Recensione di Ilaria Bagnati
Autore: Paola Cereda
Editore: Giulio Perrone Editore
Pagine: 222
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Alle volte ci si ritrova nel mezzo: di due case, di più lingue. Nel mezzo di più vite, di decisioni ancora da prendere, di bisogni contrastanti. È qui che sta Matilde, maestra in pensione che si reinventa badante, alle prese con una parte di se stessa che credeva di non dover mai affrontare. I segreti sono spazi di intimità da preservare, nascondigli per azioni incoerenti, fughe, ma anche regali senza mittente per le persone che amiamo. Ma cosa resta di autentico nei rapporti quando si omette una parte di sé? Dove si sposta il confine tra sentimento e calcolo? Matilde lo scoprirà nel confronto con sua figlia, con l’ingegnere di cui si prende cura, con gli spaccati di vite sempre in bilico del quartiere di periferia in cui vive: ogni rapporto ci trasforma, in una dimensione di reciprocità che, attraverso l’altro, ci permette di valutare quanto, alla fine, siamo disposti a cedere di quella metà di noi. Dando voce a una coralità di personaggi, Paola Cereda racconta una società frammentata che cambia e fa emergere nuovi bisogni e nuove prospettive, in cui pare necessario inventarsi una nuova modalità per far quadrare i conti con noi stessi e con gli altri. Con una scrittura asciutta e chirurgica, che pure inaugura spazi di autentica poesia, tesse una storia universale, la storia di una donna in grado di restare in piedi quando crolla anche l’ultima illusione.
Recensione
Perché Matilde, insegnante in pensione, decide di reinventarsi come badante?
Matilde ha un segreto, qualcosa che la spinge a continuare a lavorare, tutti hanno dei segreti, i personaggi di fantasia come le persone reali. Matilde non racconta alla figlia Emanuela il suo segreto anche perché non sa se capirebbe. Emanuela è sprezzante con la madre, crede che lei, avendola partorita, debba essere sempre a sua diposizione, aiutarla in ogni modo possibile, dimenticando i suoi bisogni, i suoi desideri e la sua individualità.
“Tu esisti per soddisfare i mei bisogni, per vivere una vita secondaria. E’a questo che servono le madri.”
Matilde vede la figlia e le nipoti a Natale e quando loro hanno bisogno di lei ma Matilde non si arrabbia, prende quello che viene, da loro così come dalla vita.
Il personaggio di Matilde è un personaggio positivo, il suo modo di fare, il modo di affrontare le delusioni, di non darsi per vinta mi ha trasmesso positività. Matilde ci insegna che quando qualcosa non va come vogliamo possiamo e dobbiamo rialzarci, rimboccarci le maniche e affrontare i problemi uno a uno senza farci prendere dal panico e dalla paura di non farcela.
Matilde vive a Barriera di Milano, un quartiere periferico della città di Torino la cui piazza principale è stata ribattezzata Cerignola per i tanti pugliesi arrivati negli anni del boom economico per lavorare. I pugliesi, come poi i magrebini, i cinesi, romeni e i pachistani hanno portato in quella città le proprie tradizioni, i propri usi e costumi amalgamandosi a quelli dei torinesi.
La città diventa così nel libro della Cereda una metafora della vita: anche noi come le città, come qualsiasi città al mondo, siamo soggetti al cambiamento grazie all’incontro con l’altro, assimiliamo ciò che ci piace e rigettiamo ciò che sentiamo più distante dal nostro modo di essere.
Come dice il titolo Quella metà di noi è quella parte che si intreccia ad altre esistenze producendo un cambiamento in noi stessi. Ma abbiamo anche una parte, l’altra metà che è più intima, meno soggetta ai cambiamenti e alle influenze, la nostra unicità. Il bello sta proprio qui, far convivere le due metà diventando un tutt’uno, una città multiculturale con le sue antiche tradizioni popolari così come una persona aperta all’altro pur mantenendo intatte la propria originalità e unicità.
Mi è piaciuto l’uso che la Cereda fa dell’ironia, mi ha fatta sorridere più di una volta e l’ho trovata davvero piacevole così come la sua prosa. Le sue considerazioni non le ho mai trovate banali e sono un ottimo spunto di riflessione.
Un gran bel romanzo Quella metà di noi che nessuno deve lasciarsi scappare!
Paola Cereda
Paola Cereda, psicologa, è nata in Brianza ed è appassionata di teatro. Dopo un lungo periodo come assistente alla regia in ambito professionistico, è andata in giro per il mondo fino ad approdare in Argentina, dove si è avvicinata al teatro comunitario. Tornata in Italia, vive a Torino e si occupa di progetti artistici e culturali nel sociale. Per due volte finalista al Premio Calvino (2001, 2009) nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo Della vita di Alfredo. Con Piemme ha pubblicato Se chiedi al vento di restare (2014, finalista al premio Rieti) e Le tre notti dell’abbondanza (2015). Con Confessioni Audaci di un ballerino di liscio (Baldini&Castoldi, 2017) è stata finalista al Premio Rapallo Carige e al Premio Asti d’Appello. Ha ricevuto la menzione speciale della Critica al Premio Vigevano 2017.