Recensione di Antonella Bagorda
Autore: Cristina Borsatti
Editore: Giunti
Genere: Biografia
Pagine: 288
Anno di pubblicazione: febbraio 2022
Sinossi. Monica Vitti è sempre stata una dea dall’umanità raggiungibile, capace di comprendere le donne e dare forma alle loro mille sfaccettature, inquietudini, e al loro coraggio. Inventando uno stile innovativo e del tutto spontaneo, ha stravolto i canoni non solo della settima arte, ma anche quelli stereotipati di bellezza dell’epoca. Una narrazione coinvolgente ne ripercorre cronologicamente la vita e la carriera, condendola di deliziose citazioni personali, pungenti e divertenti, che ricostruiscono la personalità incredibile dell’attrice e i suoi tanti volti: la commediante all’italiana ideale, la musa del cinema impegnato di Antonioni e sua compagna, l’impareggiabile spalla – capace di rubare l’ammirazione del pubblico ai più grandi interpreti di mezzo secolo di storia del cinema nazionale – e la meravigliosa protagonista di importanti incursioni nel cinema straniero. Dagli esordi ai grandissimi successi, raccontando in parallelo anche la vita di Maria Luisa Ceciarelli, la bimba che sfoggiava le sette sottane che la madre le metteva per tenerla al caldo, innamorata del ragazzino dirimpettaio, l’autrice segue passo dopo passo l’attrice di teatro con la sua voce singolare, l’artista eclettica che si muove fra cinema, teatro e televisione, la diva che ha lavorato con i più grandi registi come Antonioni, Scola, Giraldi, Monicelli e Buñuel. Un omaggio a una donna straordinaria che grazie alla sua bravura camaleontica ha segnato la storia del nostro cinema e del costume italiano.
Recensione
Maria Luisa Ceciarelli è un nome come un altro che in molti di noi non scatenerà alcun tipo direazione. Monica Vitti, invece, questo sì che è un nome che scatena in chiunque talmente tanti ricordi ed emozioni che sarebbe inutile aggiungere altre parole.
Ma va fatto. Parliamo di Lei, di Maria Luisa in arte Monica. E Cristina Borsatti ci aiuta a farlo con questa impeccabile biografia diuna delle attrici italiane più amate dal pubblico, dagli addetti ai lavori e dalla critica.
Teatro, cinema, televisione, carta stampata, Monica Vitti non ha tralasciato nulla e ha brillato in qualsiasi ruolo le sia stato affidato o si sia presa. E pensare che all’inizio della carriera si è dovuta imbattere in chi la riteneva “antifotogenica”, in chi non apprezzava la sua voce ritenendola sgradevole o non adatta a intraprendere una carriera recitativa, c’è stato anche chi ha avuto da ridire sul suo viso e sul suo naso. Tutti pareri di cui Monica Vitti non se n’è mai fatta nulla. Magari si riferiva anche a questo quando in un suo romanzo del ’93, Sette sottane, scriveva:
“A un certo punto della mia vita, a mia insaputa, devo aver deciso di dimenticare…”.
La prima parte della sua carriera è stata dedicata a Michelangelo Antonioni, o meglio, è stato un dedicarsi l’uno all’altra e viceversa, sia a livello professionale che sentimentale. Antonioni ha portato sul grande schermo il tema dell’incomunicabilità che la Vitti ha saputo interpretare in maniera magistrale.
I due hanno saputo sviscerare i temi più profondi e dolorosi dell’animo umano, come l’angoscia e la paura, con una regia e delle interpretazioni quasi da cinema muto, facendo così in modo che la bravura di Monica Vitti venisse riconosciuta anche all’estero.
È stata solo la paura di volare a impedire a Monica di arrivare oltreoceano, costringendola a rinunciare a molte proposte lavorative e a molti premi e impedendole quindi di spopolare anche lì, come è invece riuscita a fare nei paesi più vicini, raggiungibili in treno, soprattutto in Francia.
A un certo punto della sua carriera, però, la Vitti fa una grande scoperta.
«Scoprire di far ridere è stato come scoprire di essere la figlia del re»
dichiarerà in un’intervista. E non avrà nessuna difficoltà a gestire un’intera carriera passando di continuo dall’essere una grande comica all’incarnare perfettamente il tormento interiore femminile. È così che Monica Vitti passa dall’incomunicabilità di Antonioni alla Commedia all’italiana, caratterizzata dal sorriso amaro che ha mantenuto quel genere vivo e unico fino alla metà degli anni ’70, ma che continua a conservare deboli tracce ancora oggi.
È Mario Monicelli il responsabile di questo cambio di genere, è lui il primo a regalare al grande pubblico la comicità di Monica Vitti grazie a La ragazza con la pistola, trasformandola così nella quinta di quelli che in quegli anni venivano definiti i quattro “colonnelli”: Alberto Sordi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi. Unica donna a tenere botta in un filone cinematografico caratterizzato da soli uomini.
Cristina Borsatti, autrice di questa ben riuscita biografia, ci regala anche quattro interviste imperdibili. A Mario Monicelli; a Ettore Scola, che ha inserito nelle sue pellicole un tipo di recitazione che portava i personaggi a uscire dalla loro funzione per parlare direttamente alla macchina da presa, quindi al pubblico; a Franco Giraldi e infine a Dino Risi, inventore dei film a episodi.
Ognuno di questi quattro registi ci ha donato a modo proprio sia un’idea di cosa rappresentasse il cinema a quei tempi che alcuni aneddoti privati su Monica Vitti come persona. Perché effettivamente in questo libro si lascia molto spazio al periodo storico, al cinema in generale e a Monica Vitti personaggio, con un occhio attento su tutti i suoi lavori, soffermandosi sulle descrizioni dei personaggi e sulle trame dei film, e poco spazio, quasi nullo, a Maria Luisa Ceciarelli persona.
Meraviglioso, inoltre, ricordare un aneddoto legato al capolavoro Flirt, esordio alla regia dell’allora compagno di vita della Vitti, Roberto Russo, che gli è valso anche il David per il miglior regista esordiente. È il film grazie al quale è nata La donna cannone, di Francesco De Gregori, canzone scritta come colonna sonora del film e diventata poi uno dei singoli intramontabili del cantautore romano.
Impossibile non citare, per finire, alcune considerazioni che Monica Vitti ha fatto riguardo la tv, che ha comunque sempre amato dedicandole buona parte della sua carriera artistica:
«La televisione è una ladra del nostro tempo: incantatrice, bugiarda, a volte ignorante. È un ospite invadente che si impadronisce dei nostri pensieri. (…) Una parola, un colore, un suono, e quello che stavamo pensando scappa via… Quanti capolavori non sarebbero mai stati scritti se ci fosse stata la televisione.»
Questa volta non vi lascerò con la solita domanda, tanto s’è già capito se consiglio o no questa lettura. Vi lascio invece con una perla, ennesimo regalo della Vitti, che secondo me ha un profondo significato tanto per gli attori quanto per tutti noi:
«Riesce a dividere spettacolo e vita privata?»
«Certo! E la vita ha il primo posto, anche se non volessi. E poi, l’una alimenta l’altro. Però sarebbe bello scegliere: quando vivere e quando recitare…»
Grazie a Cristina Borsatti, curatrice di questa bibbia.
E grazie di tutto a te, Monica!
Cristina Borsatti
Sceneggiatrice, story editor, giornalista, scrittrice (“Monica Vitti”, L’Epos poi Giunti – “Roberto Benigni”, Castoro), ha collaborato alla realizzazione di numerosi film e documentari in veste di script doctor. Giornalista professionista, inviata e critica cinematografica, ha pubblicato saggi e articoli su quotidiani e riviste e ha collaborato con numerose testate giornalistiche. Dopo molti anni di ghost writing, editing e collaborazioni alla scrittura di film, serie e documentari, ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.
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