MARA CAROLLO
Editore: Rizzoli
Genere: Narrativa
Pagine: 624
Anno edizione: 2025

Sinossi. Quando suo padre torna a casa dalla guerra, nel 1918, Caterina non lo riconosce. È sporco, magro e ha gli occhi spenti: a cinque anni Nina per la prima volta sente di avere paura della morte. Sa già cosa comporta nascere sulle montagne venete, in una contrada di poche case dove vita vuol dire lavoro nei pascoli e fatica nei boschi. Il giorno in cui Mario, il compagno di giochi nei fienili e di corse tra i campi, parte per Milano dove lo aspettano la scuola, vestiti sempre bianchi e un futuro migliore, Caterina inizia a desiderare un’esistenza diversa. Passa le ore sui pochi libri che trova, impara il mestiere di sarta per poter fuggire da casa e inseguire quel qualcosa che la chiama, forse il sogno di un amore con Mario. Spigolosa, caparbia, ribelle a modo suo, Caterina è una donna di tante rinunce e piccole soddisfazioni, che ha lavorato ostinatamente per una vita migliore, consumandosi le mani e la giovinezza: uno di quei personaggi che abbiamo incontrato nei racconti di famiglia. Con lei seguiamo la storia del secolo scorso da una prospettiva inedita, nella provincia veneta che muta mentre Nina resta attaccata ai propri antichi desideri. E Mario è l’ossessione di un sentimento totale, un fantasma da rincorrere nei decenni. Scritto con una lingua che affonda le radici nei classici del Novecento, il romanzo di Mara Carollo – ricostruendo l’intima epopea della sua protagonista – è un’indagine sul desiderio e sulla vita che poteva essere, una lettura densa e coinvolgente per dirci che è vero: rincorriamo illusioni e passioni spesso impossibili, ma che pure valgono il viaggio.
Recensione
di
Barbara Aversa
“La parte giusta. Qual era la parte giusta? Risalì il sentiero dei Gramoli con questa domanda in testa. Come poteva esserci una parte giusta per chi aveva già patito così tanto? Miseria e giustizia non potevano andare assieme.”
È molto difficile parlare di questo libro. Mi piacerebbe trasmettere anche solo una piccolissima parte delle emozioni che mi ha donato. È una saga familiare, ma non solo. È la storia di una donna, Caterina, che travalica tutto il Novecento. Ma è anche la storia delle donne.
È un romanzo che, attraverso una vita, racconta l’Italia mentre affronta momenti durissimi, nella realtà veneta rurale, tra i due eventi tragici che l’hanno devastata con una ricostruzione storica accurata e minuziosa.
Per un intero secolo seguiamo la nostra protagonista, la vediamo caparbia spiccare, con la sua rara intelligenza, tra i banchi di scuola e la ritroviamo adulta, che non si adatta ai tempi che cambiano. La osserviamo diventare a sua volta – a tratti – una donna non molto diversa da quelle a cui si era ribellata, e la vediamo oscillare tra mille emozioni bramando una possibilità di rivalsa e di riconoscimento sociale. Caterina non si accontenta, non è una persona comune, non rispecchia alcuno standard; rifiuta la maternità con tenacia e poi la accoglie quasi con disperazione e la scrittura evocativa e intensa ci permette di vivere sulla nostra pelle il suo dolore, le ingiustizie, le violenze subite. È una storia ferocemente bellissima che non lascia scampo al lettore. Si consuma avidamente, crea dipendenza per tutta la pienezza che trasuda.
“Si erano presi così, come due sopravvissuti, con l’illusione che la loro stessa esistenza li avesse già giustificati e assolti”.
L’amore per Mario, smodatamente anelato, poi rifiutato e rincorso per decenni, non trova spazio tra le maglie troppo strette del rancore. Ma le resta appiccicato alla pelle, si espande con gli anni, con le scelte sbagliate, nel reticolo di mondo che compare sul suo volto, tra i ricordi frantumati in un femminile che dirompe tra soprusi e rivendicazioni. Dai conflitti mondiali e alla precarietà che ne deriva, ai nostri giorni, più sicuri ma fragili. Ruoli da ridefinire, realtà che devono plasmarsi ai tempi che inevitabilmente cambiano.
È la storia di una vita, di tante vite, ma è anche la storia dell’adattamento alla storia che muta, ai modelli comportamentali che cambiano, all’amore che diviene morbido e liquido, senza intaccare quelle ontologiche spigolature e quelle dicotomie proprie di ognuno.
È stato un libro che mi ha fatto pensare ad altri libri amati nel tempo, e senza fare alcun paragone mi sento di dire che una storia funziona così bene se ci ricorda altre storie. Magari la nostra. E la tenacia di Caterina mi ha ricordato tutte quelle donne che ho amato e che sono state d’esempio per me, per prima mia nonna, nata nel 1916 e vissuta per centocinque anni.
A tratti mi ha ricordato un po’ anche me stessa.
È un secolo intero che si racconta, da madre in figlia, tra sorelle, tra amiche incontrate sui banchi di scuola e che si ritrovano diverse, oppure si riconoscono immediatamente anche a distanza di cinquant’anni.
È un’epoca narrata da abili mani di sarta, che cuce velocemente, scorrendo parole pregne di vita e che nel contempo punzecchiano accorte su tessuti languidi.
È la nostra storia e quella di tutte le donne e di tutti gli uomini che ci hanno preceduto e che hanno lasciato la propria impronta nei pensieri di chi c’è stato dopo.
Ed è il racconto di quei periodi ipotetici che hanno avuto valore, anche se poi si sono rivelati immaginari, appunto, ma che ci hanno fatto sentire vivi.
Forse è il romanzo per tutte quelle persone che ci hanno rassicurato, ci hanno ricordato che non moriremo, facendoci sorridere una volta in più, prendendo spazio tempo e respiro tra un’azione e un’altra, facendo sentire accolta ogni nostra fissazione e compulsione.
È proprio in quei momenti che abbiamo la certezza che non moriremo, perché c’è qualcuno a promettercelo. Perchè in quello spazio, in quella minuscola frazione di tempo, quando la paura cessa di martellare, no, noi non moriremo. Non moriremo mai. A volte l’unica cosa che conta è avere qualcuno che prometta per noi.
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Mara Carollo
è nata nella provincia veneta il 12 marzo 1979. Dopo la maturità classica si è laureata in Filosofia presso l’Università degli Studi di Padova. Oggi vive a Vicenza, è mamma di due bambini e lavora come docente di sostegno in una scuola superiore della sua città. Ama la montagna e i grandi classici della letteratura. Il suo primo romanzo, Promettimi che non moriremo, è uscito con Rizzoli a marzo 2025.
A cura di Barbara Aversa
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