Quattro gradi




Una nuova indagine

per

Antonio Sanvitale e Liz Gandolfini


Autore: Edoardo Guerrini

Editore: LFA Publisher

Genere: Giallo

Pagine: 220

Anno edizione: 2025


Sinossi. Antonio Sanvitale, figlio di Archie Goodwin, e la sua chef Elizabeth Gandolfini che gestisce il B&B di Antonio a New York, Casa Wolfe, sono coinvolti in una nuova indagine sulla morte di un amico di Antonio, Michele Montesanto, che lascia un figlio dodicenne, Mark. Michele, fisico esperto sul cambiamento climatico, lavora col Governo USA nei negoziati ONU sul clima. L’innalzamento delle temperature nel mondo ancora non è arrivato a due gradi, ma se le cose continuano così in breve arriverà a quattro gradi, causando disastri irreparabili. Michele muore mentre alla COP (Conferenza delle Parti), che si svolgeva a Napoli, stava tentando di portare il mondo a una soluzione condivisa. Mark, rimasto del tutto solo, chiede aiuto ad Antonio e Liz, e loro sono pronti ad accoglierlo come genitori adottivi, e a trarne l’occasione per formare finalmente un rapporto di coppia. L’indagine è complessa, la polizia sembra orientata diversamente, ma sarà Elizabeth a scoprire la verità.

 Recensione

di

Salvatore Argiolas


Antonio Sanvitale, l’avvocato protagonista di “Nero orchidea” è alle prese con un nuovo mistero che lo pone al centro di trame geopolitiche orbitanti sulla COP, la conferenza delle parti che si occupano dei cambiamenti climatici, che si svolge a Napoli.

Sanvitale è figlio di Archie Goodwin, il factotum e narratore delle avventure di Nero Wolfe, che ebbe un flirt con la grande attrice napoletana Lucrezia Sanvitale da cui nacque Antonio, erede della casa di arenaria nella 35a strada ovest di New York.

Casualmente, proprio nella Grande mela, incontra Michele Montesanto, un vecchio amico d’infanzia che lavora come fisico dell’atmosfera alle Nazioni Unite alla convenzione quadro sui cambiamenti climatici UNFCCC.

Quando la sede della conferenza da tenersi in Italia viene spostata da Venezia a Napoli i due amici decidono di rivedersi in quello che è stato un luogo frequentato da ragazzi, la splendida villa Sanvitale a Posillipo.

Michele arriva a Napoli con il giovane figlio Mark e la fidanzata Nancy e durante un pranzo con la famiglia di Antonio Sanvitale viene colto da un malore improvviso e dopo il suo ricovero in ospedale muore rapidamente.

Chiaramente si cerca di capire la causa di questa morte imprevista e fulminante ed è Elizabeth Gandolfini, la chef che gestisce il bed and breakfast ospitato in quella che fu la dimora di Nero Wolfe, a capire quale microorganismo può essere stato fatale e i suoi sospetti gravano sull’Aflatossina, sostanza prodotta dal fungo Aspergillus flavus, la tossina più tossica che si conosca.

La quantità di tossine rinvenute nei tessuti di Michele Montesanto nell’autopsia è tale che non potrebbe stata una contaminazione naturale ma si tratta di una somministrazione volontaria e di un omicidio organizzato in modo subdolo e letale.

Come in tutti i gialli, l’arma più funzionale degli investigatori è il cui prodest, a chi giova la morte di Montesanto e l’attenzione si concentra proprio sul ruolo del fisico nella conferenza, che è percorsa da diverse tensioni, rese note dalla giornalista Livia Capece: “I negoziati proseguono, i questa settimana aggiuntiva che è stata decisa, ma sembra che non si arrivi da nessuna parte. La delegazione USA non contribuisce granché, e la presidenza italiana neppure; anzi, da quel che dicono, sembra piuttosto che puntino a tornare indietro, a ritardare la transizione anziché accelerarla. La loro preoccupazione principale è quella del pubblico, di quelli che non hanno voglia di cambiare le proprie abitudini e preferiscono negare l’urgenza. Solita storia.”

E’ questo il nucleo caldo del romanzo che, strutturato come un giallo, contiene anche un monito e un tema di scottante attualità che Edoardo Guerrini gestisce con bravura inserendo, come ha fatto anche in “Nero orchidea”, delle sottotrame di grande impatto e soprattutto molto presenti nel dibattito mediatico e che vengono presentate con la competenza scientifica che gli è propria, essendo biologo impegnato da tanti anni nella difesa dell’ambiente.

I quattro gradi del titolo si riferiscono ai gradi di innalzamento della temperatura che si prospettano in qualche decennio se non si attuerà un serio programma di transizione ecologica e Michele Montesanto lavorava alla COP proprio per scongiurare questo catastrofico scenario.

Questa volta l’indagine per scoprire il colpevole dell’avvelenamento, seguita poi anche da altri crimini, viene svolta da Elizabeth Gandolfini, forte delle sue conoscenze chimiche e biologiche cresciute ampliate dalla sua passione gastronomiche e, come afferma Sanvitale, “forse dal fatto che vivendo nella casa di Nero Wolfe, le doti investigative le ha assorbite dalle mura del 918 della Trentacinquesima Ovest e soprattutto sedendo sulla poltrona che era stata del capo di Archie Goodwin”

Quattro gradi” è un giallo che travalica i confini del genere e che una volta arrivati alla parola fine lascia tante riflessioni sul destino di un pianeta dove ogni Paese persegue il proprio interesse particolare e non quello del benessere generale.

“I politici che puntano più che altro a mantenere il proprio elettorato, al posto di indirizzarlo a capire cosa sarebbe utile per il Pianeta, sono sempre più numerosi in tutte le parti.”

“Già: si chiama populismo, a quanto pare; molto implementato dai social network, sembra.”

“Sì, è chiaro, perché la gente anziché confrontarsi con le idee degli altri, si trova indirizzata dagli algoritmi a vedere solo quelle simili alle proprie.”

“Certo, ma oggi i social sono anche uno strumento molto adatto per certi paesi a fare un certo tipo di propaganda: basta riempire una piattaforma di profili fake e far loro diffondere il messaggio che si vuole: il cambiamento climatico non esiste, e mille altre cose.”

Questi argomenti restano in evidenza in tutto il libro come una colonna sonora e danno tanti spunti su cui meditare per avere un minimo di speranza sulle “magnifiche e progressive sorti dell’umana gente.”

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Edoardo Guerrini


è nato a Torino nel 1965, ma la sua città del cuore è sempre stata Napoli, dove, coi suoi genitori, si andava “giù” ogni estate, per poi tornare al Nord, a faticare con scuola e lavoro. Biologo, specializzato in igiene ambientale, da più di trent’anni lavora per l’equilibrio tra le attività umane e la salute del pianeta. Con Senza fili (2017), Il quaderno del Fato (2019) e Il lago verde (2019) ha raccolto diversi premi e menzioni speciali in concorsi letterari nazionali. Lettore accanito, ama i classici della letteratura (Shakespeare, Cervantes) e delle detective stories (Rex Stout in particolare).