Omicidi in inverno




Recensione di Antonio Modola


Autore: Margaret Doody

Traduzione: Rosalia Coci

Editore: Mondadori

Genere: Giallo

Pagine: 320

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. È la notte di Capodanno del 1753. In una losca taverna di Londra alcuni avventori commentano con accenti di colorito disappunto l’avvento del nuovo calendario gregoriano, che fa cadere la fine dell’anno undici giorni in anticipo rispetto al secolare calendario giuliano, creando confusione in tutto il paese. Tra essi, Harley l’Imbrattacarte, noto in città per i suoi resoconti giornalistici di processi e le popolarissime biografie di condannati a morte. All’uscita della taverna, Harley scopre il cadavere di una donna elegantemente vestita e orribilmente sgozzata, abbandonato in mezzo alla neve, derubato dei suoi gioielli su un solo lato del corpo. Sarà stato il ladro a ucciderla, o altri misteri si celano dietro quella morte? La divorante curiosità di Harley e la sua compassione lo spingeranno a indagare, coinvolgendolo in un complicato intrigo in cui la Londra dei bassifondi e i salotti dell’alta società sono ugualmente popolati da personaggi ambigui, e persino la giustizia può essere indotta a compiere errori fatali.

Recensione

Si apre il sipario. Un gruppetto di uomini dei bassifondi londinesi si ritrova in una taverna la sera di un Capodanno che non sembra essere tale.

È il Capodanno che il nuovo calendario indica come tale, ma non quello che gli inglesi intendono. Un cambio epocale perché, se ci pensiamo, il modo in cui misuriamo il tempo nelle nostre vite è uno degli assunti immutabili sui quali basiamo le nostre esistenze. Come ogni cambiamento degno di tale nome, i personaggi nella taverna iniziano a lamentarsi finendo per dare la colpa al governo colpevole di aver rubato 11 giorni di vita agli inglesi, e di aver sacrificato la tradizione adottando un metodo di misuraizone uguale a quello degli odiati francesi.

Inizia così questo libro, quasi come una rievocazione storica teatrale, in cui le ambientazioni sembrano quasi delle scene che accadono su un palco, in cui più che una divisione in capitoli sembra di assistere a una divisione in atti.

Tra personaggi nella taverna c’è Harley, uno scrittore squattrinato autore di biografie dei condannati a morte, che all’uscita dal locale si imbatte nel cadavere di una nobile signora nei suoi abiti eleganti e solo parzialmente derubata dei suoi gioielli. Le stranezze sono troppe, c’è qualcosa che non va. Una signora di quel rango non frequenta i bassifondi e soprattutto perché non le hanno rubato tutti i gioielli?

Parte da qui una spirale di avvenimenti travolgente in cui il nostro Harley, spinto da una bruciante curiosità, si imbatte in una giungla di strade, personaggi strani, ambiguità, tradimenti, bugie, segreti e omicidi mascherati da incidenti. Attori inconsapevoli di una tragedia in cui si alternano momenti di ilarità a episodi di estrema drammaticità.

La scrittura della Doody è scorrevole, descrive gli ambienti prima che i personaggi possano compiere le loro azioni o scambiarsi le battute. Per questomi ha ricordato il teatro, soprattutto nelle scene corali. L’autrice compie una magnifica opera di rievocazione storica, dà tono e colore agli oggetti, alle luci, a ogni sfumatura che forse non aggiunge niente alla narrazione, ma che è tremendamente efficace per farti sentire in quella stanza, in quella carrozza, sul ciglio di quella strada.

Sullo sfondo di una Londra che inizia il suo percorso di globalizzazione, una città che nei decenni a seguire diventerà protagonista della rivoluzione industriale, spostando più a nord il baricentro del mondo.

Un’epoca in cui si inizia a capire l’importanza della stampa nella creazione dell’opinione pubblica, in cui si vede nascere l’embrione di una morbosa curiosità per la cronaca nera, dove la dichiarazione della colpevolezza viene dal giudizio del popolo prima che dei tribunali.

Nella sua ricerca della verità, Harley ci porta su varie piste, alcune clamorosamente sbagliate e che porteranno a conseguenze irreversibili, ma che gli daranno la motivazione giusta anche quando sarà sopraffatto dall’essere protagonista di una rete di avvenimenti decisamente più grande di quello che si poteva immaginare, in cui l’introduzione di un nuovo calendario si rivelerà non solo un vezzo narrativo per contestualizzare la vicenda, ma un elemento determinante nella risoluzione del caso 

A cura di Antonio Modola

Libri nascosti

Margaret Anne Doody


 canadese, è professore di letteratura comparata. I romanzi con Aristotele detective, sono diventati caso letterario anche per l’esattezza dell’ambientazione storica: Aristotele detective, Aristotele e il giavellotto fatale, Aristotele e la giustizia poetica, Aristotele e il mistero della vita (2002), Aristotele e l’anello di bronzo (2003), Aristotele e i veleni di Atene (2004), Aristotele e i Misteri di Eleusi (2006), Aristotele e i delitti d’Egitto (2010), Aristotele e la favola dei due corvi bianchi (2012), Aristotele nel regno di Alessandro (2013), Aristotele e la Casa dei Venti (2018) e Aristotele e la montagna d’oro (2021). Il romanzo Gli alchimisti e il saggio La vera storia del romanzo sono stati pubblicati nel 2002 e nel 2009.

 

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