Non fiori ma opere di bene




 NON FIORI MA OPERE DI BENE


Autore: Elisa Fuksas

Editore: Marsilio

Genere: Narrativa italiana moderna e contemporanea

Pagine: 400

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. La protagonista di questo romanzo si chiama Elisa Fuksas, come l’autrice, ed è Elisa Fuksas, almeno nelle intenzioni e nei desideri. Soprattutto nella ricerca. Tre anni or sono, Elisa era in piedi, la notte di Pasqua, nel battistero di Firenze, aveva trentasette anni e, dopo un periodo di avvicinamento e studio della religione cattolica, aveva deciso di battezzarsi, sollevando un coro di santità ed eccezioni, dalla famiglia, al confessore, al vescovo, fino a lei stessa e ai passanti. Ma in fondo sono le incertezze e le certezze che rendono umani, l’accesso a un’eternità a venire. Alla santità, anche, perché no. Non fiori ma opere di bene, a metà tra videogioco e romanzo cavalleresco, racconta le vicende della protagonista che, ormai battezzata e convinta delle possibilità e delle promesse del battesimo, si mette alla ricerca, nel cimitero del Verano a Roma, della tomba di famiglia del nonno paterno. Tomba di famiglia di cui tutti parlano e dicono, sulla quale tutti conoscono aneddoti e storie, della quale il padre – con la memoria architettonica e quantitativa che forse aveva già ma che il mestiere gli ha esercitato – indica addirittura la posizione. Solo che questa tomba, come certe radici, certe origini, certe appartenenze pure, non si trova. C’è, ma non si trova, non è dove tutti dicono che sia. E così, tra arciconfraternite che gestiscono porzioni di cimitero, vite che si intrecciano alle bacche dei pioppi, a vialetti che paiono condurre in un certo luogo e invece divergono verso un altrove non sempre confortante, e medium torinesi, la protagonista, così come si è appropriata, attraverso il battesimo, dell’eternità a venire, si appropria e soprattutto ci regala l’unica eternità accessibile agli esseri umani, come ha scritto Simone Weil: il passato. Con tono comico e tragico, e una lingua che riflette e pensa, Elisa Fuksas aggiunge un altro tassello alla propria biografia desiderata.


Non fiori ma opere di bene

A cura di  Marina Toniolo


 Recensione di  Marina Toniolo

Epicuro l’aveva risolta facilmente la questione della morte. Quando ci siamo noi non c’è lei e quando c’è lei non ci siamo noi. Magari fosse così semplice”.

Ci sono romanzi che, molto spesso, scelgo ‘a naso’. Vuoi perché il titolo o la trama mi intrigano, vuoi che il mio sub inconscio mi sussurra che sì, questo libro fa per me, può aiutare a superare un pezzettino dei traumi passati che porto costantemente con me. Elisa Fuksas, dopo un battesimo inaspettato, compie un passaggio successivo e cerca le sue origini. E’ un’avventura picaresca la sua, che parte dall’incontro con una medium di Torino per proseguire con un viluppo di idee sulla famiglia, sull’amore, sulla tomba di suo nonno. 

C’è un tempo in cui si smette di essere orfani?”

Ecco. Centrato. Il nonno di Elisa arriva profugo dalla Lituania e muore quando suo figlio, il padre dell’autrice, ha solo sei anni. Viene sepolto nel cimitero monumentale del Verano a Roma. Una città nella città gestito da municipalità differenti, da confraternite o arciconfraternite. La tomba di Raimondo Fuksas non si trova. Così, l’autrice inizia il suo viaggio tra riflessioni intime e scene memorabili portando alla luce i fantasmi mai sepolti delle sue paure. Tra amici che scompaiono (morti tra i vivi) e incursioni al cimitero (vivi tra i morti) c’è come un gioco di ruolo in cui le parti sono intercambiabili. 

Forte è la comprensione dell’autrice di quello che sta passando:

sto scontando un trauma non mio. Lo vivo al posto di mio padre che a sei anni ha avuto il primo e più terribile incontro con la morte, ovvero la perdita del padre. All’improvviso mi pare tutto legato, correnti di paura e senso e però anche riscatto e possibilità, che viaggiano di generazione in generazione, in cerca di pace”.

Francamente spero di risolvere i miei di traumi prima di passarli a mio figlio; ma forse anche lui si troverà nelle condizioni di iniziare una ricerca personale. Neppure io so nulla di mio nonno, il padre di mio padre, morto nel 1929 quando il figlio aveva solo cinque anni.

Ora che ci penso: una similitudine pazzesca. Elisa Fuksas parla di me ma lei è già un passo avanti: è arrivata alla fine della storia. Ha avuto l’ardire di andare a fondo nella vicenda. Considerando che cercare una tomba in un cimitero come quello di Roma non è una semplice impresa. E’ venuta a patti con la storia ingarbugliata della famiglia e, chicca finale, ha aiutato pure il padre a riappropriarsi della sua origine.

Elisa Fuksas regala un libro metà serio metà faceto. Alle volte prolisso e con un costruzione sintattica particolare ma proprio per questo efficace e tenero. Sì, tenero, come i rapporti sociali che ha con la vicina di casa, donna romana al cento per cento, o come quelli con le persone che lavorano al cimitero. Tutti eroi che viaggiano tra la realtà e la vita dopo la vita.

Lotto 132, tomba numero 132, tomba numero 432, numeri romani, nona tomba a destra dell’ingresso principale, dell’ingresso dell’ampliamento, arciconfraternita sì e no, dei trapassati, della carità, dei siciliani. In alto, in basso, al centro, sul perimetro, l’entrata, l’abisso, prima e dopo i bagni, avanti verso il gattile, tutto in fondo al giardino giapponese e giù nel dirupo”.
Come scrisse Dante: “…lasciate ogni speranza voi che entrate”. Ma qui Elisa la speranza ce l’ha e raggiunge l’obiettivo.

Consigliato?
Sicuramente, è una penna fresca ed ha una personalità che merita essere conosciuta.

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Elisa Fuksas 


(Roma, 1981) è una regista e scrittrice italiana. Figlia dell’architetto Massimiliano Fuksas e della sua seconda moglie Doriana Mandrelli, si laurea in architettura nel 2005.  Dopo i primi cortometraggi, tra cui Please leave a message con cui si aggiudica nel 2007 il Nastro d’Argento, gira il documentario L’Italia del nostro scontento insieme a Francesca Muci e Lucrezia Le Moli, che partecipa al Festival internazionale del film di Roma 2009. Tra gli altri documentari: Black Mirror. A journey with Mat Collishaw e ALBE, A Life Beyond Earth, un documentario sui cacciatori di UFO. Il suo primo film è Nina del 2012 con Luca Marinelli e Diane Fleri. Nel 2019 ha diretto il suo secondo lungometraggio, The App per Netflix.  Ha pubblicato “La figlia di” (Rizzoli Editore), “Michele, Anna e la termodinamica” (Elliot) e nel 2020 “Ama e fai quello che vuoi” (Marsilio) sulla sua lotta contro un tumore e la sua esperienza di fede che l’ha portata – dopo aver vissuto in un ambiente laico e di sinistra – a farsi battezzare a 37 anni.  Nel 2020 il suo film documentario-autobiografico (Indiana Production) iSola è stato presentato alla XVII edizione delle Giornate degli Autori.. Nel 2021 il suo documentario Senza fine, sulla vita e la carriera artistica di Ornella Vanoni, viene presentato alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

A cura di Marina Toniolo

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