Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Ilaria Tuti
Editore: Longanesi
Collana: La Gaja scienza
Genere: thriller
Pagine: p. 380
Anno di pubblicazione: 2019
Dopo Fiori sopra l’inferno torna la straordinaria Teresa Battaglia: un carattere fiero e indomito, a tratti brusco, sempre compassionevole. Torna l’ambientazione piena di suggestioni, una natura fatta di boschi e cime montuose, di valli isolate e di bellezze insospettabili.
«Ilaria Tuti ha creato non un personaggio, ma una persona vera. Teresa Battaglia è più di una protagonista: è una luce piena di ombre, uno spazio dentro il nostro cuore. È già indimenticabile» – Donato Carrisi
«Ilaria Tuti sa conquistare e mantenere l’alta l’attenzione dei lettori» – La Repubblica
«Mi chiamo Teresa Battaglia e sono un commissario di polizia specializzato in profiling. Questa potrebbe essere l’ultima indagine che svolgerò. E, per la prima volta nella vita, ho paura di non poter salvare nessuno, nemmeno me stessa»
Sinossi. Li chiamano «cold case», e sono gli unici di cui posso occuparmi ormai. Casi freddi, come il vento che spira tra queste valli, come il ghiaccio che lambisce le cime delle montagne. Violenze sepolte dal tempo e che d’improvviso riaffiorano, con la crudele perentorietà di un enigma. Ma ciò che ho di fronte è qualcosa di più cupo e più complicato di quanto mi aspettavo. Il male ha tracciato un disegno e a me non resta che analizzarlo minuziosamente e seguire le tracce, nelle valli più profonde, nel folto del bosco che rinasce a primavera. Dovrò arrivare fin dove gli indizi mi porteranno. E fin dove le forze della mia mente mi sorreggeranno. Mi chiamo Teresa Battaglia e sono un commissario di polizia specializzato in profiling. Ogni giorno cammino sopra l’inferno, ogni giorno l’inferno mi abita e mi divora. Perchè c’è qualcosa che, poco a poco, mi sta consumando come fuoco. Il mio lavoro, la mia squadra, sono tutto per me. Perderli sarebbe come se mi venisse strappato il cuore dal petto. Eppure, questa potrebbe essere l’ultima indagine che svolgerò. E, per la prima volta nella mia vita, ho paura di non poter salvare nessuno, nemmeno me stessa. Dopo Fiori sopra l’inferno – l’esordio italiano del 2018 più amato dai lettori – torna la straordinaria Teresa Battaglia: un carattere fiero e indomito, a tratti brusco, sempre compassionevole. Torna l’ambientazione piena di suggestioni, una natura fatta di boschi e cime montuose, di valli isolate e di bellezze insospettabili. Tornano soprattutto il talento, l’immaginazione e la scrittura piena di grazia di una grande autrice.
Recensione. Tempus volat, valet, velat. “Ninfa dormiente” e il tempo.
Impossibile prescindere dal secondo nel ragionare sull’ultimo romanzo di Ilaria Tuti. Romanzo che proprio sul tempo e sulla sua qualità si incentra, si dà fondamenta, dipana una storia di una struggenza, di una potenza e di una bellezza intrinseca oltre ogni dire. Il tempo appunto, quello, scandito dall’attesa impaziente dei lettori per il secondo capitolo delle vicende di Teresa Battaglia, di Massimo Marini e di chi e quanto a loro prossimo e circostante. Il tempo della memoria, che sfugge a quella meravigliosa, fragile, forza della natura che è Teresa, quel tempo che si divincola dai recessi della sua mente sempre lucida, persino nel mentre e persino nel comprendere i propri spaesamenti, e che, con orgoglio e tenacia, lei tenta di fermare, scrivendolo.
Il bracciale rigido che aveva al polso tintinnò quando la mano accarezzo’ distrattamente una guancia. Era una semplice fettuccia d’argento, sulla quale aveva fatto incidere poche parole. Teresa Battaglia. È il tuo nome. (…) quel messaggio era per lei, abituata a salvarsi da sè.
Il tempo del passato di Massimo, ad un crocevia esistenziale
Si scorgeva cambiato e il risultato non gli piaceva. Non era lui. Camminava e avrebbe voluto correre. Taceva e desiderava urlare. Essere lì e lontano allo stesso tempo. La sua era una fuga che lo riportava sempre al punto di partenza. Vigliacco, pensava, ma sapeva di essersi perdonato quel difetto molto tempo prima. Non era nemmeno il peggiore.
Un passato, il suo, che ritorna prepotente a invadere e minacciare il futuro e dal quale lui tenta di fuggire, negandolo. Il tempo della sofferenza di Alessio Andrian, un tempo lungo settant’anni
“Non è malato, non lo è mai stato. Non cammina per sua stessa volontà. Non parla per sua stessa volontà. Non parla per sua stessa volontà. Da settant’anni. Qualunque cosa sia successa dopo aver dipinto la Ninfa dormiente, lui ha deciso di morire vivendo. E’ una tomba che respira.”
Il tempo di un dolore devastante che lui ha reso indelebile, dipingendolo.
Il tempo della storia e della Storia, che Ilaria Tuti sgrana davanti ai nostri occhi, trasportandoci nel 1945 per riportarci all’oggi, alle radici di una popolazione, quella della Val Resia, viva e ardente di miti e sapienza antica, avulsa dal tempo corrente, ma straordinariamente presente a se stessa
Avevano bisogno di spingersi più a fondo nel passato, se volevano intravedere il volto di chi aveva ucciso nel presente.
Il tempo, adesso, quello di addentrarsi in “Ninfa dormiente”.
Al di la’ del significato nella trama stessa, è davvero congeniale che il titolo di questo romanzo sia il nome del dipinto attorno al quale ruota tutta la vicenda, perchè una volta ancora, una volta di più, Ilaria Tuti non scrive. Ilaria Tuti affresca le pagine con la sua scrittura unica, fatta di pennelli e colori, a sfumare, a calcare, a disegnare ombre e squarci di luce. Perfetta nel descrivere l’umano, altrettanto nel congegnare una trama thriller del tutto originale, dirompente e sorprendente ad ogni passaggio. Accurata nel trattare gli eventi narrati, sensibile nel porgere tematiche difficili e dolorose, senza pietismo ma con misericordia
“Noi non possiamo nemmeno immaginare che cosa sia la guerra ispettore” disse. “Ascolti, prima di giudicare.” (…) Ognuno raccontava la propria verità, che non era assoluta, come tutte le esperienze.
Compassionevole
“E a cosa si aggrappa, quando la sua professione la mette di fronte al male?” “Alla compassione, padre” rispose. Lui soppesò le sue parole, poi annuì. “Scelta difficile” disse. “La compassione è una virtù che fa soffrire.”
nel senso più alto del termine, quello di provare emozioni con, soffrire con, permea ogni pagina di significato, rendendola impermeabile all’oblio.
E la natura, protagonista. La natura di essere madre, in tutte le sue sfaccettature e accezioni. La natura umana, sì, ma anche quella fatta di terra
“Credi che riusciremo mai a trovarla?” gli domandò.
“Dipende dalla foresta” mormorò, un brivido a percorrerlo nonostante il clima mite.
“Ne parli come se fosse un essere senziente.”
Lui scrutò ancora quella vastità di ombre e anfratti. Per un attimo gli sembrò che lo sguardo fosse ricambiato.
“Credimi. Lo è.”
e radici
La bottiglia sfuggì dalle dita del vecchio e cadde su un intrico di radici. Il vino si allargò sulla terra come sangue. Nutriva la foresta, che sembrava averne sete.
Tutto questo è in “Ninfa dormiente”, e al contempo “Ninfa dormiente” è un thriller adrenalinico, che acchiappa dall’incipit e non molla un passaggio, non manca un colpo che sia di scena o che sia al cuore, rendendo una sfida impossibile il lasciare la lettura, ma al contempo una tortura deliziosa il provare a rallentarla, solo per assaporarne le emozioni infinite, per rimandare il tempo del distacco, quella parola fine che si vorrebbe già nuovo inizio.
Il tempo, ecco che torna , a chiudere il cerchio, forma perfetta, come lo è questo romanzo, che dico epico, ma che pure parla di noi, a noi.
Ilaria Tuti
Ilaria Tuti vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Ha studiato Economia. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Nel 2014 ha vinto il Premio Gran Giallo Città di Cattolica. Il thriller Fiori sopra l’inferno, edito da Longanesi nel 2018, è il suo libro d’esordio. Ha scritto
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