NON É MAI NOTTE QUANDO MUORI
Autore: Tullio Avoledo
Editore: Marsilio Editore
Genere: noir
Pagine: 496
Anno di pubblicazione: 13 settembre 2022
Sinossi. Tutto comincia con una piccola barca che appare all’orizzonte sul mare dei Caraibi. Ne scende un bizzarro avvocato inglese vestito di bianco, latore di una proposta impossibile da rifiutare per l’ex poliziotto violento e politicamente scorretto Sergio Stokar. Dopo due anni passati su un’isola che da prigione è diventata un rifugio durante la pandemia, Stokar deve rimettersi di nuovo in gioco. È il suo avversario di sempre, il potente Alemanno Ferrari, a farlo arruolare di forza in un’impresa pericolosa, ai limiti del suicidio: riportare a casa vivo il figlio di un oligarca russo, scomparso in un paese nordafricano in preda al caos e dominato da una feroce dittatura. Per compiere la sua missione, Sergio dovrà mettere in campo tutta la sua rabbia e la sua intelligenza, in una ricerca che lo porterà dal Belize a Mosca e a Pechino, fino al cuore di tenebra dell’Ard Alshams. Gli anni passati fuori dal mondo l’hanno cambiato, ma non troppo. Rimane un rullo compressore fatto uomo, un insolito connubio di muscoli e cervello, con molti dubbi e una sola certezza: il Male va combattuto a ogni costo. Lungo un viaggio costellato di minacce e imprevisti, Stokar incontrerà nuovi amici e soprattutto nuovi nemici, scoprendo che non sempre è facile distinguere gli uni dagli altri… Aprendosi di forza la strada in un mondo segnato dalle conseguenze del contagio e da nuovi e insospettabili equilibri di potere, Stokar ritroverà le tracce di Elena, il suo amore perduto, dovrà fare i conti con nuovi dolorosi tradimenti e capirà che comunque, anche in un tempo in cui tutto è apparenza e inganno, la vita può ancora offrire rifugi e approdi inaspettati.
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NON É MAI NOTTE QUANDO MUORI
di Sara Zanferrari
Recensione di Sara Zanferrari
Pericolo, tradimenti, violenza, distopie e un antieroe a combatterle eternamente e coraggiosamente: non manca niente nell’ultima fatica di Tullio Avoledo. Speravamo che ci regalasse un altro capitolo dell’ex poliziotto protagonista di “Nero come la notte”, romanzo vincitore del Premio Scerbanenco 2020, ed ecco che Sergio Stokar, l’ex poliziotto politicamente scorretto, è tornato.
“Non è mai notte quando muori” è il titolo della nuova avventura, ancora una volta pubblicata dai tipi di Marsilio, di questo poliziotto particolare creato dalla mirabile penna dell’autore friulano, capace di creare mondi incredibili, e credibili, tirando la realtà fino ai suoi limiti, al confine con fantascienza e distopia, muovendosi, all’interno di ampi spazi, fisici e temporali, e di tormenti interiori, quelli di Stokar in primis. Fra le sue pagine saltano fuori panorami a perdita d’occhio dove sentirsi infinitamente piccoli, a ricordare quelle stesse inquadrature care al Wim Wenders de “Il cielo sopra Berlino” e di “Così lontano, così vicino”.
Lo ritroviamo, Sergio Stokar, sull’isola dei Caraibi che il poliziotto chiama ironicamente “buen retiro”, in realtà è una prigione, non è lì di sua spontanea volontà. Tuttavia, lì sembra aver trovato una sorta di riappacificazione dai propri fantasmi, quelli che lo hanno portato in passato all’abbruttimento fisico e morale, all’alcol, alla droga, alla violenza. Fino a perdere tutto.
Lo ritroviamo, in questo nuovo capitolo, rinnovato, in un certo senso “depurato”, nel corpo e nell’anima, risultato raggiunto praticando diverse discipline grazie alla convivenza e agli insegnamenti di tale Hermann, altro “isolano”, sedicente superstite della divisione SS Charlemagne, che lo introduce alla meditazione, al savate, all’arabo e al cinese, tutte competenze che, con una casualità ai limiti della coincidenza, serviranno al protagonista per cimentarsi nell’impresa narrata.
Stokar ha trovato un suo equilibrio sull’isola fra i libri di Lucrezio, Tucidide, Seneca, la meditazione, la solitudine. È qui che l’avvocato Jeremy Allenby lo raggiunge per conto dell’eterno nemico, e di fatto padrone, Alemanno Ferrari, a proporgli un accordo che non avrà altra scelta se non accettare. L’impresa è pericolosa, al limite dell’impossibile, e serve un “guerriero” dalle grandi doti investigative, dalla tenacia e dai metodi poco ortodossi, qual è Stokar: c’è da riportare a casa il figlio di un oligarca russo scomparso in un paese nordafricano dominato da un feroce dittatore. Partirà da qui un lungo viaggio, dai Caraibi ad Atlanta, a Mosca, passando per Pechino, o piuttosto Bejing, fino alla vera meta finale, lo stato africano dell’Ard Alshams, pericoloso, misterioso, così simile a quelle dittature che ben conosciamo.
Con un linguaggio duro, quanto lo sono i temi che Avoledo affronta, e utilizzando l’ironia spesso beffarda di Stokar, l’autore costruisce una storia molto ben architettata, dove il protagonista viene affiancato da comprimari non meno abili, spietati e arguti di lui. È una scrittura lineare ma elegante, che ben si attaglia alla personalità del protagonista, che frequentemente si addentra in dissertazioni filosofiche e letterarie assieme ai suoi compagni di viaggio, ricordandoci come la lezione degli antichi sia sempre fin troppo attuale.
L’ironia aiuta Stokar ad alleggerire il peso delle scelte e delle azioni lì dove la filosofia e la storia non paiono sufficienti, e aiuta i lettori a sorridere anche quando non vorrebbero, in situazioni di estrema violenza e crudeltà. Fanno capolino qua e là i vecchi fantasmi del nostro protagonista, quasi come facesse parte di lui una certa qual brutalità animalesca, fatta di istinti ferini che si riaccendono all’odore del sangue. Fantasmi, tuttavia, tenuti a bada attraverso l’autocontrollo appreso e coltivato negli ultimi anni sull’isola e alla dolorosa consapevolezza che si fa strada in lui nel corso del romanzo di quanto abbia dissipato nella sua, chiamiamola pure così, vita precedente, quella vissuta dopo l’ulteriore esperienza formante delle “Zattere” del romanzo precedente, dove Stokar e Avoledo stesso (non si può non chiedersi a volte quanto ci sia dell’uno nell’altro) tentano di sovvertire un “disordine costituito”, con criminalità, politica, denaro a farla da padrone, come in ogni noir che si rispetti.
Nel Paese africano, così come in quel nordest italiano ricreato in modo non lontano dalla fantascienza di “Nero come la notte”, ritroviamo le ambientazioni apocalittiche (una su tutte: l’hotel africano di enormi dimensioni e antichi sfarzi, isola solitaria nel deserto, che diventa rifugio e fortino di difesa), i viaggi fra generi letterari anche molto diversi fra loro, la scrittura bella ed asciutta, i dialoghi pungenti, cifra della produzione letteraria di Tullio Avoledo.
E il suo poliziotto dai molti dubbi e una sola certezza: il Male va combattuto a ogni costo.
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Tullio Avoledo
Tullio Avoledo, nato a Valvasone in Friuli nel 1957, vive e lavora a Pordenone. Ha pubblicato: L’elenco telefonico di Atlantide (Sironi 2003), Mare di Bering (Sironi 2003), Lo stato dell’unione (Sironi 2005), Tre sono le cose misteriose (Einaudi 2005), Breve storia di lunghi tradimenti (Einaudi 2007), La ragazza di Vajont (Einaudi 2008), L’ultimo giorno felice (Edizioni Ambiente 2008), L’anno dei dodici inverni (Einaudi 2009), Un buon posto per morire (Einaudi 2011), Le radici del cielo (Multiplayer.it 2011), La crociata dei bambini (Multiplayer.it 2014), Chiedi alla luce (Marsilio 2016), Furland® (Chiarelettere 2018), Nero come la notte (Marsilio 2020), Come navi nella notte (Marsilio 2021).
A cura di Sara Zanferrari