Piccole morti




Ivana Sajko


DETTAGLI:

Traduttore: Elisa Copetti

Editore: Voland

Genere: Narrativa

Pagine: 114

Anno edizione: 2024

Sinossi. Un uomo viaggia in treno da una località sulla costa meridionale dell’Europa a Berlino. È uno scrittore fallito, un giornalista saltuario che dopo la fine di una relazione decide di partire e tornare nella città che ha segnato l’immaginario della sua infanzia. I suoi pensieri incedono al ritmo delle ruote sui binari mentre gli appunti che riempiono il taccuino intrecciano ricordi personali e riflessioni sull’odierna situazione europea, sulle disuguaglianze sociali, sulla violenza e le pratiche disumanizzanti a cui devono sottostare i migranti… Un testo magnetico e dallo stile superbo, un romanzo fortemente ancorato all’attualità che smaschera l’idea illusoria che esista un posto migliore verso cui fuggire.

 Recensione di Edoardo Rizzoli

Buio in sala, platea in silenzio. Il sipario di boccascena si apre e forse qualcuno ci viene incontro. Siamo bloccati su delle poltrone, i suoni e lo sguardo sono le nostre possibilità. Nient’altro. Impavidi resistiamo col viaggiatore che non sa più viaggiare.

La parola riprende il suo dominio ed è forse l’unica ad accompagnarci ancora in questo spaesamento esistenziale che l’autrice vuole raccontare. 

Piccole morti di Ivana Sajko è un romanzo del tutto particolare narrato in prima persona. L’apporto finale di Elisa Copetti, che ne ha curato anche la traduzione, è assolutamente necessario per orientare il lettore che come ne si è seduto in platea non sapendo nulla dello spettacolo.

Spettacolo o performance ( parola essenziale in questo caso) in cui il protagonista/attore mette in scena ad ogni capitolo un monologo di memorie recenti e passate. 

Una vertigine europea, un momento interminabile di caduta che cerca di fissare dei momenti, degli sguardi di eternità e perdita :

“ ….ancora con il taccuino aperto pronto a scrivere ma non so da dove cominciare, e allora sui finestrini appannati di uno dei vagoni una mano tremante inizia a scrivere un messaggio sul vetro, SOS AIR, SOS AIR, SOS AIR, i finestrini del vagone sono blindati, sul treno stracarico che parte verso le profondità dell’Europa non c’è più aria, così termina anche il film di Lars von Trier, il corpo di ferro della macchina a vapore dal ponte si schianta nel fiume, il protagonista Leopold Kessler cerca di sbloccare la leva della porta e di uscire dalla cabina che affonda nell’acqua, batte sulla porta, nuota verso il finestrino chiuso dalle sbarre, prende aria e si immerge di nuovo verso la porta, la tira e la colpisce, ritorna al finestrino per un nuovo respiro ma le sbarre sono sommerse, sul viso che annega vediamo un’espressione di una sofferenza indicibile, la voce narrante conta i secondi prima della morte, al numero dieci il corpo senza vita di Leopold galleggia nel vagone affondato –

La forza della corrente ha aperto la porta, racconta Max von Sydow,  e ti trasporta via, sopra al tuo corpo la gente è ancora viva, segui il fiume come scorrono i giorni, parti verso l’oceano sul quale il cielo si specchia, vorresti svegliarti e liberarti dell’immagine dell’Europa, ma non è possibile.”. 

“il bello delle continue partenze è che a un certo punto quel folle vagare ti riporta dalle persone che ami”, non ci crederò fino in fondo, ma forse tutto considerato mi rincuorerà.”

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Ivana Sajko


Nata a Zagabria nel 1975 e attualmente residente a Berlino, IVANA SAJKO è scrittrice, drammaturga e performer. I suoi testi, tradotti in diverse lingue, hanno ricevuto numerosi riconoscimenti e le sue opere teatrali sono state rappresentate sui palcoscenici di tutto il mondo. Tra i suoi libri in italiano figurano la raccolta di testi teatrali nota come “Trilogia della disobbedienza” e il romanzo Rio Bar(Excelsior 1881, 2008).