Recensione di Loredana Cescutti
Autore: Alafair Burke
Traduzione: Rachele Salerno
Editore: Piemme
Genere: Thriller
Serie: Ellie Hatcher #1
Pagine: 368 p., R
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Quando il tuo sguardo è offuscato dall’amore, la verità è la cosa più difficile da vedere. Ellie Hatcher si è trasferita a New York da poco, e da poco lavora come detective al NYPD. Non ha ancora molta esperienza sul campo, ma il passato le ha già insegnato molto: a Wichita, nel Kansas, è cresciuta con un padre poliziotto che ha dedicato tutta la vita alla caccia di un serial killer, fino a morire in circostanze mai chiarite. Forse assassinato. O, forse, suicida. Anche se Ellie per molti anni si è rifiutata di crederlo. Un suicidio accertato sembrerebbe invece il caso a cui sta lavorando adesso. Julia, una ragazza di sedici anni, figlia di una ricchissima famiglia dell’élite newyorchese, viene ritrovata nella vasca da bagno con le vene tagliate, nella splendida casa dei suoi genitori nell’Upper East Side. Nonostante il biglietto di addio, alcuni elementi – prime fra tutti le testimonianze di chi la conosceva bene – fanno pensare che non si tratti di un atto volontario. In questi casi Ellie sa di dover seguire il suo istinto, che le farà scoprire ben presto che Julia non era affatto la persona che sembrava. La detective sarà costretta ad ammettere che dietro il suicidio di una ricca adolescente annoiata c’è una storia più complessa e oscura. Perché, a volte, basta una semplice bugia per allontanarci da quelli che ci vogliono bene, e da noi stessi. E Julia, di bugie, ne aveva dette parecchie.
“Ellie aveva passato quasi tutta la vita nel dubbio, chiedendosi cosa fosse peggio: credere che suo padre fosse stato ucciso dal serial killer a cui aveva dato la caccia per tutta la sua carriera o pensare che si fosse odiato tanto per non averlo preso da essere disposto a togliersi la vita prima di veder crescere i propri figli.”
Recensione
Ulteriore autrice per me nuova, ma devo dire che il feeling è stato pressoché istantaneo. Ho apprezzato la sua volontà di incuriosire e soprattutto il fatto di essere partita da un argomento reale come quello dei disagi giovanili, che fanno purtroppo parte della nostra società e da lì, l’essere riuscita a eviscerare dei malesseri inserendoli all’interno di una storia amara, triste che alla fine della lettura, ti lascia spiazzata e impotente.
“… Fa male sentire che ci si aspetta di più da me perché ho avuto di più. Fa male credere che non sarò mai la persona che dovrei essere. Fa male sentirsi sola ogni istante di ogni giorno, anche quando sono in mezzo alla gente. E fa male sapere di provare queste cose e non poterle esprimere. E per questo ho deciso di uccidermi.”
Tutto inizia così, con la telefonata di una madre disperata per denunciare la morte della figlia sedicenne, avvenuta proprio a casa in un momento di solitudine.
Un fatto grave, triste, che fa urlare e pensare, ma tutti, ad eccezione di questa donna sconvolta, polizia e soccorsi compresi, apparentemente sembrano propendere per il suicidio sulla base dell’età, per l’inequivocabile firma dei polsi tagliati dentro la vasca e, soprattutto, per la lettera rinvenuta nei pressi del corpo.
“A volte negare l’evidenza è più facile che ammettere una verità dolorosa.”
Ellie Hatcher, detective della sezione omicidi a New York questo principio lo conosceva molto bene, perché per buona parte della sua vita ha fatto parte del suo modo di vedere le cose. Anche lei ha dovuto accettare un fardello pesante quando era bambina, e proprio per questo, però, davanti a certe situazioni potrebbe non riuscire a mantenere tutta l’obiettività necessaria per poter analizzare, senza pregiudizio certe scene del crimine.
“… a volte, le famiglie sono definite da più di una verità.”
La vittima è la figlia di un noto discografico, viveva da sola con il fratello in una casa collocata in una zona lussuosissima della Grande Mela e, frequentava una rinomatissima scuola privata preclusa a moltissimi. Questo è l’ambiente che circondava la defunta e che, appare proprio non conciliarsi con una morte violenta all’interno della sua stessa fortezza ma, c’è proprio un ma.
Certo, uno stile di vita che da subito non appare poi così invitante, soprattutto addentrandosi all’interno della casa e dopo aver conosciuto la dolce mammina che invece, riporta più a un’idea di freddo e assenza di regole necessarie e di quel calore umano che, normalmente, avvolge le famiglie e dona vera sicurezza e stabilità emotiva, non solo economica, ai propri figli.
Sicuramente, se partiamo ad analizzare i fatti da questo punto di vista, allora potremmo prendere il libro, richiuderlo e riporlo, tanto le nostre aspettative su possibili colpi di scena sarebbero pressoché inutili.
La Burke però, si è rivelata ingegnosa, fantasiosa e molto abile nel costruire una storia che riesce a mantenere e a presentare una struttura solida fino al termine del thriller.
Quella che doveva essere una liceale viziata di una famiglia d’élite assumerà ben presto le sembianze di una persona completamente diversa, assolutamente irriconoscibile agli occhi dei genitori, che faranno di tutto, a loro volta, per ottenere giustizia.
Ma Giulia, è stata veramente uccisa, o piuttosto si è suicidata, magari perché insoddisfatta della sua vita?
“… quando scopriamo che una vittima di omicidio ha un segreto, spesso quel segreto ci porta dritti al killer.”
E se scoprissimo che il segreto non è solo uno, ma sono tantissimi?
Allora, forse, è proprio giunto il momento di fare chiarezza nella vita di questa ragazzina.
L’approccio iniziale appare strano, slegato, si osservano numerosi cambi di scena, ma che assolutamente nulla hanno a che fare l’uno con l’altro. O almeno, questo sarà quello che l’autrice cercherà di fare, cioè imbrogliarci e distrarci fino alle righe finali di questo romanzo.
Quando però le cose cominciano a mostrare delle minuzie in comune, allora tutto assume un senso e l’unica cosa che puoi riconoscere, è l’abilità della Burke nell’essere riuscita a tenere in piedi diversi filoni che poi andranno a ricongiungersi perfettamente, andando così a delineare una situazione alquanto triste. Immaginatevi di star guardando dall’alto, la strada di una grande città che segue il suo percorso lineare e ancora, aggiungeteci le diverse stradine laterali che andranno a congiungersi in questa, la principale. Ebbene, ne otterrete la mappa esatta di questo libro, fatto di un corpo centrale e delle sue confluenze che sono indispensabili per giungere alla fine, poiché tutto avrà un senso solamente quando l’autrice lo deciderà.
Gli stacchi nelle scene per mezzo dei capitoli, che ricordano lo stile delle serie televisive poliziesche, rendono la narrazione più avvincente e, sicuramente, le donano un dinamismo che trattiene ancora di più l’attenzione del lettore e lo invoglia a continuare.
Sono rimasta sbalordita dall’evolversi dell’intera vicenda e credetemi, qui ho scritto una piccolissima parte di ciò che si racchiude all’interno di questo thriller, che ha tutte le caratteristiche per rendere la vostra lettura appagante e avvincente. I contenuti sono molteplici e ogni cosa trova una sua collocazione e cosa più importante, a ogni domanda vi sarà una risposta, caratteristica per me importantissima.
Nulla viene lasciato in sospeso o al caso e anche il finale, seppur dal retrogusto amaro, avrà una sua motivazione dettata dall’amore incondizionato.
Con questo primo romanzo Alafair Burke ha sicuramente introdotto un nuovo, e a tratti curioso, personaggio dallo spiccato senso dell’umorismo e, che spesso, non riesce a trattenersi dall’esprimere ciò che pensa ma anche, dotato di grande acume investigativo e che nel tempo, se ne avrà voglia, avrà ancora molto da imparare e da raccontare di sé.
“Forse era vero, in fondo, stava ancora imparando a conoscersi.”
Buona vita Ellie, e a presto!
Alafair Burke
avvocato penalista, con una lunga esperienza in polizia, è tra le maggiori autrici americane di thriller, tradotta in tutta Europa. I suoi romanzi, “La ragazza nel parco”, “Una perfetta sconosciuta” e “La ragazza che hai sposato”, sono tutti bestseller anche in Italia, e sono pubblicati da Piemme. “La ragazza che hai sposato” presto diventerà un film prodotto da Amazon Studios. Vive a New York e insegna diritto penale.
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