

Nonostante tutto non si può dire che lei si sia abbattuta totalmente. Magari può essere discutibile il come, ma ha sempre cercato di rialzarsi, da sola, e ripartire da zero riuscendo poi a recuperare almeno in parte.

Oh, se solo avessi ricevuto adesso la Grazia del pentimento, avrei avuto ancora la libertà di guardare alle mie passate follie, per ripararvi in qualche modo, ma il conto che avrei finito per pagare per i misfatti che avevo compiuto in giro non mi era ancora stato presentato… “

Le consapevolezze acquisite negli ultimi anni della sua vita, frutto dell’esperienza più dura in assoluto che abbia dovuto affrontare, l’anno resa una donna, se possibile, ancora più forte, ma soprattutto più conscia della vita e di ciò che ha rischiato.

Una lettura che, nonostante l’aspetto umano decisamente triste nel suo significato più ampio, mi è piaciuta moltissimo proprio per la forza di volontà che ha sempre contraddistinto e mai abbandonato questa donna, che ha fatto delle scelte sicuramente discutibili, ma che ha dimostrato una forza e una volontà di non rassegnazione che sicuramente in pochi di noi hanno mai avuto.

Fortuna molto poca, ma temi su cui riflettere moltissimi.

Buona lettura!

Daniel Defoe


(Stoke Newington, 1660 – Moorfields, 24 aprile 1731), è stato uno scrittore e giornalista britannico. Viene frequentemente indicato come il padre del romanzo inglese e ricordato soprattutto per essere l’autore di Robinson Crusoe. A partire dai saggi del critico inglese James Blood, Defoe è stato visto più volte come il padre del romanzo moderno, ovvero di una forma di romanzo in prosa in cui la figura di un singolo personaggio o di un gruppo di personaggi e del loro destino sia al centro della vicenda, e in cui si cerchi di rispettare determinati criteri di coerenza e verosimiglianza. Sebbene vi siano precedenti anche importanti (per esempio il Don Chisciotte di Cervantes e La principessa di Clèves di Madame de La Fayette), Defoe fu in effetti il primo a utilizzare questa forma letteraria in modo sistematico. Defoe non era in realtà interessato a creare o sviluppare il romanzo a fini letterari. Egli era soprattutto un giornalista, un saggista e un professionista della penna pronto a mettere il suo considerevole talento al servizio del miglior offerente. È senz’altro significativo il fatto che prima di dedicarsi al romanzo, buona parte della vita di Defoe fosse già trascorsa: quando scrisse il suo capolavoro, il Robinson, aveva già 58 anni. Inoltre, pubblicò i suoi romanzi cercando, in generale, di farli passare per storie vere (memoriali e autobiografie) per renderli più appetibili al pubblico (il motivo principale per cui Defoe scriveva era la necessità di pagare i debiti). La messa in scena ebbe successo, e solo molto tempo dopo la pubblicazione si comprese che i libri di Defoe mescolavano fatti veri (nel Robinson Crusoe la vicenda del marinaio Alexander Selkirk) con dosi generose di invenzione letteraria. La miscela di realtà e finzione, attendibilità e sensazionalismo, propositi edificanti e gusto del racconto a fine d’intrattenimento costituiscono nella scrittura di Defoe quel genere intimamente ibrido che è il romanzo moderno. Starà poi ad altri, successivi scrittori di diversi paesi sfruttarne le potenzialità; ma di certo la prima sintesi narrativa funzionante (prova ne è il successo di cui ancora godono oggi questi libri) fu l’astuto e “disonesto” Daniel Defoe.

 

Acquista su Amazon.it: