Recensione di
Paola Iannelli
Autore: Petros Markaris
Traduttore: Andrea Di Gregorio
Genere: thriller
Pagine: 192
Pubblicazione: 2021
Sinossi. Il commissario Charitos torna a indagare ma, oltre ad assassini e criminali, questa volta deve affrontare anche le limitazioni e le difficoltà che la pandemia ha causato a tutti noi. Il rapporto difficile con le nuove tecnologie non lo aiuterà, ma il fiuto, l’attenzione e l’intelligenza del commissario rimangono sempre gli stessi anche se dovrà risolvere i nuovi casi senza poter uscire di casa. Non c’è però solo Charitos in questi sette racconti in cui il giallo si intreccia con la commedia e la tragedia, ma anche una serie di altri personaggi indimenticabili come i barboni Socrate, Platone e Pericle, i ristoratori nemici Achmet e Stavros, Fanis Papadakos che si riscopre artista per scappare all’ultimo terrore della sua vita, il vecchio e ospitale Sotiris e persino l’isola di Chalki.
RECENSIONE
Chi legge Petros Màrkaris non può fare a meno di notare, che l’autore esprima, senza tanti preamboli, l’amore incondizionato per la sua terra: la Grecia.
Sedotto dal meraviglioso spettacolo che offre il bacino del Mediterraneo, Màrkaris è tra i padri fondatori del noir mediterraneo. I colori, gli odori, le bellezze monumentali, le regole sociali, sono alcuni tra i segmenti fondanti dei popoli che si riuniscono sotto un’unica bandiera, circondati da un mare che abbraccia varie civiltà. La secolare mescolanza tra le genti ha dato vita a luoghi di autentica singolarità, ed è per questo che i romanzi di Màrkaris propongono storie che sono calate in quel mondo.
Con questo nuovo volume l’autore, ha cercato attraverso sette racconti, di recitare azioni e gesta di alcuni personaggi, impegnati a muoversi attraverso i limiti imposti dalla quarantena. Non manca tra questi il commissario Charitos, nato dalla feconda immaginazione di Màrkaris, interprete di numerosi noir, il quale suo malgrado deve risolvere dei delitti avvenuti durante il primo lockdown.
La vena ironica che serpeggia nei sette racconti, alimenta i paradossi che una tale situazione ha sviluppato. Il commissario essendo un funzionario addetto alla sicurezza pubblica, è tra i pochi che può godere di una libera circolazione, seppur con mille cautele.
L’atmosfera sospesa che lo circonda non gli impedisce di risolvere alcuni casi, tra cui la morte di un infettivologo, o quella di una giornalista televisiva, decifrando le ragioni dei crimini e arrivando alla soluzione dei casi. Tra questi episodi si intersecano anche alcuni che commentano altri aspetti, come l’eterna lotta gastronomica tra un oste turco e uno greco, o la rinascita di un imprenditore nel campo dell’hotellerie, attraverso la riscoperta di un antico amore verso la pittura, che gli permetterà di riprodurre immagini accattivanti su singolari mascherine.
Un legame granitico con la Grecia è il solido gancio al quale sono incatenati tutti i racconti, attraverso un’analisi scrupolosa l’autore mette in luce pregi e difetti della sua gente. Non si limita a narrare i fatti, ma solletica la curiosità del lettore per mezzo di aneddoti e tradizioni, che da tempo immemore regolano la vita nelle isole greche.
La mancanza di cibo, o la mescolanza tra le varie ricette, il calore della famiglie e la frustrazione della solitudine, la variegata valutazione dello status sociale attraverso un semplice mezzo di locomozione, come una bicicletta, determinano la chiave di lettura che Màrkaris ci dona.
Le riflessioni sulle proprie idee politiche colorano infine le battute in questo originale excursus sugli usi e i costumi dei Greci, popolo affamato da sempre, reduce da lotte intestine sanguinarie, e patria indiscussa della civiltà, dove i maestri della filosofia e della letteratura, hanno trovato vita. In ricordo di un passato così glorioso Màrkarisdisegna il profilo del suo paese nell’era attuale, senza omettere spigoli e incidenti, divertendosi a studiare mosse e attitudini di un popolo allo stremo. Nell’episodio dedicato ai due clochard singolare appare una frase in un dialogo: «Perché i mendicanti sono il simbolo della Grecia, che è diventata anche lei una mendicante. I mendicanti sono i monumenti della nazione. E io, i monumenti non li sfregio.»
Un lettore, come uno scrittore vive intensi momenti di solitudine, è un sentimento che non li abbandona, ma recita orazioni quotidiane. La solitudine però può esprimere anche riempimento del vuoto: «Quindi prendevo un libro, mi mettevo in un angolo e leggevo. Con il tempo, i libri sono diventati la mia aspirina contro la solitudine e il vuoto che sentivo dentro di me. Anche se non prendo più aspirine, perché mi fanno male allo stomaco, mi chiedo ancora come i libri non mi abbiano nauseato.»
Senza alcun dubbio Màrkaris incide la ferita che gravita nel suo animo, la consapevolezza della povertà in cui vive il popolo, e il riscatto morale donato dalla lettura, mezzo essenziale per sopravvivere e costruire la lotta.
A cura di Paola Iannelli
https://instagram.com/paolaiannelliofficial
Petros Markaris
Petros Markaris è nato a Istanbul nel 1937. Ha collaborato con Theo Angelopoulos a diverse sceneggiature, tra cui L’eternità e un giorno, Palma d’Oro a Cannes nel 1998. In Italia ha pubblicato con Bompiani e La nave di Teseo. Tra le sue pubblicazioni: Ultime della notte (2000), Difesa a zona (2001), Si è suicidato il Che(2004), La lunga estate calda del commissario Charitos (2007), La balia (2009), Prestiti scaduti (2011), L’esattore (2012), Resa dei conti. La nuova indagine del commissario Charitos (2013) e Titoli di coda (2015), Il tempo dell’ipocrisia. Un nuovo caso per il commissario Kostas Charitos (2019). Ricordiamo anche la raccolta di racconti I labirinti di Atene (2008), l’autobiografia Io e Kostas Charitos (2010) e Quarantena (2021).
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