Sinossi. La Milano sempre più nera, sempre più feroce, di Alessandro Robecchi e la banda di Carlo Monterossi in una nuova indagine dai risvolti inattesi che rovista, non senza ironia e severa critica, nelle maglie sporche della nostra società̀. Capita a Carlo Monterossi di trovarsi impelagato in faccende diverse, per via della sua doppia vita. Da un lato ha fatto i soldi come autore televisivo con un programma senza pudore e dalla lacrima facile, Crazy Love. Dall’altro, quasi per emendarsi, si adopera per risolvere casi umano-criminali, insieme agli amici detective della Sistemi Integrati, Oscar Falcone e Agatina Cirrielli, in una Milano faticosa e ostile. Flora De Pisis lo manda a Zelo Surrigone, poco lontano dalla metropoli: un crocifisso si è messo a luccicare e un bel santone, don Vincenzo, un ex prete, predica di miracoli e raccoglie donazioni, un’occasione imperdibile per Crazy Love. Negli stessi giorni, un manager della Italiana Grandi Opere, un impero industriale delle costruzioni nel mondo, chiede aiuto alla Sistemi Integrati: l’azienda ha subìto uno strano furto, soldi, documenti, una pennetta usb. Il tutto mentre i poliziotti Ghezzi e Carella risolvono mugugnando una manciata di piccoli casi, storie ordinarie di disperazione e malavita di sopravvivenza, una caccia a tanti pesci piccoli, perché «servono un sacco di perdenti per tenere vivo il mito della città vincente». La vita complicata del detective dilettante Carlo Monterossi – privilegiato sull’orlo del cinismo e al tempo stesso disincantato Robin Hood –, permette al suo creatore Alessandro Robecchi di scrivere noir a forte impianto sociale, che fanno molto pensare a Scerbanenco: crudo realismo unito a una solidarietà che si incarna in personaggi teneri e vivissimi. Come la Teresa di questo romanzo, la piccola donna delle pulizie che non ha mai pensato di poter cambiare la propria vita. E proprio la sua limpida carica di verità attrae Carlo oltre la semplice simpatia, contribuendo a scompigliargli l’esistenza. Un sapore di situazioni reali accentuato dal modo di narrare di Robecchi che è come se stesse a fianco del lettore a mostrargli e illustrargli i fatti che stanno accadendo di fronte a loro.
PESCI PICCOLI
Alessandro Robecchi
Sellerio Editore Palermo 2024
Noir, pag.448
Recensione di Silvana Meloni
Pesci Piccoli è la decima storia di Alessandro Robecchi che ha come protagonista Carlo Monterossi, un uomo ricco, bianco, privilegiato che lavora in televisione dietro le quinte di un programma spazzatura, che peraltro odia. Per uno scherzo del destino, è stato proprio lui a inventare quel format, reso celebre da una conduttrice senza scrupoli, Flora, e del quale, malgrado gli innumerevoli tentativi, non riesce a liberarsi, legato mani e piedi a un contratto per il momento inscindibile.
Per cercare, nonostante tutto, di rendersi accettabile a se stesso, senza sputare sulla sua immagine allo specchio, Carlo si è costruito un “secondo lavoro”, un’agenzia investigativa insieme a due amici, la Sistemi Integrati, nella quale ha a che fare con situazioni, certo non esaltanti, che per lo meno lo riportano con i piedi per terra, lontano dal mondo patinato della televisione, nella brutale realtà di una città complessa come Milano.
E qui soprattutto di Milano ci parla Robecchi; dei suoi quartieri periferici come La Bovisa e Affori, delle famiglie operaie e sottoproletarie che ci vivono, impegnate in lavori saltuari e mal pagati, dove si è sviluppata una microcriminalità di piccoli truffatori e spacciatori, insomma pesci piccoli del malaffare.
Il romanzo non ha lo sviluppo di un giallo classico, non c’è un mistero complicato da svelare, non c’è un serial killer da trovare. Abbiamo invece il racconto di situazioni criminose diverse, micro-tragedie metropolitane, in cui i protagonisti, che abbiamo imparato a conoscere nei romanzi precedenti di questa serie, vengono coinvolti in indagini che sembrano non aver importanza. Piccole storie ignobili che, come direbbe Guccini, non meritano neanche un trafiletto sul giornale.
Mi aspettavo un mistery tradizionale, e in questo senso sono rimasta delusa; tuttavia, il racconto mi ha conquistato e non solo per gli argomenti trattati, per l’ottima scrittura dell’autore e la sua vena ironica onnipresente.
Sarà stata colpa di Bob Dylan e della canzone che Robecchi ha più volte ricordato in queste pagine: Lay, Lady, Lay mi ha sbloccato un lontano ricordo d’amore che mi ha commosso, e, come lettrice, non posso che essergliene grata.
Bello il nuovo personaggio femminile che viene introdotto in questo romanzo, Teresa, una donna semplice che conquista il cuore del Monterossi. Avrà un futuro nella serie? Io lo spero, ma, come si dice, lo scopriremo alla prossima puntata.
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Alessandro Robecchi
è stato editorialista de Il manifesto e una delle firme di Cuore. È tra gli autori degli spettacoli di Maurizio Crozza. È stato critico musicale per L’Unità e per Il Mucchio Selvaggio. In radio è stato direttore dei programmi di Radio Popolare, firmando per cinque anni la striscia satirica. Piovono pietre (Premio Viareggio per la satira politica 2001). Ha fondato e diretto il mensile gratuito Urban. Attualmente scrive su Il Fatto Quotidiano, Pagina99 e Micromega. Ha scritto due libri: Manu Chao, musica y libertad (Sperling & Kupfer, 2001) tradotto in cinque lingue, e Piovono pietre. Cronache marziane da un paese assurdo (Laterza, 2011). Con Sellerio Editore ha pubblicato: Questa non è una canzone d’amore (2014), Dove sei stanotte (2015), Di rabbia e di vento (2016), Torto marcio (2017), Follia maggiore 2018), I tempi nuovi (2019), I cerchi nell’acqua (2020), Flora (2021), Una piccola questione di cuore (2022) Cinque blues per la banda Monterossi (2023), Pesci piccoli (2024).
A cura di Silvana Meloni