OMICIDIO A CHERNOBYL
di Morgan Audic
Piemme 2023
Gaia Cangioli ( Traduttore )
thriller, pag.480
Sinossi. Ci sono posti peggiori di altri dove morire. E posti peggiori di altri dove essere spediti al primo incarico in polizia: l’agente Galina Novak ha solo una ventina d’anni, eppure deve aver fatto qualcosa di molto brutto per essere finita a lavorare lì, in piena zona contaminata, a un passo dai reattori che quarant’anni fa fecero tremare il mondo. Almeno così s’immagina l’ispettore Melnyk, che in quei luoghi ci vive e lavora da anni. La scena del crimine che tra non molto si troveranno di fronte non è di quelle usuali: un uomo, orribilmente mutilato, è stato trovato appeso a un edificio. Il vento fa oscillare il suo corpo senza vita, deve aver subito torture indicibili. L’indagine è appena cominciata, quando per l’ispettore Melnyk si profila un ostacolo inaspettato: Aleksandr Rybalko, ex poliziotto russo, cui resta poco da vivere, ma a cui il padre della vittima ha affidato l’incarico di scoprire chi ha ucciso suo figlio. I due poliziotti si ritroveranno così fianco a fianco in un’indagine piena di insidie. Non solo: ben presto, si scoprirà che anche la madre della vittima era stata uccisa in circostanze misteriose, insieme a un’altra donna, in una data impossibile da dimenticare: il 26 aprile 1986.
Recensione di Salvatore Argiolas
Chernobyl è una città di cui è interdetto l’accesso dall’esplosione del reattore nucleare nel 1986 per cui è un luogo dove è più difficile che avvenga un omicidio ma già nel suo “Lupo mangia cane” del 2004 Martin Cruz Smith ambienta un thriller credibile in questa zona tanto sfortunata.
Quindici anni dopo l’area della centrale nucleare distrutta viene utilizzata come scenario dell’ottimo “Omicidio a Chernobyl” dello scrittore francese Morgan Audic che, oltre al contesto storico-geografico, condivide con il creatore di Arkady Renko anche la grande capacità di gestire con successo una trama ricca di suspense e di continui colpi di scena.
Solo leggendo la biografia infatti ci si rende conto che “Omicidio a Chernobyl” (“De bonnes raisons de mourir” è il titolo originale) è solo il secondo suo romanzo dopo “Trop de morts au pays de merveilles”del 2016, perché Audic orchestra con mano sicura una trama complessa, personaggi plausibili immersi in una cornice storica che preannuncia le tragedie attuali, mettendo in luce le linee di faglia che si manifestavano già nel 2019, perché l’Homo sovieticus non cambia.
Leonid Sokolov, figlio di un oligarca russo viene trovato cadavere, straziato in modo indicibile in un palazzo in rovina a Pripyat, città disabitata dal giorno della catastrofe di Chernobyl da cui distava pochi chilometri.
Il padre della vittima ingaggia l’ex poliziotto russo ma nato proprio a Pripyat dalla vita sregolata e afflitto da un male che non perdona per cui non ha paura di entrare nella zona contaminata anche perché è un reduce della guerra in Cecenia e “aveva bisogno di toccare il male per andare avanti. Di percorrere le vene nere di Mosca per estirparne la cellule cancerose, di arrestare gli assassini, gli stupratori, per grattare via un po’ di tutta quella perversione che aveva visto laggiù in Cecenia e che incancreniva anche la capitale. Per lui la violenza non era morta con la fine della guerra. Il campo di battaglia si era solo spostato.”
In Ucraina invece indaga sull’efferato delitto un poliziotto di Kiev mandato per punizione nel distretto più scomodo della nazione, il capitano Iosip Melnyk con l’ausilio della giovane Galina Novak che dovranno svolgere l’inchiesta tra tante difficoltà, non ultima quella di lavorare in posti ancora altamente radioattivi e dove bisogna sottoporsi spesso a docce decontaminanti.
Melnyk intuisce che il delitto ha radici antiche perché Leonid è andato a Pripyat per scoprire chi ha ucciso sua madre il 26 aprile 1986, proprio il giorno dell’incidente fatale alla centrale nucleare e seguendo questa pista il capitano ritroverà fantasmi del passato sovietico che continuano ad opprimere e a gravare sul presente.
Già la copertina fornisce tanti spunti interessanti in quanto riporta l’immagine dell’iconica ruota panoramica del Luna Park di Pripyat, dove si svolge una fase importante della trama, che non fu mai utilizzata in quanto il parco di divertimenti doveva essere inaugurato il primo maggio del 1986 ma una settimana prima avvenne il disastro e la città venne evacuata mentre la grande ruota divenne simbolo della tragedia.
E’ difficile trovare in un thriller tanti temi di grande interesse gestiti in maniera magistrale come in “Omicidio a Chernobyl”, partendo dalla situazione geopolitica che nel 2019 faceva presagire un futuro nero se non tenebroso come quello che stiamo vivendo. Audic delinea in modo chiaro le forze telluriche che stanno per confliggere, da una parte l’Ucraina che anelava la democrazia di stampo occidentale mentre la Russia cercava di far rivivere la compianta Unione Sovietica ma in definitiva rimpiangeva la fine dell’Impero Russo e con l’annessione della Crimea ha fatto capire che era intenzionata a riprendersi i territori perduti dopo la caduta del muro di Berlino.
“Il problema non è la Russia né i russi. E’ il potere. Tutti quei generali, qui politici, quegli uomini d’affari che vogliono sempre più potere e sempre più terre. Distruggono tutto, ovunque.”
“Rybalko si ricordò di quando, dopo la rivoluzione di Maidan degli uomini in tuta mimetica, armati fino ai denti e organizzati, erano piombati in Crimea facendo sloggiare le deboli forze ucraina dalle loro misere caserme. Degli indipendentisti, secondo Mosca, dei militari russi, secondo Kiev.”
“Dopo la rivoluzione di Maidan una delle prime misure degli europeisti al potere era stata quello di togliere al russo lo status di lingua ufficiale. In molte regioni dell’Ucraina, in particolare nell’Est, la popolazione parlava quasi solo quella lingua. C’erano state grandi manifestazioni in certe città del paese, come Donetsk e Kharkiv e, soprattutto, in Crimea.”
Se la Russia non si fosse messa in mezzo, non ci sarebbe stata la guerra” ribatté Vasilij.
Ma certo che sì. La gente laggiù non accetta che la propria storia e la propria cultura vengano calpestate”
“Nessuno gli vieta di parlare russo” smorzò il marito.”
Questo dialogo tra coniugi mostra la temperatura emotiva che esisteva anche prima dell’invasione russa del 2022 e fotografa uno stato di scontro che non poteva che sfociare in un sanguinoso conflitto.
Un altro argomento sviscerato a fondo è quello del rapporto che lega genitori e figli, analizzato con attenzione e sviluppato in modo diversificato secondo i vari personaggi che mantengono relazioni problematiche con i propri figli.
A Chernobyl, territorio non abitabile per dell’elevatissimo livello di radiazioni, convivono corruzione, traffici illegali di rifiuti contaminati, cercatori clandestini di ambra coltivazioni illecite di prodotti pericolosi, contrabbando di legname inquinato, turisti dell’orrore che vanno nelle zone di esclusione per vedere di persona le devastazioni causate dall’incidente del 1986 c’è tutta un’economia sommersa della zona di esclusione che fornisce un sfondo inquietante ad un thriller veramente avvincente che ritengo uno dei migliori letti nell’ultimo anno.
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Morgan Audic
Nato a Saint-Malo nel 1980, è uno dei più apprezzati autori di polizieschi in Francia. Omicidio a Chernobyl, il suo secondo thriller, ha venduto più di 70.000 copie e ha vinto l’Étoile du meilleur polar del quotidiano Le Parisien, il Prix Découverte Polars Pourpres e il Prix des lecteurs Le Livre de Poche Polar. Vive a Rennes, dove insegna storia in un liceo.