Sinossi. Boston, estate 1974. Per contrastare le discriminazioni e l’odio fra le etnie, le autorità impongono a molti ragazzi delle scuole frequentate dagli afroamericani di trasferirsi nelle scuole dei bianchi e viceversa, alimentando tensioni e proteste. È in questa estate torrida e tumultuosa che Mary Pat Fennessy precipita di nuovo nell’inferno. Quarantadue anni passati fra le case popolari dell’enclave irlandese-americana di Southie, ha perso il primo marito giovanissima, e poi un figlio per overdose. Ora le resta solo l’adorata figlia Jules, un fiore di diciassette anni. Ma una notte, dopo un’uscita con gli amici, Jules non rientra a casa. Quella stessa notte, un ragazzo nero viene trovato morto sulla banchina della metropolitana del loro quartiere. Cosa ci faceva all’alba in una zona di bianchi? E soprattutto, perché nessuno sa dov’è Jules? I due eventi hanno forse un legame? Cercando una risposta a queste domande, Mary Pat inizia un viaggio alla ricerca della verità. Un viaggio che diventa sempre più angoscioso e animato da una rabbia furente. Perché Mary Pat è una madre, e una madre è disposta a tutto pur di ritrovare la propria figlia, anche a porre domande giuste alle persone sbagliate, infastidendo il boss della mafia irlandese Marty Butler. Finché, tappa dopo tappa, la sua ricerca disvela abissi di verità impensabili…
PICCOLI ATTI DI MISERICORDIA
di Dennis Lehane
Longanesi 2023
Alberto Pezzotta ( Traduttore )
thriller, noir, pag.320
Piccoli atti di misericordia
A cura di Marina Toniolo
Recensione di Marina Toniolo
Dennis Lehane è un maestro nel narrare noir ad alta tensione ambientati a Boston.
In ‘Piccoli atti di misericordia’ ci troviamo nell’estate del 1974 quando, a seguito di una sentenza giuridica, l’ufficio scolastico della città deve cominciare a trasportare tramite scuolabus gli studenti che abitano in quartieri a prevalenza bianca in quartieri a prevalenza nera, e viceversa, per desegregare le scuole superiori.
In questo clima rovente gli abitanti di South Boston – o Southie – si mobilitano. L’enclave irlandese che popola il quartiere è unita, oserei dire omertosa. Tutti si conoscono e la comunità segue rigide leggi sociali per aiutarsi gli uni con gli altri.
Sembra quasi di vedere ogni singola persona che esce dalla sua casa, saluta tutti mentre va al mercato o al lavoro e che al ritorno si ferma nel pub per due chiacchiere e una pinta di birra. Mary Pat è nata in questo luogo, ci è cresciuta.
Non si è nemmeno mai avventurata nei quartieri esterni. Figlia di irlandesi, sposa giovanissima un piccolo delinquente che muore ‘dopo aver pestato i piedi a chi non doveva’, si risposa con Ken ma viene da lui lasciata poiché stanco dell’odio che la donna emana.
Mary Pat ha due figli. Il maschio, dopo aver combattuto in guerra, muore di overdose, la femmina, Jules, ha 17 anni ed è la luce della sua vita. Una sera la ragazza esce con gli amici e scompare. Da qui la donna parte alla ricerca della verità, calpestando i piedi al boss locale e ponendo domande scomode alla comunità, che tutto sa ma che nulla rivela.
Questo è un romanzo che colpisce duro come fa Mary Pat quando sferra un pugno al presunto fidanzato di Jules. Mi addentro in un vortice di odio e rancore a volte dissimulato per anni. L’odio recente viene regolato subito con un colpo di pistola.
I giovani ancora capaci di autocritica dopo i costanti insegnamenti dei genitori su come comportarsi, hanno la sensazione, come Jules, che le cose dovrebbero andare in un certo modo, ma che non succede. E non conoscono il motivo perché tutto quello che vedono è il quartiere dove vivono. I ragazzi non disprezzano l’idea del cambio di scuola superiore. I genitori sì.
Perché negli anni ’70 in America il razzismo è ancora onnipresente e permea qualunque momento del giorno. Se a un ragazzo di colore si rompe la macchina nel mezzo di Southie, quel ragazzo è morto. Anche se è gentile ed ha un lavoro. Anche se i genitori sono gente onesta e rispettosa. L’odio non unisce le persone, le frammenta in singole unità e Mary Pat non può fare altro che muoversi da sola seguendo il suo Vangelo personale (spacca il culo a chi non è di Commonwealth).
La prosa incisiva caratterizza il romanzo che alterna la denuncia sociale a momenti di assoluto umorismo nero. Lehane scava nella mente dei protagonisti costringendoli a svelare ogni anfratto buio, ogni meschinità di cui si sono macchiati. Quasi non c’è redenzione, solo piccoli atti di misericordia che alleggeriscono la tensione narrativa pur contribuendo ad aumentare il peso delle colpe. Tutti si muovono seguendo degli schemi prestabiliti, Mary Pat è la scheggia impazzita che scombina i tragitti azionando il cambio dei binari. Facile, inoltre, trovare parallelismi con la società moderna. E’ passato mezzo secolo ma le tensioni razziali, la droga, la malavita sono tutt’ora presenti.
Un noir che mi è piaciuto moltissimo perché ha rimescolato l’anima e perché, nonostante tutta la narrativa e la filmografia sull’argomento, contiene spunti interessanti. Non mi stupirei se tra qualche tempo ne potessimo apprezzare anche la visione al cinema.
Consigliato?
Senza ombra di dubbio. Dennis Lehane può essere garanzia di buona lettura, ma questo suo ultimo è un autentico spettacolo da assaporare e da rileggere.
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Dennis Lehane
(1966, Dorchester). Di origine irlandese, vive a Boston, dove ha ambientato quasi tutti i suoi romanzi. Dopo aver fatto i mestieri più disparati, si è dedicato interamente alla scrittura. Insegna scrittura creativa all’Università di Harvard. È anche autore di un testo teatrale, ‘Coronado’. Tra i suoi romanzi, tradotti in molte lingue e pubblicati in tutto il mondo, ricordiamo in particolare ‘Mystic River’ da cui Clint Eastwood ha tratto l’omonimo film che ha fatto guadagnare l’oscar come miglior attore protagonista a Sean Penn e l’oscar come miglior attore non protagonista a Tim Robbins. Tra gli altri: ‘Shutter Island’, ‘Gone, Baby, Gone’, ‘Ogni nostra caduta’, ‘Tutti i miei errori’, ‘Mystic River’. Dopo quel successo molti altri romanzi di Lehane hanno suscitato l’interesse di importanti registi.
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