Quattro casi




per il maresciallo Binda

Autore: Piero Colaprico, Pietro Valpreda

Editore: Baldini + Castoldi

Genere: Giallo italiano 

Pagine: 673

Anno edizione: 2024


Sinossi. Un bigio docente di matematica giace assassinato tra vecchi secrétaire, fogli fitti di rebus e, accanto, un oscuro indizio tracciato con il sangue. Una sfilza di morti naturali, almeno così si direbbe, decima gli anziani soli e danarosi di un quartiere periferico. L’omicidio di una ex spia sovietica ridesta antichi rancori, atrocità di guerra e omertà polverose. Una triviale zuffa tra automobilisti si rivela pian piano tutt’altro, puntando dritto al cuore di un misfatto più grande. Sullo sfondo, o forse in primo piano, ecco stagliarsi tanta, tanta Milano. Una città di attentati e portinaie, di nebbie e latterie, di strozzini, colate di cemento e nevicate come non se ne vedono più. La città buona del dopoguerra e rapace degli anni Ottanta, quella delle scorrerie del Tebano, di Pinelli morto in questura e di Pertini in sala per la prima scaligera. Soprattutto, la città del maresciallo Binda, veterano della sezione Omicidi e poi investigatore privato, nonché «l’unico anarcocarabiniere della storia del giallo»: quattro indagini, in parte inedite e in parte già pubblicate, a ritratto di quarant’anni di vita e carriera, qui narrati a braccetto con la storia – ora festosa ora tragica, sempre verissima – dell’Italia che fu. A dar loro voce è l’accoppiata d’eccezione Piero Colaprico e Pietro Valpreda, che con complicità divertita e nostalgia quanto basta ci consegnano un’antologia sagace, trascinante e più umana che mai.

 Recensione di Gabriele Loddo


Pietro Valpreda, magro e spettinato, un giorno mi porta un dattiloscritto. Una sessantina di cartelle, con l’idea che reggerà Quattro gocce di acqua piovana e cioè la morte di un enigmista. Bisogna non solo rimpolparlo, ma lavorarci di brutto”. 

Da quel primo incontro, Piero Colaprico e Pietro Valpreda hanno deciso di provarci: non è stato facile, ci sono volute tante ore di ipotesi e di discussioni ma, dopo i numerosi confronti, è sorto Pietro Binda quasi come un’esigenza, come la necessità da parte dei due autori di voler imprimere in un unico personaggio le esperienze delle loro vite, i ricordi e i desideri che avrebbero voluto incontrare durante il loro cammino. 

Pietro Binda è un maresciallo dei carabinieri, è onesto, è mosso da valori positivi. Avverso alla violenza è dotato di sensibilità e di grande umanità. Insieme alla città di Milano, è il principale protagonista delle avventure nate dalla loro fantasia, dall’unione delle loro quattro mani che hanno saputo marchiare il narrato col colore e il sapore tipico del migliore noir italiano.

Gli stessi autori hanno inquadrato nella definizione di “pizza quattro stagioni”, la serie di quattro romanzi che hanno progettato e realizzato (solo l’ultimo, L’estate del Mundial, non inserito nella presente raccolta, è redatto per intero dal solo Colaprico successivamente alla morte del collega). 

È così che, nella raccolta di romanzi: “Quattro casi per il maresciallo Binda” le competenze da giornalista di Colaprico, il bagaglio culturale e le sue frequentazioni negli uffici della Omicidi di via Moresca in Milano, e le esperienze di una vita non sempre condotta entro il perimetro della legalità del Valpreda (anarchico più volte finito al “du”, cioè in pazza Filingieri 2 al carcere di San Vittore), hanno ideato un personaggio che il lettore sente vicino, reale nei pensieri, nelle attitudini e nella spinta emotiva.

Hanno costruito storie forti nel loro plot narrativo, ma che ci siamo abituati a leggere negli articoli dei giornali, tanto da poterli ritenere l’ennesima follia di cronaca nera che scandalizza il Belpaese.

In una Italia che si evolve, in una Milano che si trasforma coi suoi abitanti in una corsa mozzafiato che ha come fine ultimo quello del doversi adeguare ai diktat e alle esigenze della modernità, assistiamo alla ribellione di un protagonista buono. Pietro Binda rimane attaccato ai suoi valori, al sentimento più puro di giustizia, ai suoi ricordi.

In quattro tempi sfalsati, assistiamo al suo ultimo periodo lavorativo presso l’Arma dei Carabinieri, al post pensionamento, alla giovinezza e alla sua maturità, con un’unica certezza: mentre tutto intorno all’eroe muta, lui lo ritroviamo coerente alle proprie idee come una solida certezza.

I gialli sono articolati, le tecniche d’indagini veritiere, le ambientazioni storiche e locali precise e puntigliose. La forma narrativa coinvolgente induce il lettore a divorare in breve tempo le oltre seicento pagine della raccolta.

È un testo che consiglio vivamente agli amanti del noir e del giallo italiano, per me una bellissima scoperta.

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Piero Colaprico, Pietro Valpreda


Piero Colaprico: laureato in Giurisprudenza alla Statale di Milano, vive nella metropoli lombarda, dove come giornalista si occupa di giustizia e cronaca nera. Ha coniato il termine Tangentopoli, riferendolo a un sistema di bustarelle e corruzione nel comune di Milano, alcuni mesi prima che lo scandalo del Pio Albergo Trivulzio desse origine al fenomeno noto come Mani pulite. Come scrittore ha pubblicato alcuni saggi con taglio giornalistico (Duomo Connection, Manager Calibro 9 dedicato alla malavita milanese o Capire tangentopoli – pubblicato nel 1996) “che hanno evidenziato il suo talento di abile indagatore dei crimini metropolitani” e romanzi e racconti gialli. Ha scritto con Pietro Valpreda i primi tre libri della serie con il maresciallo Binda quale protagonista: Quattro gocce di acqua piovana, La nevicata dell’85 e La primavera dei maimorti. La saga proseguirà con L’estate del Mundial e La quinta stagione, scritti dal solo Colaprico dopo la morte di Valpreda. Nel 2004 esce La Trilogia della città di M, un romanzo di tre lunghi racconti ambientati a Milano (come i libri della quadrilogia di Binda) con protagonista l’ispettore Bagni. Il libro si aggiudica il Premio Scerbanenco, ex aequo con Sorelle di Barbara Garlaschelli. È caporedattore di Milano per La Repubblica.

Pietro Valpreda (Milano, 29 settembre 1932 – Milano, 6 luglio 2002): è stato un anarchico, scrittore, poeta e ballerino italiano, noto per il suo coinvolgimento nel procedimento giudiziario per la strage di piazza Fontana, dal quale uscì poi assolto. Valpreda scrisse in carcere molte poesie e un diario che verranno pubblicati negli anni ’70, assieme all’epistolario. Nei primi anni 2000, collaborò con Piero Colaprico alla scrittura dei primi tre romanzi aventi come protagonista il maresciallo Binda, un investigatore onesto e sempre dalla parte delle vittime: Quattro gocce di acqua piovana, La nevicata dell’85 e La primavera dei maimorti. Il quarto libro, L’estate del mundial, è stato scritto quasi interamente da Colaprico, a causa della morte di Valpreda. Valpreda contribuì alla realistica descrizione di luoghi come i bassifondi milanesi in cui Binda si muove con i suoi informatori, del carcere di San Vittore, dei circoli anarchici e di periodi storici come la contestazione studentesca.