Recensione di Sara Ferri
Autore: Stefano Cordoni
Editore: Damster Edizioni
Collana: Comma 21
Pagine: 280
Genere: Thriller
Anno di pubblicazione: 2017
SINOSSI. Nella Napoli dei giorni nostri si dipanano le vicende del giovane Francesco Dommarco, figlio del vicesindaco della città campana. Come tutti i suoi coetanei, anche Francesco è vittima della noia e dell’apatia che attanaglia i ragazzi della sua generazione. Così, per sfuggire al caldo soffocante e alla penuria di divertimenti, Francesco, si ritrova a bighellonare con i suoi due indolenti amici. Ed è proprio durante questo girovagare che la strada dei ragazzi si incrocia con quella di un mendicante dagli strani occhi. Questo incontro cambierà la vita dei tre per sempre, ma sarà Francesco stesso, più di tutti, a pagarne le conseguenze.
RECENSIONE
La storia inizia con la scomparsa di una dodicenne, Laura, chiamata da tutti Lauretta. Sparisce misteriosamente mentre sta passeggiando con una sua compagna di scuola.
La vicenda può sembrare del tutto scollegata dalla la storia che verrà poi raccontata nel libro, ma sarà invece la base di un rapporto tanto strano quanto significativo: quello tra la giovane Lauretta e Francesco Dommarco.
Quest’ultimo, vittima della noia, si ritrova a vagare per le strade di Napoli con i suoi due fedeli compagni di avventure, due scapestrati che si ritrovano impossibilitati a sfuggire al caldo torrido di un Agosto napoletano. Francesco è figlio del vicesindaco del capoluogo Campano e, diversamente dai suoi due amici, ha scelto di rimanere in città, mentre tutta la sua famiglia si trova al mare.
L’iniziale felicità per la disponibilità della casa di famiglia tutta per sé, sfuma poi in una bolla di sapone nel momento in cui Francesco si rende conto che, in città, diversamente da quanto credeva, non è rimasto quasi nessuno.
Ma le strade di Napoli sono ben lontane dall’essere deserte!
Nelle vie della città, negli anfratti più bui e negli angoli più nascosti, infatti, occhi curiosi scrutano i pochi abitanti rimasti. Sono il popolo di sotto!
Sarà proprio uno di questi uomini che incuriosisce Francesco, a far virare la vita del ragazzo in maniera vertiginosa. Quest’uomo dagli occhi luminosi come una stella sembra essere un vagabondo. I tre ragazzi lo prendono di mira accanendosi su di lui, che sembra non reagire. Ma quell’uomo che a Francesco non sembra poi così vecchio come vuole far credere, trasporterà il ragazzo in un mondo al giovane sconosciuto.
Francesco scoprirà per la prima volta che sotto la città in cui vive ne esiste un’altra, più buia, umida, ma piena di vita. Quando Francesco si troverà chiuso in una cella da cui riesce a vedere solo un piccolo spiraglio di quello che sembra essere un mondo fatto di cunicoli e gallerie, capirà di essere in trappola. È in questo momento che entra nella sua vita la piccola Lauretta, costretta anche lei a vivere nel mondo di sotto, ma che sembra essersi abituata alla sua nuova situazione. Sempre accompagnata dal fedele Ferdi, un gigante buono ma con l’intelligenza di un neonato, Lauretta, spiegherà a Francesco i ritmi e le abitudini di questo mondo, abitato da centinaia di uomini, donne e bambini che hanno imparato a convivere con il buio eterno e lontani dagli agi del mondo esterno.
In un’epoca in cui il divario sociale è sempre più netto e le difficoltà economiche portano sempre più spesso le persone ad uno stato sociale al di sotto della soglia della povertà, il libro di Cordoni racconta una storia che non sembra così irreale. I derelitti di cui parla nel suo libro e che abitano il sottosuolo di Napoli, sono in realtà, persone comuni, che come tante altre, hanno perso tutto. La vita ha riservato loro solo povertà, fatica e dolore. Si sono rintanate in un mondo dove non esistono tv e divertimento, e le necessità sono così basilari che difficilmente non si riescono a soddisfare.
Un libro cupo e buio come l’animo delle persone che trasportano il protagonista in questo mondo sotterraneo, ma che deve far riflettere. Se la società diventa così crudele da spingere famiglie intere a fuggire dalla vita che tutti conosciamo, abituandosi a non vedere più la luce del sole, forse il problema non è più isolato. Forse questo è diventato un male generale, un male di vivere che colpisce tutti, quelli che devono fuggire e quelli che fanno finta di non vedere ciò che accade.