Morte di uno scrittore




Recensione di Laura Salvadori


Autore: Häkan Nesser

Traduzione: Carmen Giorgetti Cima

Editore: Guanda

Genere: thriller

Pagine: 201

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. David Moerk è un traduttore che vive una vita solitaria dopo la scomparsa della moglie in circostanze misteriose e ha appena ricevuto l’incarico di tradurre l’ultimo romanzo – inedito – di un celebre scrittore, Germund Rein. Rein è morto e non può più spiegare perché pretende che quella sua opera non debba essere pubblicata in lingua originale e, soprattutto, perché si debba mantenere il massimo riserbo al riguardo. Dopo le prime indagini, le circostanze portano tutti a pensare che l’uomo si sia suicidato… Traducendo quell’ultimo, enigmatico lavoro, Moerk si convince tuttavia che Rein sia stato ucciso da qualcuno a lui molto vicino. Determinato a capire cosa nascondano realmente la scomparsa della moglie e quella dell’autore, David scoprirà molto presto che il contenuto di quel libro è destinato a stravolgere per sempre più di una vita. La sua, per prima. sillabazione delle parole.

Recensione. Leggere “Morte di uno scrittore” ha rappresentato per me una sorta di viaggio interiore e profondamente intimo dentro l’animo e nella vita dell’autore e del suo personaggio, David Moerk.

David Moerk, il protagonista nonché io narrante, si racconta e si consegna senza riserve al lettore; racconta la sua vita, il suo amore per Ewa, le sue più banali abitudini, i suoi gesti, i suoi pensieri. Questa confessione, senza veli e senza secondi fini, è il romanzo, ne costituisce il cuore e si azzera in esso, senza che si avverta il bisogno di colpi di scena e di una trama al cardiopalma.

Leggendo “Morte di uno scrittore” si deve essere disposti a non avere fretta e ad ascoltare il racconto del protagonista, che si snoda su due diversi piani temporali che quasi si intrecciano tra loro, confondendosi, a tratti, senza rendere evidente un filo conduttore o una morale.

Il ruolo principale è giocato dall’assenza e dell’apparenza.

L’assenza di Ewa, scomparsa, e l’assenza di Germund Rein, lo scrittore, che è morto, probabilmente suicida, e che consegna il suo ultimo manoscritto a Moerk, con un gesto di per sé incomprensibile, ma che lascia intravedere la richiesta di far luce sulla sua stessa morte.

Nel mistero e nell’estasi di queste assenze si sviluppa la vicenda del protagonista, chiamato in causa per svelare la genesi di entrambe, l’una subìta, l’altra invece capitata e voluta da altri.

Ciò che salta agli occhi immediatamente è la sovrapposizione tra la scomparsa di Ewa e la morte di Rein, due vicende talmente simili e assimilabili da confondere il lettore.

Persino le due figure femminili del romanzo, Ewa e Mariam, si sovrappongono a tratti: entrambe sensuali, entrambe bellissime e fatali.

Alla fine scopriamo che ciò che abbiamo visto, ciò che crediamo, le nostre più profonde convinzioni, possono essere equivoci, oppure false verità che il nostro inconscio ci impone per salvarci, oppure per lasciarci vivere senza rimpianti. Ecco che l’apparenza diventa davvero protagonista, con una tale forza da lasciare il segno.

Non sapremo cosa è successo a Ewa e non sapremo la verità sulla morte di David, fino a quando non arriveremo alla fine di questo romanzo misterioso e ammorbante.

Allora tutto si farà più chiaro. Con un finale che non ci si aspetta, mediante un repentino cambiamento dei ruoli, ci convinceremo una volta di più che spesso niente è quello che sembra, ma è ciò che fa più comodo credere.

Molto particolare è l’ambientazione del romanzo, che si snoda tra città e luoghi irreali, cupi e chiusi in un glaciale inverno, che non offre spiragli di luce al lettore.

E magistrale, infine, è la prosa, fatta di immagini sapientemente descritte, molto sensazionale, intima e introspettiva. Leggere le pagine di Nesser è un autentica meraviglia. Nesser rende anche la descrizione più banale un tripudio di bellezza e di poesia.

E ancora più geniale è la costruzione di questo romanzo dell’assenza, degli equivoci e dell’apparenza.

Nesser gioca con le parole, ci distrae con la sua poetica e ci trafigge con dardi indolori e velenosi, per intossicarci, stregarci e condurci dove lui e solo lui vuole, dilettandosi, forse, a confondere le nostre convinzioni.

 Da“Morte di uno scrittore” è tratto un primo film della trilogia “Intrigo”, per la regia di Daniel Alfredson. I tre film di “Intrigo” corrisponderanno ad altrettanti libri di Häkan Nesser.

Häkan Nesser


(Kumla, 21 febbraio 1950) è uno scrittore svedese di romanzi polizieschi. Ha insegnato lettere in un liceo, ma dopo il successo ottenuto dai suoi primi romanzi si è dedicato interamente alla letteratura.

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