OSCURA
E CELESTE
di Marco Malvaldi
Giunti 2023
Giallo storico , pag.352
Sinossi. L’Europa è in guerra, le risorse scarseggiano ed è in corso una pandemia: no, non stiamo parlando di attualità ma dell’anno 1631. A Firenze la peste infuria, il Granduca dà disposizioni per limitare i contagi ma c’è chi sa trarre beneficio dalle situazioni di emergenza: tra gli altri, un “filosofo naturale” che con la scusa del morbo ha ottenuto di stampare il suo ultimo libro in città anziché a Roma, eludendo gli accaniti controlli dell’Inquisizione. È Galileo Galilei, l’uomo che con il suo “cannone occhiale” ha scoperto le fasi di Venere e i satelliti di Giove, che fa esperimenti sul pendolo e sulla caduta dei gravi e adesso sta per pubblicare il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo: un’opera scritta in volgare affinché tutti possano capire che non l’uomo con i suoi dogmi bensì il Sole sta al centro dell’universo. La vista di Galileo, però, è sempre più appannata, e le sue minute devono essere trascritte per il tipografo dalla figlia Virginia, che ha preso il velo nel convento di San Matteo in Arcetri. E come osservando attentamente la Luna si scopre che è coperta di macchie, così anche un luogo di preghiera, a frequentarlo assiduamente, rivela aspetti inattesi: c’è chi dice, per esempio, che alcune sorelle “ricevano”; che in una cella il lume rimanga acceso troppo a lungo; che una notte si sia udito il suono di un corpo che cade… Galileo dovrà portare luce in un mistero più buio di una notte senza stelle, ma nulla può fermarlo perché lui sa che ogni cosa illuminata ha una parte oscura: sta a noi capire da che lato osservarla. E quando arriviamo a vederla nella sua interezza, ci avviciniamo alla nostra natura celeste. Marco Malvaldi torna al giallo storico riportando in vita il padre della scienza moderna: un toscano verace, amante del vino e della tavola, incline alle facezie ma capace di volgere il proprio straordinario ingegno alla conoscenza, consegnandoci gli strumenti attraverso cui pensare il futuro.
Oscura e celeste
A cura di Edoardo Guerrini
Recensione di Edoardo Guerrini
Con Oscura e celeste Marco Malvaldi ritorna al giallo storico, genere da lui già frequentato nel 2020 con l’ottimo La misura dell’uomo, nel quale aveva dato un ruolo investigativo a un altro scienziato geniale della storia italiana: Leonardo Da Vinci. Qui invece colui che si ritroverà a risolvere un “caso” avvenuto nel convento delle clarisse che ospita le sue due figlie è un altro famosissimo fondatore della Scienza moderna: Galileo Galilei.
In questa storia, tuttavia, la cornice gialla è, a mio avviso, poco più che un pretesto. Certo, percorre l’ottanta per cento del testo e fa da efficiente traino al lettore per accompagnarlo nell’ambientazione della Firenze del 1631 e nei tristi modi di vita delle poverissime sorelle rinchiuse in clausura, e fa da motore di tutta la trama; tuttavia ciò che Malvaldi tiene di più a rappresentare, è evidentemente la vicenda “cardine” della vita di Galileo: ovvero, la storia della scrittura del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo e di ciò che ne deriverà per la sua vita a causa della ridicola e prepotente ignoranza di coloro che lo accusarono, per tale libro, di eresia costringendolo all’abiura.
La ricostruzione storica è accuratissima: per scrivere un libro del genere occorre, ovviamente, studiare tantissimo e Malvaldi, che sappiamo essere anche scienziato (chimico) oltre che scrittore, di sicuro lo ha fatto con grande piacere. Certo, non è un saggio e non ha pretese di rigore scientifico, anzi l’autore si diverte pure a infilarci degli anacronismi dal sottile humour. Per esempio, quando a un certo punto gli scappa un parallelismo tra le monache del suo convento, che forse di notte riescono a “ricevere” qualche personaggio di sesso maschile, e la Monaca di Monza: ma forse qui Malvaldi ha pure calcolato che, laddove fosse davvero esistito l’autore del “manoscritto” evocato dal Manzoni, e la vicenda si fosse svolta per davvero nella città lombarda nel 1628, questa poteva perfino essere già nota ai fiorentini che si erano visti arrivare la peste nel 1631! Ben altra cosa invece la citazione camilleriana che troviamo al capitolo XXIII:
“Il pane era ancora caldo, come si diceva, e la notizia che lo stratagemma pensato da suor Maria Celeste e messo in atto dal canonico aveva funzionato, unito al profumo di forno appena spezzato, contribuì, come avrebbe detto un grande autore italiano di classici che Galileo avrebbe senz’altro amato se non fosse nato cinque secoli più tardi, «a smorcargli un pititto lupigno».”
In pratica la voce dell’autore spesso ci riporta al ventunesimo secolo, mentre ci accompagna lungo il diciassettesimo. Ma la storia, i dettagli sul modo di vivere dell’epoca, i personaggi sono tutti molto accurati. Galileo, in particolare: figura geniale ma non priva di difetti nell’invenzione malvaldiana, in particolare per come tratta la serva, e per la quantità di vino che riesce a ingerire.
Comunque, trovandosi davanti a un apparente incidente, o suicidio, che ha tolto la vita a una suora, Agnese, che gli era molto affezionata oltre ad essere molto amica di sua figlia Virginia, suor Maria Celeste, Galileo non si risparmia per risolvere il mistero; un mistero nel quale la stessa scienza praticata da Galileo, risulta aver “contagiato” anche certe ragazze, o meglio sorelle, anche perché la stessa Maria Celeste era incaricata di ricopiare in bella le ultime parti del Dialogo che Galileo sta per dare alle stampe, e con la morte di Agnese proprio alcune pagine fondamentali sono scomparse, perché Virginia le aveva date da leggere anche ad Agnese poco prima che lei precipitasse dalla finestra: da quale?
Sarà proprio la capacità di Galileo di conoscere e capire bene il moto dei gravi a fargli intuire com’è avvenuto l’incidente e ad avvicinarlo alla verità, in tandem con il canonico metropolitano Niccolò Cini, suo precedente allievo, incaricato dal Granduca di indagare sul convento, struttura importante per il sovrano perché le preghiere delle monache devono proteggere la comunità dalla pestilenza.
La peste si aggira per Firenze, ma questo nel libro conta poco: quel che più importa è che Galileo riesca a sopravvivere alla stupidità dei gesuiti, che lui ha già più volte preso per i fondelli mettendo di fronte i loro dogmi con la nuda realtà visibile semplicemente con un cannocchiale, con cui ad esempio si vedono i crateri lunari e le macchie solari, cose che per gli aristotelici e i loro seguaci sono del tutto inesistenti.
Una storia molto attuale, a quanto pare: il metodo scientifico versus la cretineria, l’ignoranza, il dogmatismo protervo di quelli che si rifiutano di osservare la realtà e preferiscono adagiarsi sul proprio conservatorismo: chi ci ricorda?
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Marco Malvaldi
Marco Malvaldi: (Pisa, 1974), chimico e scrittore, ha esordito nel 2007 per Sellerio con La briscola in cinque, primo degli otto volumi dedicati ai “vecchietti del BarLume”, divenuti nel 2013 una serie televisiva e seguiti da una lunga serie di romanzi e di saggi di divulgazione scientifica. Per Giunti ha pubblicato La misura dell’uomo (2018) e – a quattro mani con Paolo Cintia – Rigore di testa (2021). I suoi ultimi libri, scritti insieme a Samantha Bruzzone, sono Chi si ferma è perduto (Sellerio, 2022) e La molla e il cellulare (Raffaello Cortina, 2022).