Recensione di Enrico Fasano
Autore: Karen M. McManus
Editore: Mondadori
Traduzione: R. Verde
Genere: Giallo noir e avventura
Pagine: 272
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Ellery non è mai stata a Echo Ridge, ma ne ha sempre sentito parlare, e molto. Qui viveva la zia Sarah, gemella di sua madre, scomparsa nel nulla all’età di diciassette anni. Qui viveva anche Lacey, la reginetta del ballo scolastico, trovata strangolata cinque anni prima sotto la ruota panoramica del parco divertimenti della città. E ora che la madre di Ellery è entrata in una clinica di riabilitazione, è proprio qui che lei ed Ezra, il suo gemello, sono costretti a trasferirsi, per vivere con una nonna che conoscono a malapena. Malcolm è cresciuto con un gran peso sulle spalle. Suo fratello, infatti, è stato il principale sospettato della morte di Lacey, ancora senza colpevole, e per questo ha lasciato Echo Ridge, abbandonando lui e la madre. E ora che il ragazzo si è rifatto vivo, neanche a farlo apposta, iniziano a comparire strani e minacciosi messaggi in città: a quanto pare un killer è intenzionato a colpire, di nuovo. Di lì a poco, poi, quasi a provarlo, un’altra ragazza sparisce. Spinti da motivazioni diverse, Ellery e Malcolm uniscono gli sforzi per scoprire se esista un collegamento tra le tre ragazze scomparse a distanza di anni l’una dall’altra, e, a mano a mano che si avvicinano alla verità, realizzano che tutti in città nascondono qualcosa, che i segreti sono pericolosi e che per questo, a Echo Ridge, i segreti è molto più sicuro tenerli per sé.
Recensione
Un romanzo, questo, che è il secondo scritto dall’autrice dopo il successo di “Uno di noi sta mentendo”, uscito nel 2018 e subito ai vertici delle classifiche di gradimento dei lettori. Anche io rimasi molto colpito dal modo di scrivere e raccontare la sua idea di letteratura. Il target è lo young-adult ma chiunque può leggere un suo libro senza ritrovarci quelle che molti descrivono come banalità adolescenziali.
Ripetersi è sempre difficile, con “Non devi dirlo a nessuno” la McManus ci prova senza convincermi appieno. Il giallo/thriller/noir è il genere in cui sguazzo maggiormente, è la mia “pozza di casa” che condivido con inquilini del calibro di Stephen King quindi ho esigenze alte e mi aspetto sempre molto da libri che rientrano in questa categoria.
La lentezza iniziale l’ho imputata alla quantità di personaggi, che è sicuramente massiccia, e mi sono detto che una giusta introduzione a tutti quanti fosse opportuna ma poi mi sono chiesto se davvero fosse necessario includere così tante personalità in un romanzo di poco meno di 300 pagine. Continuando la lettura mi sono risposto negativamente perché tutto ciò ha influenzato il contenuto del libro, l’elemento che veramente interessa al lettore.
La flemma iniziale si contrappone con una seconda parte fin troppo rapida e a tratti convulsa che mi ha convinto poco, sono uno di quei lettori che ama i “mattoni” e a cui piace approfondire, capire e indagare.
La storia non è banale e nemmeno mal strutturata ma mi ha lasciato un retrogusto amaro. Viene raccontata attraverso un doppio punto di vista: quello di Ellery e quello di Malcom; stratagemma moderno che sempre più spesso viene utilizzato e che approvo in quanto spezza il rischio di creare monotonia e da la possibilità di immedesimarsi in molteplici situazioni ma attenzione, l’autore che lo adotta deve essere abile e non ripetitivo.
In questo la McManus è bravissima, è il suo punto di forza. Tratteggia due adolescenti che sono lo specchio di ciò che la giovane generazione offre al mondo: la vita scolastica ai tempi dei social, sempre uguale, la stessa di vent’anni fa ma arricchita di tecnologia. Smartphone e tablet sono la porta sull’oblio del moderno bullismo.
Quella di “Non devi dirlo a nessuno” è un’indagine atipica, non si leggerà di FBI, CIA o Servizi Segreti ma il tutto si svolge in una tranquilla cittadina con poliziotti anonimi e quasi inesistenti perché i protagonisti devono essere loro, i ragazzi con le loro insicurezze e la curiosità di affrontare la paura con l’unico strumento che ci è concesso a quell’età: la spregiudicatezza.
C’è molto di più di un mistero in questa storia, c’è psicologia e studio del comportamento adolescenziale. Un libro che, se letto a quell’età, ha sicuramente un effetto potente. Ellery e Malcolm sono veri, parlano, chiedono, hanno adulti con cui confrontarsi, buoni o cattivi che siano, vivono in una realtà che riusciamo a toccare con mano. Commettono errori, certo, ma motivati, verosimili, per niente forzati.Com’è giusto che sia. Una prosa scorrevole, semplice ma non banale.
Nonostante sia stato un buon compagno di viaggio gli manca quel guizzo in più, la giusta dose di colpi di scena e stravolgimenti che mi sarei aspettato di leggere in un libro etichettato come thriller/noir.
A cura di Enrico Fasano
Karen M. McManus
Karen M. McManus, è laureata in Inglese e Giornalismo. Quando non lavora e non scrive, ama viaggiare con suo figlio. Uno di noi sta mentendo è il suo primo romanzo, da mesi stabilmente ai vertici delle classifiche americane.
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