Recensione di Elvio Mac
Autore: Mauro Corona
Editore: Mondadori
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 280
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Nel fitto di un bosco di uno dei monti dell’Italia settentrionale un uomo ritrova una baita appartenuta ai suoi antenati. Decide di ristrutturarla, per andarci a vivere e sfuggire così alla crudeltà del mondo che lo circonda. Ma, mentre lavora, un colpo di piccone bene assestato cambia per sempre la sua vita. Dietro la calce, in un’intercapedine del muro, trova i corpi mummificati di tre donne. E si accorge che sulla loro carne sono stati incisi dei segni, quasi lettere dell’alfabeto di una lingua misteriosa e sconosciuta. Qual è la storia delle tre donne? Chi le ha nascoste lì? Qual è il terribile messaggio che quelle lettere vogliono comunicare? Ed è possibile che la cerva dagli occhi buoni che sbuca ogni sera dal bosco voglia davvero proteggere l’uomo e rivelargli qualcosa? Mentre le tre mummie cominciano a infestare i suoi pensieri e i suoi sogni, trasformandoli in incubi e allucinazioni, l’uomo si mette alla ricerca della verità, una ricerca che può portarlo alla perdizione definitiva o alla salvezza. O forse a entrambe. Mauro Corona, dopo anni in cui si era dedicato a forme più brevi, torna al romanzo vero e proprio. E lo fa con un libro che racconta la maestosità della natura e la cattiveria degli uomini, denso di immagini – per esempio quella del pivason, l’uccello-vampiro, e del suo spaventoso verso, presagio di morte – e di momenti di lirismo, come la scena in cui il protagonista scende in una foiba e dentro una pozza d’acqua scopre un piccolo essere di cui si sente improvvisamente e inaspettatamente fratello. Con “Nel muro”, Corona torna a raccontare i boschi, gli animali e gli uomini della sua terra.
Recensione
“Nel muro” è raccontato in prima persona dal protagonista che spiega le origini dei suoi comportamenti violenti, o meglio spera di potersi dare una spiegazione, una giustificazione, sostenendo che le colpe degli avi, vengono consegnate agli eredi in vita, in un modo del tutto spietato, ovvero con una condanna che consiste in un continuo malessere esistenziale che scatena angosce, rancore, insicurezze, odio, violenza e vendetta.
Quest’uomo che prova un odio profondo verso le donne, ha un’urgenza di pace interiore, soprattutto quando capisce che porta con sé una maledizione.
L’unico modo di porre fine al suo male di vivere è consegnarsi alla morte e per arrivarci dovrà prima attraversare l’inferno. Questo consiste nel risolvere il mistero di tre donne assassinate trovate in una baita.
Solo portando a termine questo compito potrà espiare parte delle sue colpe. E’ un uomo talmente abituato al travaglio dell’animo che quando gli capita di sentirsi bene, la prima cosa di cui si preoccupa è sapere quando finirà quell’attimo di felicità.
Personaggio controverso, Mauro Corona in questo libro appare e risalta esattamente come quando lo vediamo in TV, un uomo rude, chiuso, schivo, scontroso e drogato di cultura, dal carattere acuminato come la punta di un coltello.
I temi trattati sono diversi, la misoginia e la violenza sulle donne in primis, lo scopo dell’esistenza e il male di vivere; a tal proposito ci sono alcuni passaggi durissimi che trasmettono un dolore feroce.
“La penitenza è vivere, esistere, mangiare e defecare. E mettere al mondo bambini che soffriranno. Salvezza non ce n’è per nessuno. Io la penso così e amen”.
“Non mi piaccio. Non mi piacevo da giovane, men che meno adesso. Non mi sono mai piaciuto, per questo voglio dimenticarmi. E per farlo devo morire, altrimenti ogni volta che mi sveglio ricordo che sono io”.
Credo che nello scrivere un libro, uno scrittore scriva molto spesso di sé. Siccome in questo romanzo c’è un uomo che deve risolvere un mistero in una baita, mi chiedo, qual è il mistero che Corona deve risolvere a Erto nella sua tana?
Ci sono molte ripetizioni nel racconto, penso che servano all’uomo per arrendersi alla sua condizione, le utilizza per approvarsi nonostante tutto e per tentare di capire se stesso. Questo continuo parafrasare non trasmette mancanza di idee, piuttosto è qualcosa di intrattenibile nello sfogo narrativo, scritto dal punto di vista dell’uomo che odia le donne. Non mancano frasi suggestive e spunti di riflessione notevoli.
“Le storie rotte sono corde spezzate riflettevo, se le riallacci si vede il nodo. C’è da dire però che, se tiri forte, si rompono da un’altra parte, mai dove sta il groppo. Quello tiene più della corda nuova”.
“Il buio della montagna è come un inchiostro magico, è capace di scrivere di tutto“.
L’autore ha dichiarato:
”Ci sono molte cose di questo romanzo che sono mie, che appartengono alla mia vita, alla mia famiglia”. Una frase che fa paura dopo aver letto questo libro. La tribolazione dell’uomo è il fulcro del racconto, la brutalità e la violenza riempiono questa storia con molta forza. Le ultime pagine contengono una disperazione potente, ma sorretta dalla speranza.
Mauro Corona
Mauro Corona: è uno scrittore, alpinista e scultore italiano. Ha seguito fin da bambino il nonno paterno (intagliatore) in giro per i boschi. Intanto, il padre lo portava a conoscere tutte le montagne della valle. Dal primo ha ereditato la passione per il legno, diventando uno degli scultori lignei più apprezzati d’Europa; dal secondo invece l’amore per la montagna. Alpinista e arrampicatore fortissimo, Mauro Corona ha aperto oltre trecento nuovi itinerari di roccia sulle Dolomiti d’Oltre-Piave. È autore di svariati libri, alcuni dei quali best seller.