Paradise falls. Vol. 1: Il paradiso
Recensione di Ilaria Bagnati
Autore: Don Robertson
Traduzione: Nicola Manuppelli
Editore: Nutrimenti
Genere: Romanzo
Pagine: 672
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi.
“Se cercate un vero uomo, ricopritelo di catrame. Ficcategli delle piume nel naso. Cacciatelo dalla città. Trasformatelo in un animale. E poi aspettate di vedere cosa succede. Solo un uomo su mille può riscattarsi da un simile oltraggio. Laverà via il catrame e rimuoverà le penne, e poi… E poi vi converrà fare attenzione”.
Paradise Falls è l’Arcadia, un piccolo villaggio nel cuore dell’Ohio, simbolo di un’America che poggia fermamente sui valori dei padri fondatori. A capo della comunità c’è Ike Underwood, l’uomo forte che ne ha forgiato carattere e istituzioni, fedele all’antica moralità e al rispetto delle tradizioni: un pilastro di cui nessuno ha mai osato mettere in discussione l’egemonia. Ma i tempi sono ruggenti e mutevoli, la guerra contro il Sud ha lasciato scorie, e l’apparente idillio è destinato a essere spazzato via dalla sfrenata ambizione di un giovane forestiero, Charley Wells. Paradise Falls. Il paradiso è il primo volume del romanzo più ambizioso di Don Robertson, il labirintico, appassionante ritratto di una cittadina del Midwest, del suo sviluppo e del suo declino morale, nei decenni che seguono la guerra civile americana. Un’epopea fatta di intrighi politici, lotte intestine, sesso e violenza, costellata di personaggi e storie indimenticabili. Un’opera di incredibile forza e attualità, che conferma Robertson come uno dei grandi narratori americani del Novecento.
Recensione
E’ il 1865 e lo scenario con cui iniziano le vicende di Paradise Falls, contea nello stato dell’Ohio è quello dell’arrivo dei Paradise Falls Blues reduci dalla guerra contro il Sud. Gli abitanti di Paradise sono pronti ad accoglierli come meritano. C’è Isaac (Ike) Underwood con la moglie Phoebe e il figlio Phil, c’è J.K Bankson, l’editore del Democrat, giornale di Ike Underwood. Ci sono il giovane Bill Light, Amelia Burkhart, il vecchio Jake Phillips, la banda musicale, il sindaco Pillsbury, i membri del clero, Mrs Magill, Oliver P. Purvis con i figli Ferd, Priscilla ed Editha e tanti altri. E’ un grande giorno per la contea di Paradise, sono tutti lì ad aspettare il treno che riporterà a casa i soldati, parenti ed amici degli abitanti di Paradise.
La contea di Paradise Falls è considerata l’Arcadia, ossia la terra dove uomini e donne vivono in perfetta armonia. Ma non è tutto oro ciò che luccica perché anche lì ci sono i soliti dissapori tra gli abitanti che caratterizzano ogni città e paese. La contea ha al suo interno un insediamento di persone di origine tedesca, i loro nomi sono Soeder, Brandt, Buehler, Stumpf, Rapp, Burkhart, Neumark, Osterhaus e Jurgens. Sono persone molto pulite, rigide, parsimoniose, timorose del loro rigido Dio luterano, grandi lavoratori tuttavia non sono ben visti da molti abitanti della contea forse perché sono comunque considerati degli immigrati. Nel sud est della contea c’è anche una regione denominata regione dei Masonbrink, comprende quelli che sono i terreni agricoli più poveri ed è il luogo dove ci sono stati i primi insediamenti. I Masonbrink sono considerati sciatti, ottusi, per gli abitanti della contea vivere come un Masonbrink è la cosa peggiore che possa esistere.
Ike Underwood con sua moglie Phoebe e il figlio Philip costituiscono la Prima Famiglia di Paradise Falls. Egli è l’uomo più ricco della contea ed è grazie a lui che esiste Paradise Falls. Lui, insieme a Morris, un negoziante, hanno spianato la strada.
“La sua banca, il suo giornale, la Paradise Falls Clay Products, i vari stabilimenti commerciali e le piccole fabbriche che Ike controlla […] – queste istituzioni permettono al villaggio di esistere. Senza di loro, sarebbe morto. Senza Ike Underwood, soprattutto, non sarebbe mai stato creato. E così è onorato.”
Il potere di Ike viene messo in discussione dall’arrivo di Charley Wells e della moglie Nancy. Charley è un uomo che si è fatto da sé, ha sempre amato Nancy ma lei non si è concessa tanto facilmente. Prima Nancy si fidanza con il migliore amico di Charley, poi si sposa con un altro uomo. Rimasta vedova, Charley torna all’attacco e i due si sposano e vanno ad abitare a Paradise Falls. Le ambizioni di Charley sono enormi, vuole contrastare il potere di Ike, vuole più di ciò che ha lui: il potere, i soldi ed il rispetto degli abitanti della contea. Ike non gli renderà semplice la scalata al successo ma Charley è un osso duro, utilizza ogni mezzo lecito e non per ottenere ciò che vuole. Due galli in un pollaio sono troppi, chi avrà la meglio? Il giovane Charley o il vecchio Ike?
Paradise Falls è un libro che parla di uomini, di donne, delle loro vite, dei loro ideali, dei loro sogni, delle loro ambizioni, dei loro credo, delle loro passioni, delle loro paure, dei loro amori. Robertson scandaglia per il lettore la vita dei suoi personaggi, ci racconta di loro “vita, morte e miracoli”, ci fa conoscere il loro passato e il presente, ci fa capire come sono diventate le persone che sono ora. La descrizione che ne fa l’autore è minuziosa, ogni personaggio ci viene presentato a 360°, le loro vite e le loro storie si intrecciano, ci sono matrimoni, nascono figli che popolano la contea di Paradise. Robertson è bravissimo a creare i suoi personaggi così come a creare la loro ambientazione, li inserisce in un determinato contesto storico prima, durante e dopo la guerra di secessione nello stato dell’Ohio, in una contea creata dalla sua immaginazione. Il libro è bello corposo ed è infarcito di numerose tematiche piuttosto importanti, prima fra tutte l’abolizione della schiavitù.
“Forse uno schiavo negro non vive come il re d’Inghilterra, ma come vivrà da persona libera? Starà peggio di quando era schiavo, molto peggio. Non avrà nessuno che si prende cura di lui. Dovrà cavarsela da solo. Dovrà pagare le tasse, possedere armi, stipulare un mutuo in banca. […] una guerra sarebbe la cosa peggiore che potrebbe accadere, per il Nord, per il Sud, per i negri, per tutti. Le guerre non hanno mai risolto nulla, e meno che mai ci riuscirà questa guerra. Se i sudisti si vogliono separare, io dico di lasciarli andare, e buona fortuna. Una secessione è meglio di una guerra.”
Queste sono le parole di Charley che vuole candidarsi per una carica politica. Egli è contrario alla guerra, secondo lui in caso di guerra il Nord avrebbe vinto e probabilmente i negri sarebbero stati liberati. Una volta liberi avrebbero cercato un lavoro ed essendo neri si sarebbero accontentati di salari più bassi e avrebbero tolto il lavoro ai bianchi. Una tematica molto attuale se si pensa che in molti oggi sono contrari all’immigrazione perché gli immigrati priverebbero gli italiani di un posto di lavoro dato che uno straniero “costa meno”. Un’altra tematica che ha attirato la mia attenzione è il ruolo della donna in quel periodo storico. Ogni donna ha come scopo nella vita trovare un buon partito da sposare e con cui mettere su famiglia. Ogni donna vive per compiacere il proprio uomo e crescere i propri figli.
L’autore però ci fa conoscere anche donne che oltre a fare ciò sono un sostegno per il proprio uomo, lo consigliano e non gli danno per forza ragione. Ci sono donne come Nancy, moglie di Charley, come Phoebe, moglie di Ike e Catherine Anne Light, moglie di Virgil T. Light che oltre a ricoprire il tipico ruolo di moglie sono donne che non si tirano indietro se si sentono di criticare il proprio uomo, sono donne tutto d’un pezzo, con gli attributi, che sanno consigliare meglio di chiunque altro e che non si fanno mettere i piedi in testa. C’è anche chi si permette qualche scappatella alle spalle del marito.
Dietro quei grandi uomini ci sono sicuramente grandi donne! Di argomenti di cui parlare riguardo Paradise Falls ce ne sono tanti ma non posso rivelarvi altro. Questo è un libro che non si dimentica perché è scritto in maniera egregia, la penna di Robertson è ironica, talvolta dissacrante. La narrazione è scorrevole e molto piacevole. L’unico appunto che mi sento di fare è che talvolta a causa dei numerosi personaggi e dei salti temporali è difficile tenere il filo della narrazione. Consiglio Paradise Falls 1 a chi ama i romanzi storici, a chi vuole approfondire il periodo storico che va dalla seconda metà dell’800 al ‘900 e lo vuole fare in maniera leggera e talvolta divertente.
A cura di Ilaria Bagnati
ilariaticonsigliaunlibro.blogspot
Don Robertson
Don Robertson (1929-1999), nativo di Cleveland, Ohio, autore di diciotto libri, ha goduto per più di un decennio di un grande successo in America, al punto che uno dei suoi romanzi, The Greatest Thing That Almost Happened, divenne un film per la televisione nel 1977. All’attività di scrittore, che gli valse il Putnam Award e il Cleveland Arts Prize for Literature, ha sempre affiancato il lavoro di giornalista. Senza mai smettere di scrivere, si è allontanato progressivamente dall’ambiente letterario, anche a causa di gravi problemi di salute, fino a venirne dimenticato.
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