Nella spirale di Fermat




GIANFRANCO TONDINI


Editore: Fernandel

Genere: Thriller

Pagine: 176

Anno edizione: 2025


Sinossi. Wainer e Sara sono stati a lungo insieme prima che una malattia li dividesse. Ora vivono lontani l’uno dall’altra, pur lavorando entrambi nel mondo dell’arte. Wainer è un gallerista di provincia coinvolto in una produzione artistica nella quale ha investito in maniera rovinosa tutto ciò che possiede, e che per sfuggire ai debiti si addentra nell’oscuro mondo delle contraffazioni, fino al paradosso di falsificare un’opera autentica. Sara ricopre un incarico di responsabilità alla sede Unesco di Lione e ogni suo pensiero è rivolto alla cura della malattia e al lavoro, a cui si dedica con abnegazione totale. Finché, in modo del tutto inappropriato rispetto alle sue competenze, non viene incaricata di gestire le conseguenze del furto di un quadro di Rembrandt, vicenda che rivelerà un’insidia vasta e velenosa. Scritto con una trama incalzante a metà fra il romanzo d’azione e il giallo, “Nella spirale di Fermat” descrive il mondo dell’arte contemporanea nei suoi aspetti più estremi e forse meno conosciuti.

 Recensione

di

Giusy Ranzini


Il romanzo Nella spirale di Fermat di Gianfranco Todini è un’opera che fonde il thriller, il romanzo d’azione e il giallo, ambientandoli in un contesto affascinante e insidioso:

il mondo dell’arte contemporanea e del mercato delle opere d’arte.

Con una scrittura precisa e una trama avvincente, Todini costruisce una storia che, pur basandosi su dinamiche tipiche del noir e del romanzo investigativo, scava anche nella psicologia dei personaggi e nei meccanismi perversi che regolano il valore e la percezione dell’arte.

I protagonisti della vicenda sono Wainer e Sara, due personaggi legati da un passato sentimentale e da un presente che li vede su binari paralleli, ma lontani. Wainer, gallerista di provincia con una passione bruciante per l’arte, si trova a combattere contro un fallimento finanziario imminente, frutto di scelte azzardate e di un investimento artistico che si è rivelato rovinoso.

Per cercare di salvarsi dalla rovina, si spinge sempre più in profondità nell’ambiente delle contraffazioni, fino a giungere a un paradosso narrativo affascinante: falsificare un’opera autentica. Questo spunto, che da solo varrebbe la lettura del romanzo, mette in luce con brillante ironia e amarezza il confine labile tra originalità e copia, tra verità e inganno nel mercato dell’arte.

Dall’altro lato, Sara vive a Lione, dove ricopre un ruolo di responsabilità presso l’Unesco. Per lei l’arte non è tanto una questione economica, quanto un patrimonio da tutelare, un’eredità culturale da preservare.

Tuttavia, il destino la porta a confrontarsi con una situazione del tutto inaspettata: viene incaricata di gestire le conseguenze del furto di un dipinto di Rembrandt, un evento che si rivela molto più pericoloso di quanto sembri. Dietro il furto si cela un intreccio di inganni, poteri occulti e corruzione, che la porterà a scoprire una realtà oscura e insidiosa.

Le due vicende, quella di Wainer e quella di Sara, si muovono in parallelo fino a incrociarsi in un crescendo di tensione che cattura il lettore e lo trascina in una spirale sempre più serrata, proprio come suggerisce il titolo del romanzo.

Uno degli aspetti più interessanti del romanzo è la sua capacità di descrivere il mondo dell’arte contemporanea in tutte le sue sfaccettature, dalle dinamiche del mercato alla contraffazione, fino alla sotterranea rete di interessi che spesso lo avvolge..

Todini non si limita a raccontare una storia di crimine e investigazione, ma porta il lettore dentro i meccanismi di un settore che, se da un lato è dominato da creatività e bellezza, dall’altro è anche teatro di speculazioni, inganni e poteri nascosti.

L’arte, nel romanzo, è un terreno di scontro tra idealismo e cinismo, tra passione autentica e interessi economici.

Wainer è un personaggio emblematico di questa contraddizione: è un uomo che ama l’arte, ma che si trova costretto a comprometterne l’integrità per sopravvivere. Sara, invece, rappresenta un tentativo di difendere i valori originari dell’arte, ma si scontra con un mondo in cui la bellezza può essere strumentalizzata per fini tutt’altro che nobili.

L’autore ha uno stile di scrittura asciutto e incisivo, capace di alternare momenti di profonda introspezione a scene di azione e tensione. La narrazione procede con un ritmo serrato, in cui il lettore viene trascinato in un vortice di eventi sempre più complessi e intricati. Le descrizioni del mondo dell’arte sono dettagliate e suggestive, ma mai pesanti o didascaliche; l’autore riesce a rendere il contesto vivido e credibile, senza appesantire la lettura con eccessive spiegazioni.

Nella spirale di Fermat è un romanzo ricco di spunti di riflessione.La sua forza sta nella capacità di coniugare una trama incalzante con una critica lucida e intelligente al mondo dell’arte, mostrando come dietro la bellezza delle opere si nascondano spesso meccanismi spietati e ingannevoli. Gianfranco Todini dimostra di avere una conoscenza approfondita dell’argomento e la utilizza per costruire una storia che tiene il lettore incollato alle pagine fino alla fine.

Consigliato a chi ama i thriller d’autore, i romanzi che offrono uno sguardo dietro le quinte di mondi tematici e, soprattutto, a chi vuole immergersi in una lettura avvincente e stimolante.

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Gianfranco Tondini


pigro per vocazione, ha lavorato per trent’anni come attore, regista e autore. Negli ultimi anni è entrato in confidenza col mondo dell’arte contemporanea. Vive a Ravenna. Nella spirale di Fermat è il suo primo romanzo.