Non esistono posti lontani




Recensione di Sara Ammenti


Autore: Franco Faggiani

Editore: Fazi

Genere: Narrativa

Pagine: 250

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Un viaggio a due attraverso l’Italia, intrapreso nel periodo più cruento della guerra, e la nascita di un’amicizia speciale. Roma, aprile del 1944. L’archeologo Filippo Cavalcanti è incaricato dal Ministero di recarsi a Bressanone per controllare gli imballaggi di un carico di opere d’arte destinate alla Germania. Arrivato sul luogo, l’ormai anziano professore conosce Quintino, un intraprendente ragazzo ischitano spedito al confino in Alto Adige. Vista la situazione incerta in cui versa il Paese e il pericolo che minaccia entrambi, i due decidono di scappare insieme per riportare le opere d’arte a Roma. In un avventuroso viaggio da nord a sud, i due uomini, dalla personalità molto diversa, e nonostante la distanza sociale che li separa, avranno modo di conoscersi da vicino e veder crescere pian piano la stima reciproca. Grazie alle capacità pratiche di Quintino e alla saggezza di Cavalcanti, riusciranno a superare indenni diversi ostacoli ma vivranno anche momenti difficili incontrando sulla strada partigiani, fascisti e nazisti, come pure contadini, monaci e gente comune, disposti ad aiutarli nell’impresa. Giunti finalmente a Roma, che nel frattempo è stata liberata, si rendono conto che i pericoli non sono finiti e decidono così di proseguire il viaggio per mettere in salvo il prezioso carico tra imprevisti e nuove avventure. Paesaggi insoliti, valli fiorite e boschi, risvegliati dall’arrivo di una strana primavera, fanno da sfondo a questa vicenda delicata e toccante, una storia appassionante sul valore dell’amicizia con cui l’autore, ancora una volta, riesce a commuovere ed emozionare.

Recensione

“Pensavo che tra di voi, tra persone che si conoscono da sempre, ci fosse più solidarietà, che vi aiutaste”, dissi io.
“Una volta era così. Adesso siamo tutti alla disperazione. E la disperazione è la madre della paura e dell’odio, e chi odia pensa alla vendetta.”

Raccontare la guerra non è mai impresa da poco, raccontarla con ironia poi è ancor più difficile. Si rischia di essere banali o di passare con troppa leggerezza sopra alle sofferenze e alle brutture che quegli anni hanno significato per moltissime persone.

Tuttavia, Faggiani riesce con grande maestria a scrollarsi di dosso il peso del dramma e a procedere a passi leggeri tra le righe di un romanzo molto piacevole, la cui lettura ci accompagna in un viaggio lungo un’Italia distrutta dalla seconda guerra, che tenta affannosamente di risollevarsi.

E’ un racconto di speranza, pieno di vita e di valori fondamentali come l’amicizia e la forza di combattere per difendere i propri valori, anche a costo di rischiare la propria vita.

L’idea di fondo del romanzo, intorno alla quale lo scrittore costruisce questa storia, è quella del viaggio che, come spesso accade, lascia tracce visibili sulle persone che lo compiono, cambiando profondamente il loro destino.

Il tragitto, compiuto dal protagonista per mettere in salvo una cospicua parte del patrimonio artistico italiano dal trafugamento nemico, attraversa il cuore dell’Italia e ci regala scorci meravigliosi di paesaggi dimenticati, boschi invalicabili, paesini arroccati tra le montagne, una natura ancora forte e preponderante che regala nascondigli preziosi , cibo, riparo, ma anche pericoli sempre dietro l’angolo.

Il traguardo da raggiungere è in continua trasformazione e non solo per le difficoltà che, di volta in volta, i nostri avventurieri si trovano di fronte, ma anche perché saranno loro stessi a cambiare, a crescere e capire quali sono i veri traguardi da raggiungere.

Quando partiamo è sempre così, al nostro ritorno siamo persone diverse, arricchite da esperienze e persone che la nostra strada ci regala ed è proprio questo che accade al nostro vecchio professore Filippo Maria Cavalcanti; egli conoscerà l’amicizia di persone inaspettate e scoprirà che la diversità è ricchezza e la guerra è una grande maestra di vita, anche per chi, come lui, avrà la fortuna di uscirne senza troppe ferite.

Alzandomi a fatica pensai che la felicità, a volte, è solo una piccola distrazione, ma soprattutto che l’amicizia aveva di nuovo un buon sapore”.

Ad aggiungere sapore a questo romanzo c’è una prosa leggera, che lascia spazio ai dialoghi, ma sa essere presente nei momenti più densi, con la voce di chi sa parlare poco, di chi ama i silenzi ma sa riempirli di significato.

Mi piaceva il silenzio, era denso di tante cose: voli di ali leggere e passi furtivi di piccoli animali, pensieri e promesse, sospiri e battiti del cuore”.

L’ultima nota riguarda l’arte, protagonista silente di questa storia, che riempie le vite dei personaggi e regala al lettore la bellezza e la vastità del patrimonio artistico italiano, da Nord a Sud.

Una lettura dunque piena d’amore per il nostro Bel Paese, che ci accompagna con ironia tra le pagine più tristi della storia d’Italia, per imparare ancora una volta che non sempre dall’odio nasce odio, che c’è una speranza di rinascita e di luce, che la strada può essere faticosa e piena di ostacoli, ma con il giusto compagno di viaggio si possono raggiungere traguardi inattesi.

Buona lettura!

A cura di Sara Ammenti

instagram.com/sara.nei.libri

 

Franco Faggiani


Vive a Milano e fa il giornalista. Ha lavorato come reporter nelle aree più calde del mondo e ha scritto manuali sportivi, guide, biografie, ma da sempre alterna alla scrittura lunghe e solitarie esplorazioni in montagna. Con La manutenzione dei sensi (Fazi Editore, 2018), vincitore del Premio Parco Majella 2018, del Premio Letterario Città delle Fiaccole 2018 e del Be Kind Award 2019, si è fatto conoscere e amare da moltissimi lettori. Con Il guardiano della collina dei ciliegi (Fazi Editore, 2019), ha vinto il Premio Biblioteche di Roma 2019 e il Premio Selezione Bancarella 2020. Tutti i suoi libri (questo è in via di traduzione) sono stati pubblicati nei Paesi Bassi ottenendo un grande successo di critica e di pubblico.

 

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