Nero come la neve




Sinossi. La Spezia, diciotto dicembre 1938: è appena iniziata la settimana di Natale, quando in un vicolo del centro viene ritrovato il cadavere di Fiorella Monachesi, una giovane maestra elementare marchigiana assassinata con un colpo di pistola al cuore. A indagare sono Dario De Santis, un commissario romano segnato da una spaventosa tragedia familiare, e il suo fedele collaboratore, il brigadiere Lucio Tonelli, spezzino purosangue e sbirro abile e leale. Non ci vuole molto, ai due, per scoprire che la vittima è da poco uscita da una travolgente storia d’amore con un ricco, quanto misterioso, fidanzato. La pista sentimentale sembra dunque quella giusta ma un secondo omicidio, avvenuto con le stesse modalità del primo, rimette tutto in discussione. A essere assassinato, questa volta, è un imprenditore viennese, appena giunto in città per affari. Cosa lega le due vittime, apparentemente così distanti tra loro? Perché sono state uccise? E che significato hanno quelle figurine abbinate a una popolare trasmissione radiofonica lasciate nei pressi dei cadaveri? Mentre la città è flagellata da una terribile tramontana, De Santis e Tonelli, coadiuvati da Russo, una giovane guardia napoletana, dovranno districarsi tra spie dell’OVRA, Camicie Nere, medici avidi, direttori didattici, sovversivi da operetta, puttane d’alto bordo, galeotti redenti, portieri esaltati e infermiere sognatrici, riuscendo, alla fine, a scoprire la terribile verità. Sullo sfondo, una società malata che, sotto l’occhio vigile di un Regime indaffarato a emanare leggi infami, corre ignara verso una guerra planetaria, distratta dalle vetrine illuminate dei negozi e ammaliata dalla nevicata che, nella notte di Natale, coprirà col suo candido manto le strade della città e l’ipocrita indifferenza della gente.

“Siete almeno in grado di riconoscere la realtà della vita oppure no? Perché vedete, se non ci riuscite crederete di essere libero, ma in realtà sarete rinchiuso dentro una gabbia…”

  La Spezia, 1938

La prima indagine del

commissario Dario De Santis

Frilli Editore

2023

Noir, pag.304

 Recensione di Loredana Cescutti

Con la magica e fluida penna di Marco Della Croce, sono stata catapultata nella Spezia del 1938, in una storia nera quanto il periodo storico raccontato fra le pagine, così ricche, così schiette, così tragiche.

In questo libro l’ascesa del fascismo, la promulgazione delle leggi raziali, il controllo su tutto e tutti, l’assenza di diritti, per molti, le libertà negate fino all’essere considerati non persone per sesso, razza, religione, disagi e diversità di ogni tipo.

Questo autore mi ha risucchiata e, Dario De Santis, il suo commissario mi ha colpita profondamente.

“Non sapevo se potevo fidarmi di voi.

Ora sì?

…  annuii silenzioso.

Vedete, commissario, io so bene che voi vi trascinate un dolore che vi divora…

Cosa volete dire?

Che la vita mi ha insegnato a fidarmi solo di chi ha conosciuto da vicino il significato della parola “sofferenza…”

La sua introspezione, il suo dolore mai sopito, quell’ombra scura che lo perseguita, quell’assenza che non gli concede requie, che lo costringe a sopravvivere nel mondo, di sicuro non a vivere a piene nuove emozioni, nuove sensazioni, nuove possibilità.

Un continuo purgatorio in attesa di trovare la verità di cui ha bisogno, per poter mettere un punto per poi, forse, ricominciare.

“Tutto stava nel capire quale fosse la “verità…”

La storia va, scorre veloce, ti acchiappa all’amo e ti rende schiava, nella necessità di sapere che nel 1938 non era assolutamente una cosa ovvia, banale, mi riferisco alla VERITA’.

Un’indagine costellata di ingerenze da un lato, ma portata avanti con abnegazione e ideali forti e affrontata con un solenne rispetto per le vittime, incuranti delle possibili conseguenze in un periodo in cui non sempre verità e ciò che deve sapere la collettività andrà di pari passo.

“… le unghie del passato restano sempre conficcate nella pelle, pronte a graffiarla al primo movimento sbagliato…”

Una scrittura che ti ingloba al suo interno e ti fa percepire ogni singola sensazione e ogni dolore.

Ai personaggi, non solo a Dario, ma anche alla sua squadra, finisci per affezionarti tanto da arrivare a ritrovarti con una lacrima solitaria che ti scende dalla guancia.

La Spezia si presenta tetra, scura, nera se la guardiamo con gli occhi della povera gente ma scintillante, poi ritorna, con lo sguardo distratto della gente privilegiata che preferisce guardare a raggio corto e in alto, piuttosto che soffermarsi sulle sofferenze e il dolore che si respirano ovunque.

Un pizzico di ironia, dosata e al momento giusto, aiuta a stemperare certe scene e ad alleggerire l’atmosfera generale.

“Ero stanco, quella era la verità. Stanco dell’ambiente, della vita, delle mie ossessioni e delle mie indecisioni. Stanco di restare agganciato al passato, così da avere la scusa per non affrontare il futuro.”

Il Natale, che dovrebbe essere un momento di grandi aspettative, farà da cornice con la speranza che si faccia portatore di buone nuove, purtroppo ben lungi dall’essere tali.

Per concludere, non posso che ripetermi, se non si fosse ancora capito, che mi è piaciuta molto la scrittura, mi sono piaciute le sensazioni che ti trasmette, anche quando vorrebbe apparire una penna disillusa e priva di speranza, anche quando emozioni forti come rabbia e disgusto trapassano i fogli e il tempo, ritornandoti addosso, rendendoti consapevole, costringendoti a guardarti attorno nel tentativo di capire cosa si possa ancora cambiare in questo nostro mondo, per certi aspetti, ancora fin troppo miope.

“… capii che il futuro avrebbe dovuto aspettare ancora un po’. Prima avrei dovuto dare giustizia…”

Io rimango qui in attesa, con la speranza di avere ancora notizie da questo commissario e nel frattempo, vi invito a leggere il romanzo quanto prima.

Buona lettura!

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Marco Della Croce


La Spezia 1961, è laureato in farmacia, già pubblicista, sceneggiatore di fumetti, scrittore, autore televisivo e documentarista, attualmente docente presso il corso di Scrittura Creativa della Scuola Internazionale dei Comics di Genova e insegnante di scuola superiore, ha collaborato come free-lance con le testate “Tuttoturismo”, (Hachette), “Quark” (Hachette), “Vitality” (Hachette), “Airone” (Giorgio Mondadori), “Dodo” (Giorgio Mondadori), “Gente” (Hachette) e ha scritto i volumi Guida delle Cinque Terre (Meridiani-Edizioni Paoline), Cinque Terre Trekking (5 TREK), I sentieri della Val di Vara (coautore, Felici Editore), Un Ko di 17 secondi (coautore, Storie di Sport), Geografia Turistica (coautore, Zanichelli Scuola). Ha lavorato anche nel campo del fumetto come collaboratore delle riviste “Fumo di China” (Ned 50) e “If” (EPIERRE), come sceneggiatore di due serie per ragazzi (Dodo e Clarissa & co., Giorgio Mondadori) e come coautore dei saggi L’oro di Zio Paperone (ABACO) e Luciano Bottaro, un sorriso lungo una vita (ANAFI). È stato sceneggiatore, regista e montatore del documentario Il cielo sopra Srebrenica (MACONDO 3) e ghostwriter di alcuni testi della trasmissione di RAI 3 Terzo pianeta. Nel campo della narrativa ha al suo attivo tre romanzi, Nera di malasorte (Felici Editore), 2013, secondo classificato al Premio Letterario Città di Sarzana 2020 – Sezione Digitale, Venus (Sillabe di Sale , 2015), primo classificato al Premio Letterario Città di Sarzana 2021 – Sezione Digitale e Black Magic Woman (Sillabe di Sale, 2018), ripubblicati in cofanetto con il titolo La Trilogia nera del commissario Sbrana (Il Filo di Arianna, 2022), più alcuni racconti pubblicati nelle antologie Giallo Pisano 4 (Lettera d’addio, Felici Editore 2013), Nero di Spezia (Il numero due, Felici Editore 2014, di cui è stato anche il curatore), Spezzini per sempre (Appuntamento a Monterosso, Edizioni della Sera 2023), nonché nell’antologia di audio racconti Ci metto la voce (Jenny, Comune della Spezia, 2021) e nell’antologia multi-artistica Nelle loro vite (Babacar, IP-Alessandro Ebuli, 2021).