Recensione di Francesca Mogavero
Autore: Rachel Cusk
Traduzione: Anna Nadotti
Editore: Einaudi
Pagine: 192
Genere: Narrativa
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Una donna in viaggio ascolta un estraneo seduto di fianco a lei mentre parla del suo lavoro, della famiglia e dell’angosciosa notte precedente, trascorsa a seppellire il cane. Faye, scrittrice e io narrante, sta raggiungendo il continente europeo per partecipare a un convegno. Nel caldo afoso, tra pause caffè ed eterne attese di navette che fanno la spola dal ristorante alla sede dei meeting, incontrerà colleghi, giornalisti, organizzatori culturali. Da quelle sue conversazioni emergerà un quadro meraviglioso e terribile di un’umanità confusa, scissa tra ciò che teme di essere e ciò che sceglie di mostrare.
Recensione
Autòs éfa, ipse dixit, l’ha detto lui: dai tempi di Pitagora è lo schermo infrangibile, lo scudo magicamente resistente a ogni urto, l’affermazione che respinge qualsiasi obiezione prima ancora che esca dalle labbra.
Lo ha detto lui, che è un’autorità, dunque anche ciò che dice (e di conseguenza, per proprietà transitiva, io che lo ripeto, senza osare mutarne una sillaba o l’inflessione) è autorevole e la confutazione è semplicemente inconcepibile.
In Onori Rachel Cusk ripete “ha detto” continuamente, un po’ per rendere sempre visibile l’Orsa Polare della narrazione (come se il lettore, tra i flutti di questi incastri di discorsi, racconti e sottotrame potesse perdersi), un po’ – e soprattutto – per ribaltare l’assunto filosofico con un sorriso sornione e nascosto e rivelare che ha due volte il coltello, o per meglio dire la penna, dalla parte del manico: quell’“ha detto” è sì una garanzia, per lo meno in apparenza (Faye riporta ciò che ha sentito, presumiamo che sia vero e in caso si scopra che è tutta una bugia non diamole la colpa), ma quelle due parole si fissano indelebili perché lei, Rachel-Faye, autrice e voce narrante che si sovrappongono e confondono, le ha raccontate.
Qui siamo in passo oltre: ipse dixit quia ipsascripsit, lui ha detto perché lei ha scritto, il personaggio parla perché è la scrittrice a dargli spazio e voce, a raccogliere le sue parole, a dar loro sostanza e forma, a renderle reali.
E se tutto ciò che è contenuto nel romanzo fosse vero?
Se Faye fosse uno pseudonimo, ma Rachel avesse davvero viaggiato su quell’aereo, se avesse davvero incontrato un uomo che ha passato la notte a seppellire il proprio cane – l’unica connessione con l’intimità degli affetti, dopo una vita di viaggi di lavoro – e poi romanzieri più o meno affermati, una giovane guida turistica dalla ,ente matematica, giornalisti, una presentatrice, una editor e una traduttrice colpite nell’ultima illusione?
Non cambierebbe nulla, giacché anche i suoi interlocutori avrebbero chiare le regole del gioco e parlerebbero, svelerebbero, si metterebbero a nudo (oppure indosserebbero abiti più interessanti, valutando attentamente il loro guardaroba di esperienze e di maschere), direbbero proprio perché consapevoli di avere di fronte una scrittrice che tutto osserva e tutto registra; l’avvicinerebbero con una scusa banale – il meteo, l’ultimo intervento di un convegno, la qualità del cibo e delle strade –magari indugerebbero in un breve complimento sul suo stile o il suo ultimo romanzo, per poi inserire il pilota automatico e lanciarsi in un lungo monologo, con la speranza che diventi un capitolo.
Un’amara verità, forse: quasi nessuno ascolta gli autori, ma quasi tutti muoiono dalla voglia di rivelarsi a loro, con schiettezza, mezze verità o pure panzane, per fornire nuovo materiale e trovare l’immortalità nel prossimo libro. E se sarà un bestseller ancora meglio.
E come reagiscono gli autori di fronte a questa macchinazione neanche tanto oscura? Come solo gli artisti dal cuore coraggioso e generoso sanno fare: vedono davvero, esplorano con profondità, rendono Onori a esistenze a un primo sguardo ordinarie, ne colgono lo sfolgorio… E realizzano un desiderio.
Dopo Resoconto e Transiti, Rachel Cusk conclude la sua trilogia: un teatro a tratti decadente e deluso, ma del tutto umano, variegato e unico, messo sulla carta con onestà e bellezza, fluido come un mare in cui tuffarsi sorridendo, senza pensare ai rifiuti che si celano tra le onde e la spuma.
A cura di Francesca Mogavero
Rachel Cusk
nata in Canada nel 1967, vive e lavora nel Regno Unito. Ha pubblicato vari libri di narrativa e saggistica. Nel 2015 ha iniziato un’opera in tre parti che l’ha confermata come una delle voci più innovative e importanti del panorama letterario internazionale. Resoconto, primo romanzo del ciclo pubblicato da Stile Libero nel 2018, è stato inserito da «La Lettura» tra i migliori 10 libri dell’anno. Nel 2019 è uscito il secondo volume, Transiti e nel 2020 il terzo volume, Onori.
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