Recensione di Anna Grippo
Autore: Paola Barbato
Editore: Piemme
Pagine: 420
Genere: Giallo
Anno di Pubblicazione: 2017
La storia inizia negli anni ’80, con il racconto del rapimento di Remo Polimanti, un bimbo di circa otto anni, uno dei tanti piccoli rapiti in quegli anni. Lungo lo Stivale, infatti, si aggira un uomo che li rapisce, li tiene con sé tre giorni, cerca di renderli felici realizzando ogni loro desiderio, e poi li restituisce incolumi alle loro famiglie.
Rapisce in totale 32 bambini, sempre con le stesse modalità, finché a un certo punto smette.
Nessun altro rapimento fino al 2015, anno in cui alcuni bambini scompaiono per poi venire ritrovati assassinati; tra questi anche Greta, la figlia di Remo Polimanti. Tutti i bambini ritrovati uccisi sono i figli dei bambini rapiti a loro volta anni prima.
Ma cosa sta succedendo? Possibile che il rapitore “buono” si sia trasformato a distanza di anni in un assassino?
Inizia così il rompicapo che la polizia e i rapiti degli anni ’80-’90 cercano di risolvere. Chi è che ha iniziato a rapire e a uccidere i loro figli? E perché? È lo stesso rapitore di anni prima? Perché si accanisce contro di loro, che anni fa invece ha aiutato? Come mai questo cambio di rotta? Oppure, è un emulatore? Tutte domande a cui pagina dopo pagina viene data una risposta fino all’inatteso epilogo finale.
Ho apprezzato molto questo giallo in cui qua e là Paola Barbato ha lasciato delle esche per individuare l’assassino; un po’ meno la scrittura, che ho trovato a tratti pesante, anche se credo che sia qualcosa di soggettivo.
Una piacevole sorpresa, invece, è stata la menzione di alcuni luoghi che conosco molto bene, alcuni perché abito nelle vicinanze, altri per averli visitati personalmente: per la precisione, mi riferisco a Genova, Staglieno (un quartiere di Genova), Trensasco e Bogliasco. È stato un po’ come sentirsi a casa.
Per quanto riguarda i personaggi, sono ben delineati e a spiccare sono soprattutto le loro debolezze, in modo particolare quelle del rapitore “buono” a cui nonostante tutto mi sono affezionata, complice anche la motivazione dei rapimenti. Non lo giustifico, ma capisco cosa lo ha portato a fare quello che ha fatto.
Sembra lui stesso a invitarci, tra le righe, a vigilare meglio sui nostri figli, perché il male è intorno a noi, spesso sotto mentite spoglie. Ma, soprattutto, ci ricorda di dare amore e presenza ai nostri figli, perché basta un attimo di distrazione, e una vita può cambiare per sempre.
Paola Barbato
Paola Barbato: classe 1971, è milanese di nascita, bresciana d’adozione, prestata a Verona dove vive con il compagno, tre figlie e tre cani. Scrittrice e sceneggiatrice di fumetti, tra cui Dylan Dog, ha pubblicato Bilico, Mani nude (vincitore del Premio Scerbanenco), Il filo rosso, Non ti faccio niente e Io so chi sei (il primo titolo di una trilogia). Ha scritto e co-sceneggiato per la Filmmaster la fiction Nel nome del male, con Fabrizio Bentivoglio.