Processo a Shanghai




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Qiu Xiaolong

Traduzione: Fabio Zucchella

Editore: Marsilio Editori

Genere: Noir

Pagine: 272

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Chen Cao, il leggendario ex ispettore capo della polizia di Shanghai, è stato promosso: il Partito lo ha scelto come direttore del neonato Ufficio per la riforma del sistema giudiziario. La sua esperienza e la sua incorruttibilità sono una garanzia, ma l’importanza e il prestigio del nuovo incarico sono solo apparenti, perché in realtà lo scopo è tenerlo lontano dai suoi “casi speciali”. Intanto, però, Vecchio Cacciatore gli chiede aiuto in un’indagine della quale è stata incaricata l’agenzia investigativa per cui lavora: Min Lihua, affascinante cuoca-cortigiana che, approfittando dei banchetti al suo costosissimo ristorante, intesse relazioni con uomini di potere, è stata arrestata con l’accusa di omicidio. Nella sua “cucina privata” è stato trovato il cadavere di Qing, la sua giovane assistente, e un misterioso personaggio ha offerto una somma astronomica per provare la sua innocenza. “Esiliato” in un resort di lusso sulle montagne, Chen è sempre più sorvegliato e sempre più lontano da Shanghai, non solo fisicamente. Ma davvero non è più in grado di fare la differenza nel sistema cinese? È forse arrivato il momento di cambiare rotta? Nonostante lo sconcerto e la rabbia, Chen è determinato a non arrendersi.

Recensione

In “Processo a Shanghai” l’ispettore Chen Cao si confronta con il più famoso investigatore cinese, il molto onorevole giudice Dee. 

Secondo il diplomatico, scrittore e studioso della cultura cinese, Robert van Gulik il romanzo giallo nacque in Cina (e dove se no?) tra il 630 ed il 700 dopo Cristo con i resoconti delle inchieste del giudice Ti Jen-Tse, giovane magistrato che risolse numerose casi criminali, sul quale fiorirono numerosi racconti anonimi e ancora nel XVIII secolo era il protagonista di una grande saga criminale, “Ti Goong An” (Le tre inchieste del giudice Ti). 

Oltre che famoso investigatore, Ti fu anche un brillante statista e nella seconda parte della sua carriera sostenne un ruolo importante nella politica interna ed estera della Cina.

Van Gulik ha tradotto (in realtà ricreato e spesso anche inventato) diverse inchieste del giudice Ti. Nella sua versione attualizzata 

Ti è un giudice alto e robusto, ragionatore infallibile, ma anche un uomo d’azione. Esperto di arti marziali, il magistrato ha tre mogli e si avvale di tre luogotenenti, tra cui due sono ex delinquenti, incaricati delle missioni sporche, perquisizioni illegali, interrogatori “convincenti”, contatti con gli informatori. 

Nella versione di van Gulik il giudice si chiama Dee e compare per la prima volta nel libro “I celebri casi del giudice Dee”, che conserva in gran parte l’impianto dell’originale opera cinese del diciottesimo secolo. 

Dopo aver tradotto queste prime indagini van Gulik si appassionò al suo personaggio e decise di ideare  nuove  avventure dell’onorevole Dee, che pubblicò nel 1956 con il titolo di “I delitti del labirinto cinese”.  In seguito al grande  successo  riscosso con questo giallo, il sinologo olandese  scrisse  “I  delitti della campana  cinese”,  “I  delitti dell’oro  cinese” (che  fu lodato anche  da  Agatha Christie), “I  delitti del lago cinese” e altri dieci romanzi tutti pubblicati  da Garzanti, tra  cui bisogna  ricordare  “Il monastero stregato” e  “Il fantasma  del tempio”. 

Ambientate nella Cina più misteriosa e pittoresca, le avventure del giudice Dee appassionano per la precisa ricostruzione storica che si fonde perfettamente con l’estrema fantasia degli intrecci, sempre a cavallo tra storia e mito.

Una caratteristica di queste inchieste è il  convergere nella narrazione di due e o tre indagini  diverse, che alla fine vengono risolte dall’intuito dell’investigatore.

L’ispettore Chen Cao è un detective molto particolare in quanto è un fine letterato, scrive poesie ed è anche un esperto gastronomo. Nelle sue inchieste, predilige entrare in sintonia psicologica  con l’ambiente del delitto e, di solito, prende anche spunti da leggende e antichi racconti cinesi.

In questo caso utilizza come guida il romanzo giallo “Poeti e assassini” di van Gulik con il giudice  Dee  che indaga su un delitto molto simile a quello che impegna Chen Cao. Stavolta però l’ispettore  è  caduto in disgrazia perché si è fatto molti  nemici nel partito che governa il Paese ed è stato messo in convalescenza in attesa di occupare un posto dove non può disturbare i politici nei loro affari più o meno puliti.

“Promoveatur ut amoveautur”  è un’espressione latina ma, evidentemente, molto ben conosciuta anche in Cina perché l’ex  ispettore Chen Cao viene nominato direttore dell’ufficio per la Riforma del sistema  giudiziario, ufficio creato appositamente per lui e con una sola segretaria nell’organico. 

Chen Cao, forzatamente inattivo viene contattato da un vecchio collega che gli propone di indagare a  titolo personale sullo strano delitto di una cameriera. Qiu Xiaolong utilizza la struttura del romanzo poliziesco per darci una lucida visione della Cina contemporanea, in bilico tra  tradizione e modernità. 

Se Chen Cao si diletta di letteratura antica e si ispira a modelli del passato, si serve della tecnologia  più avanzata tra smartphone dell’ultima generazione, chat e gruppi whatsapp.

Abituato a ragionare e a meditare su ogni indizio come un moderno Maigret, Chen Cao, con l’ausilio della determinata e volitiva segretaria Jin riesce a risolvere il caso, ma non tutte  le tessere del puzzle coincidono e qualcosa lo induce a insistere  nell’inchiesta.

Processo a Shanghai” è un giallo particolare, molto meditato e raffinato, ma a Qiu Xiaolong interessa più lo sfondo che la trama vera e propria perché vuole che, in controluce, si intravveda la natura e gli interessi politici che determinano gli avvenimenti narrati.

Nell’apparente tentativo di riportare l’orologio della storia ai tempi di Mao, come cicale estive gli  intellettuali ufficiali avevano iniziato a  reclamare a gran voce il capitalismo di stato e l ‘imperatore  rosso, o invocare una giustificazione storica  per la  Rivoluzione culturale.”

C’erano in ballo enormi somme di denaro, ma  niente di insolito, in quest’epoca  di socialismo con caratteristiche  cinesi. Cosa mai avrebbe potuto confessare Min?

E le relazioni clandestine con i suoi influenti amici?

Era una possibilità che Chen non si sentiva  di escludere, in particolare vista l’accesa  lotta di potere  che stava infuriando in quel  periodo: da una parte i Principi Rossi, i discendenti delle famiglie che appartenevano alla prima generazione dei funzionari del Partito, dall’altra gli affiliati alle Leghe giovanili, provenienti  invece da famiglia  comuni.”

Alla luce di queste intenzioni di critica sociale e politica non è casuale il riferimento ad un investigatore dei tempi antichi che può essere anche un esempio per i contemporanei.

Chen infatti vuole scrivere un racconto sul giudice Dee e medita di “aggiungere una nota al termine  della novella, qualcosa  tipo:

La  sovrapposizione di passato e  presente. Scritta nel corso dell’indagine sul caso Min”.

Oppure un poscritto come quello di van Gulik alla fine di “Poeti e assassini”, nel quale esplicitare i propri dubbi sulla vicenda di Xuanji  e creare un sottile parallelismo con quella  di Min.

I lettori più avveduti sarebbero stati in grado di cogliere le allusioni.”

Con un geniale gioco di specchi i “sottili parallelismi ” si riflettono dal romanzo di van Gulik all’inchiesta di Chan Cao per arrivare al lettore in un triplice richiamo affinche sia facile coglierne le allusioni perché  “Chen si era convinto che non era piu possibile agire senza tenere conto della legge e della giustizia…”

 

Qiu Xiaolong


scrittore e traduttore, è  nato a Shanghai  e  dal 1989 vive negli Stati Uniti, dove insegna  letteratura  cinese alla Washington University di Saint Louis. Oltre alle inchieste dell’ispettore Chen, pubblicate in trenta paesi, già adattate per una popolare serie radiofonica della Bbc e presto anche per una serie televisiva, di Qiu Marsilio ha pubblicato i due romanzi che raccontano le storie del Vicolo della Polvere Rossa e una raccolta di poesie dedicate a Chen Cao.

 

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