Natura morta
Autore: Louise Penny
Traduzione: Alessandra Montrucchio e Carla Palmieri
Editore: GiulioEinaudi editore
Collana: Stile Libero Big
Genere: Giallo, cozy mystery
Pagine: 416
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Tra i sentieri del bosco che circondano un paesino da sogno, la vigilia del giorno del Ringraziamento Miss Jane Neal viene ritrovata senza vita. Un incidente di caccia? O qualcosa di ben più inquietante? Il romanzo in cui entra in scena uno dei personaggi più amati del crime internazionale: l’ispettore capo della Sûreté du Québec, Armand Gamache. L’ispettore Armand Gamache giunge sulla scena di una morte sospetta in un paesino a sud di Montréal, Three Pines. Jane Neal, una maestra in pensione che coltivava rose e dirigeva il gruppo parrocchiale femminile, è stata trovata accasciata in una delle foreste che circondano il villaggio. In molti usano arco e frecce per cacciare i cervi e non può che trattarsi di un incidente. Ma Gamache non si lascia ingannare. Dietro la bellezza e la serenità di Three Pines, si agita un che di sinistro. E quello di Jane Neal è stato un omicidio, ne è certo. Adesso non resta che indagare.
Recensione di Salvatore Argiolas
Louise Penny è una delle scrittrici di gialli più premiata in assoluto. Nel suo palmares vanta ben otto premi Agatha per il miglior romanzo, cinque premi Anthony e altri tanti riconoscimenti e visto come veniva considerata mi sembrava molto strano che non venisse presa in considerazione per la traduzione in italiano dei suoi gialli, tradizionali ma con uno sguardo attento alla contemporaneità.
Per fortuna dopo tanto tempo dall’esordio con “Still Life”, pubblicato per la prima volta nel 2005, nel 2013 la casa editrice Piemme ha tradotto il settimo episodio della saga dell’ispettore Gamache e da allora prima Piemme poi Einaudi hanno valutato la giallista canadese meritevole di attenzione, traducendo i suoi gialli più recenti, sino all’ultimo, il diciassettesimo “I diavoli sono qui” del 2020 pubblicato da Einaudi.
La stessa casa editrice torinese ha poi deciso di tornare all’origine della serie, scegliendo di modificare l’ordine un pochino schizofrenico che ha dettato sinora l’uscita dei libri che costituiscono la saga dell’ispettore Gamache, presentandolo nel suo esordio in “Natura morta” dove indaga sulla morte di un’anziana ex insegnante trafitta da una freccia nel piccolo villaggio canadese di Three Pines,
“lontano da tutte le strade principali e secondarie, fuori da qualsiasi mappa turistica.
Come Narnia, lo si trovava quasi sempre per caso, e subito dopo ci si stupiva che un villaggio tanto antico fosse rimasto così a lungo nascosto in quella valle.”
Qui troviamo uno degli archetipi più antichi e validi dei romanzi gialli, quello del villaggio isolato dove tutti si conoscono ma che contiene molteplici occasioni criminali, occultando vizi privati e mostrando pubbliche virtù.
Sin da subito ci viene presentato Gamache, che diventerà uno dei detective più amati dai lettori:
“Il segreto dell’ispettore Gamache era che a cinquantacinque anni suonati, all’apice di una lunga carriera il cui slancio pareva essersi esaurito, la morte violenta lo sorprendeva ancora. Il che era strano, per un responsabile della Omicidi, e forse spiegava perché non avesse fatto più progressi nel cinico mondo della Sûreté du Québec.”
“Uomo dall’aspetto impeccabile, con i baffi ben curati, gli occhi castano scuro che fissavano al di sopra delle lenti a mezzaluna, l’abito col gilet, il berretto di tweed sui capelli brizzolati e ben tagliati”
ha un metodo d’indagine molto diverso da quello dei suoi colleghi dei gialli classici all’inglese che fanno della deduzione (o dell’induzione) il perno delle loro inchiesta ma come il commissario Maigret cerca di assorbire tutte le vibrazioni emotive dell’ambiente per decifrare relazioni, legami e personalità dei sospettati e dei loro conoscenti.
“Studiò con attenzione gli abitanti, le loro facce e i loro gesti, e quando possibile ascoltò quel che dicevano, cosa non facile perché tutti si tenevano abbastanza lontani dal suo scranno di legno sull’erba. Di chi abbracciava e chi stringeva la mano. Di chi aveva gli occhi rossi e chi dava l’impressione che fosse un giorno qualsiasi.”
“Gamache sapeva che il crimine era un fatto profondamente umano nelle sue cause come nei suoi effetti. Pertanto l’unico modo di assicurare un criminale alla giustizia era entrare in contatto con l’umanità di chiunque fosse coinvolto, e scambiare due chiacchiere in un caffè era senz’altro il metodo più piacevole e disarmante”
ma non disdegna neanche il metodo socratico della maieutica dove la verità può scaturire dal dialogo con i suoi colleghi, con suggerimenti, contrasti e briciole di ragionamenti che possono condurre gradatamente alla soluzione del caso.
Anche se sembra gentile e bonaccione Gamache è un funzionario ligio al dovere e non teme di mettere in riga sottoposti riottosi alle regole e testimoni che cercano di depistarlo, dimostrando carattere e grande dirittura morale.
Three Pines è un minuscolo centro abitato vicino al confine con gli Stati Uniti, nella provincia canadese francofona del Quebec, non lontano da Montreal dove
“la cosa più vicina a un corpo di polizia era la brigata dei pompieri volontari”
e dove una morte violenta è un avvenimento epocale che sconvolge e movimenta la vita dei pochi abitanti, tutti stretti conoscenti e tra i quali c’è una persona che ama tantissimo i romanzi inglesi del genere cozy mystery.
E’ questa proprio la definizione più appropriata della narrativa di Louise Penny, visto che il cozy mystery viene definito come un sottogenere del giallo dove mancano sesso e violenza e l’indagine viene svolta in un ambiente sociale ristretto per far emergere conflitti psicologici e vecchie e nuove inimicizie.
“Natura morta” è tutto questo ma è anche un esercizio di bravura della giallista canadese che mette l’ispettore Gamache al centro di una ragnatela fatta da antichi soprusi che hanno ripercussioni dopo tantissimo tempo in un gruppo sociale chiuso,
“composto anche di persone buone, gentili e fallaci che battagliavano con la vita. Persone che andavano a spasso coi loro cani, che rastrellavano le implacabili foglie d’autunno, che inseguivano la neve e la sua dolce caduta”
ma che nascondevano uno scaltro assassino.
“Natura morta” piacerà sicuramente agli appassionati dei gialli deduttivi all’inglese perché ne riprende tutti gli archetipi ma farà contenti anche gli amanti dei romanzi psicologici che troveranno tutti gli aspetti tipici del genere.
Anche la trama risponde bene alle aspettative richieste, tranne il movente di un omicidio che mi pare veramente molto debole, ma per il resto l’esordio di Louise Penny è veramente degno di nota perché indaga sulla psiche di un gruppo di persone che col tempo hanno formato un ecosistema ricco di passioni e di conflitti che alla fine conducono al delitto.
“Chi può conoscere il male in agguato nel cuore degli uomini”
si chiede un personaggio del giallo ed è questa la domanda che ci lascia questo cozy mystery da consigliare che lascia anche un altro motivo di riflessione che poi conduce alla comprensione del titolo scelto dalla Penny:
“La vita è cambiamento. Se rifiuti di crescere e cambiare puoi solo rimanere fermo, mentre il resto del mondo va avanti. In genere sono persone immature, che vivono una vita quieta come una natura morta.”
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Louise Penny
vincitrice di numerosi premi internazionali, è autrice di best seller che hanno raggiunto il primo posto nelle classifiche del «New York Times», «Usa Today» e «Globe and Mail». I suoi romanzi con protagonista l’ispettore capo Armand Gamache sono tradotti in 31 lingue e in Italia sono usciti per Einaudi, che della serie ha già pubblicato: Case di vetro (2019), Il regno delle ombre (2020), Un uomo migliore (2020), I diavoli sono qui (2021) e Natura morta (2022). Nel 2017 le è stato assegnato l’Ordre National du Québec per i suoi contributi alla cultura canadese. Vive in un piccolo paese a sud di Montréal