Paradise falls. Vol. 2: L’inferno inferno
Recensione di Ilaria Bagnati
Autore: Don Robertson
Traduzione: Nicola Manuppelli
Editore: Nutrimenti
Genere: romanzo
Pagine: 938
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. La grande epopea di Paradise Falls, dalla guerra civile americana fino agli albori del Novecento, prosegue nel secondo volume di un capolavoro ritrovato della letteratura. Dopo aver assistito all’ascesa del nuovo, nei panni del giovane arrivista Charley Wells, a discapito del vecchio, incarnato da Ike Underwood, portatore dei valori della tradizione, in questa seconda parte continua il racconto dell’affermazione di Wells, simbolo del pragmatismo americano, l’uomo che ha costruito tutta la propria carriera sul possibile, seppellendo i concetti di eternità ed eroismo. La nuova America ha il suo volto. La vecchia Arcadia è ormai contaminata. Insieme alla vicenda di Charley Wells, scorrono le storie degli altri personaggi del romanzo. Ike Underwood osserva la città sfuggirgli di mano e il figlio morire solo e sconfitto. Il reverendo Jessup, nuovo ministro della chiesa episcopale, ha un grande obiettivo da realizzare nel nome del Signore. Arthur Carmichael Junior disprezza il padre e vuole seguire le orme di Charley Wells. E poi ancora Phoebe Underwood, Virgil T. Light, Nancy Wells, Leon D. Walls, Edna Vance e i molti altri destini che percorrono gli ultimi decenni dell’Ottocento fino al simbolico passaggio del secolo, in un finale incandescente degno di uno dei grandi narratori americani del Novecento
Recensione.,Siamo al secondo capitolo di Paradise Falls dove le vicende dei suoi personaggi continuano ad intrecciarsi, qualcuno è in ascesa mentre qualcun altro è in netto declino. La lotta tra Charley ed Ike è sempre più agguerrita. Charley ha vinto diverse battaglie ma non la guerra. Charley vuole che Paradise Falls progredisca che sia una “puttana truccata”, specchio del mondo; Ike invece crede che il paese possa ancora essere l’Arcadia.
“Se la citta fosse rimasta arcadica, senza dubbio sarebbe morta, o per lo meno sarebbe finita in uno stato comatoso e anacronistico, e sarebbe stato come se fosse morta. No, il solo e unico Charles Palmer Wells aveva salvato la città, proprio così.”
Ike per continuare ciò che ha iniziato anni addietro fa costruire l’Aeolian Temple dove si terranno numerose rappresentazioni teatrali, in linea con l’eleganza del paese. La sua costruzione non sarà facile a causa degli sgambetti del solito Charley Wells. Lui a sua volta vuole in città un bordello per soddisfare le necessità dei suoi lavoratori delle miniere e pure le sue. Per Charley l’apertura del bordello è un progresso per il paese, può portare numerosi introiti e non per ultimo è un grande smacco per il povero vecchio Ike! Charley riesce a cambiare le sorti di Paradise Falls, Blood diventa casa dei minatori e le miniere rilasciano sempre fumo ed un’aria irrespirabile, lì dove c’erano aria pulita e luoghi incontaminati.
“E lui, il solo e unico Charles Palmer Wells, il più subdolo sempliciotto di tutti i subdoli sempliciotti, prosperava e rideva, pianificava e giocava le migliori carte possibili. E portava avanti la sua campagna per la rovina del suo nemico, il caro e assolutamente indispensabile avversario Isaac (Ike) Underwood.”
In un questo secondo capitolo entrano in scena nuovi personaggi, alcuni muoiono, altri sono cresciuti e tentano di affermarsi nella nuova Paradise Falls. La figlia di Charley, Nell è cresciuta e per il padre sembra provare odio; il figlio di Virgil T. Light, Bill Light, si sposa, diventa un donnaiolo e cerca di espiare i suoi peccati. Il figlio degli Underwood muore solo e disperato con il solo conforto dei familiari più stretti; Arthur Carmichael Junior disprezza i genitori ma segue le orme del padre diventando lui stesso un costruttore instancabile e molto preciso.
Egli ammira moltissimo Charley Wells, vuole seguire le sue orme ad ogni costo. A Paradise Falls arriva anche un nuovo ministro della chiesa episcopale, il reverendo Jessup che ha un grande obiettivo e che farà girare la testa a diverse fanciulle. Come nel primo capitolo gli intrighi, le lotte di potere, i tradimenti, la corruzione, la devozione sono i veri protagonisti delle vicende narrate. Per Charley ogni mezzo è lecito, non lo ferma neanche il giudizio divino. Non è l’unico a pensarla così, in molti seguono le sue orme, il “dio denaro” spesso, purtroppo, è più potente del Signore, Dio degli uomini.
Ancora una volta Robertson ha la grande capacità di inserire i suoi personaggi di fantasia in un contesto storico ben preciso e reale che va dalla fine della guerra civile agli albori del Novecento. Se nel capitolo precedente gli Stati Uniti erano divisi in due nella guerra di secessione, in questo secondo capitolo devono affrontare la guerra contro gli spagnoli. Gli Stati Uniti vincono e ora sono una potenza mondiale.
I personaggi ancora una volta sono ben descritti, le loro vite e i loro sentimenti, pensieri ed emozioni sono scandagliati in modo molto preciso. L’autore racconta di ognuno il passato per capirne meglio la personalità di oggi. La penna di Robertson è sempre ironica, dissacrante, minuziosa e la narrazione sempre piacevole.
Il finale è degno del suo autore, in parte me lo aspettavo e devo dire che mi ha soddisfatta. Se avete letto il primo volume non potete non leggere anche il secondo, la curiosità sulle sorti di Paradise Falls e dei suoi abitanti non vi permetterà di fermarvi al primo.
Entrambi i volumi sono molto corposi ma ciò non mi ha scoraggiata perché la scrittura di Robertson non è mai noiosa, neanche quando ci parla del passato e si fa più descrittiva. Per me Robertson è stato una bellissima scoperta e spero possa godere nuovamente della sua meritata fama.
A cura di Ilaria Bagnati
ilariaticonsigliaunlibro.blogspot.com
Don Robertson
Don Robertson (1929-1999), nativo di Cleveland, Ohio, autore di diciotto libri, ha goduto per più di un decennio di un grande successo in America, al punto che uno dei suoi romanzi, The Greatest Thing That Almost Happened, divenne un film per la televisione nel 1977. All’attività di scrittore, che gli valse il Putnam Award e il Cleveland Arts Prize for Literature, ha sempre affiancato il lavoro di giornalista. Senza mai smettere di scrivere, si è allontanato progressivamente dall’ambiente letterario, anche a causa di gravi problemi di salute, fino a venirne dimenticato.
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